VAR SÌ O VAR NO?
Var sta per Video Assistant Referee: in pratica, è la moviola in campo. In Italia è stata appena introdotta in via sperimentale. Ma invece di cancellare le vecchie polemiche ne ha scatenate di nuove. Meglio adottare la nuova tecnologia o lasciarla perdere? Due giornalisti (anche) sportivi del Corriere hanno opinioni diverse e si giocano la partita. Pareggio? Escluso
La Var (ma c’è chi usa l’espressione al maschile) si applica solo in quattro situazioni decisive di gioco: per controllare gol, rigori, espulsioni dirette e scambi di identità in campo. L’arbitro disegna con le mani la forma di un monitor (a sinistra) per segnalare di voler controllare l’azione, poi direttamente (a destra) o attraverso gli assistenti addetti al Var, verifica usando la nuova tecnologia e decide
GAIA PICCARDI Caro Carlos, premesso che si tratta di chiacchiere da Var e che siamo ancora in una fase sperimentale (si sono giocate appena due giornate di campionato), sii sincero: a te piace questo nuovo calcio che pende dalle labbra della tecnologia al punto da sembrare materia per entomologi? Prendi un’azione, dissezionala come una rana in laboratorio, separa il cuore dal fegato e l’anima dalle intenzioni: dal mio punto di vista l’ultima cosa di cui la Serie A aveva bisogno era un pallone sdraiato sul tavolo operatorio per farsi vivisezionare e un arbitro totalmente “Varizzato”, quasi privo di fattezze umane. Tu che idea ti sei fatto? E non vale rispondere che sono una donna e di calcio, quindi, non ne capisco niente…
CARLOS PASSERINI E basta con questi giochi di parole: chiacchiere da Var, Var Sport, Star Var, Var West. Ecco, quelli non mi piacciono proprio per niente, cara Gaia. Il resto sì. Per tre ragioni: perché ci saranno meno errori, e secondo me un calcio più giusto è un calcio migliore. Due: perché ha già giovato al clima negli stadi: alla fine quello che decide l’arbitro
«La Serie A non aveva bisogno di un pallone vivisezionato in campo e un arbitro privo di umanità»
«Per me un calcio più giusto è un calcio migliore. Il clima negli stadi è anche migliorato»
è (generalmente) la cosa giusta, e la gente lo sa. Tre: perché è normale che lo sport si evolva come il mondo, altrimenti il portiere acchiapperebbe ancora la palla con le mani sul retropassaggio. Poi è chiaro, come dici tu, che ci sono ancora un mucchio di cose da migliorare. Ad esempio si usa troppo. Lì tocca agli arbitri diventare più bravi.
GP Sui giochi di parole, deformazione professionale da titolista da strapazzo, touchée. Ma sul concetto di evoluzione, avrei qualcosa da dire. Cambiare va bene, fluire con il cambiamento senza opporre resistenza – se se ne è capaci (ammiro molto chi ha questo talento) – ancora meglio. E di certo non vorrei che si giocasse ancora con la palla ricavata dalla vescica del maiale. Però, come nella vita di tutti i giorni, la tecnologia va usata con misura e intelligenza. A me gli arbitri sempre a bordo campo a riguardare il monitor («E adesso che faccio?», si è chiesto smarrito Irrati in Roma-Inter) hanno ricordato quei tizi che vanno in giro con gli occhi incollati allo smartphone, incapaci di godersi il paesaggio. Ma ci pensi che con la Var figure mitologiche come Byron Moreno al Mondiale 2002 e strepitosi strafalcioni passati alla storia, tipo l’ignobile passaggio di mano di Thierry Henry a Gallas nello spareggio mondiale tra l’Irlanda del Trap e la Francia, non sarebbero mai esistiti?
CP Scusami, sono partito un filo aggressivo, sai che tvb. Poi con la battuta della vescica del maiale ti sei fatta
«La tecnologia va usata con misura. L’arbitro sempre davanti al monitor somiglia ai ragazzini col cellulare»
«Così va il mondo: è la dittatura della tecnologia. Sarà impersonale ma è comoda»
«Il calcio è fatto di uomini, che per loro natura sbagliano: molto meglio della teocrazia della Var»
«Io non trovo niente di romantico in quel narcotrafficante vestito da arbitro che ci ha fregato il Mondiale»
perdonare. Però questa tua nostalgia canaglia per gli sfondoni del passato proprio non la capisco: non ci trovo niente di romantico in un narcotrafficante vestito da arbitro che ci frega il Mondiale, o nella mano di Henry. Hai ragione sul fatto che sia umano, ma questo è il mondo, è la dittatura della tecnologia: anche io e te ci stiamo scrivendo via email a un metro di distanza, sarà impersonale ma è comodo. E funziona. Var migliorata (gioco di parole, ci cado anch’io) però devi anche metterlo in conto: siamo alla seconda giornata e, tienilo presente, è ancora in fase sperimentale. Pian piano gli arbitri miglioreranno, vedrai. E ci prenderanno la mano anche i tecnici che si occupano delle immagini, la procedura diventerà più rapida, snella. Ti dirò un’altra cosa. Sono stato a Genova a intervistare Marco Giampaolo, allenatore non banale della Samp. È convinto che la Var migliorerà il calcio anche tecnicamente. Proprio perché grazie alla moviola saranno fischiati più rigori, le squadre impareranno a difendersi più alte, fuori dall’area. Meno trincee e più spettacolo. Sottoscrivo. E poi dai, sono già spariti i simulatori, quelli del gesto più vergognoso e antisportivo che ci sia. Come fai a non essere contenta?
GP Argomenti condivisibili, Carlito. Che le squadre italiane grazie alla Var imparino a difendersi più alte è un tema che non fa vibrare d’emozione il gineceo delle amiche quando ci si ritrova davanti a una pizza ma capisco che per il popolo dei maschi italiani appassionati di calcio, per sport o per lavoro, la
«In effetti, noi e i tedeschi siamo gli unici a sperimentarla: il tuo argomento patriottico mi piace»
«E i tedeschi hanno combinato un mucchio di pasticci. Sono venuti perfino a chiederci consigli: e quando ci ricapita?»
svolta sia rilevante. Se prometti di non sghignazzare, però, vorrei spostare il discorso su un piano filosofico. O antropologico. Esagero? Massì, crepi l’avarizia. Eccolo: il calcio è fatto di uomini e gli uomini, per loro natura, sbagliano (sbaglia anche la tecnologia, a volte, ma questa è un’altra storia). A me l’errore elevato a pietra miliare del cambiamento, a punto di non ritorno – cioè – per migliorarsi e andare avanti, non dispiace. Preferisco la fallibilità rovente di Lo Bello, Agnolin e Collina, arbitri carismatici anche senza moviola in campo, insomma, alla teocrazia gelida della Var. Pure il maitre-à-penser Gigi Buffon è contrario…
CP Buffon ha ragione su una cosa: non si può usarla ogni tre minuti. Il protocollo Ifab (parli sofisticato tu, ci provo anche io) in realtà è inequivocabile: la Var si usa per gol, rigori, falli gravi e scambi di identità. A pieno regime funzionerà meglio. Poi ti dico un’altra cosa. Sono contento, anzi direi addirittura fiero che per una volta l’Italia ci abbia messo la faccia, e per prima. La Var la stiamo sperimentando praticamente noi per tutti in vista del Mondiale russo. La Fifa del presidente Infantino l’ha voluta e noi abbiamo alzato la mano per la sperimentazione ufficiale. Non i francesi, non gli spagnoli né i ricchissimi inglesi, e nemmeno l’Uefa. Noi e i tedeschi, che fra l’altro finora hanno combinato un mucchio di pasticci, non funzionava nulla, un casino. E sai cosa è successo? Sono venuti a chiederci consigli! Quando ci ricapita? Per una volta, viva la A. Viva noi. Un gesto di coraggio, di orgoglio, e bravo Tavecchio
che con questa mossa per conto mio ha finito di farsi perdonare i primi strafalcioni mediatici del suo mandato. Diciamo sempre che noi italiani giochiamo nascosti, difesa e contropiede. Per una volta che invece chiediamo di essere protagonisti, e ci riusciamo, ecco che ci lamentiamo dei dettagli. Perché, Gaia, sono dettagli: la Var per ora non ha sbagliato niente. Briciole rispetto alla montagna di errori evitati.
GP La tua svolta patriottica mi piace. Sai cosa ti dico? Mi hai convinta: paghi da bere. Ci vediamo al Var.
CP Var bene, ciao.