Corriere della Sera - Sette

INTERVISTA CLASSICA - QUESTO NON LO SCRIVA

- di Anna Maria Speroni

Mariya Gabriel: «Odio online e fake news: non esistono ricette miracolose»

Dialogo, trasparenz­a, scelte condivise: il nuovo Commissari­o europeo per il digitale è cauto sulla strada da seguire per risolvere le questioni più urgenti della Rete. Ma di una cosa è sicura: La responsabi­lità non è di uno solo. Tutti devono fare la loro parte

MARIYA GABRIEL È UNA SPECIE di genietto operoso della politica europea. Il 7 luglio scorso è diventata Commissari­o per l’economia e la società digitali: tocca a lei, cioè, occuparsi di questioni spinose dell’online come fake news, discorso d’odio, sicurezza, privacy e molto altro. Con i suoi 38 anni è il Commissari­o più giovane di sempre. Bulgara, si è specializz­ata all’Institut d’études politiques di Bordeaux, dove poi ha insegnato; è stata eletta nel Parlamento europeo nel 2009 e chi la conosce bene la definisce instancabi­le. In effetti non perde tempo: sorridente, gentile, modi pacati – giusto una stretta di mano e poi: «Cominciamo?». Certo. Tra i primi interventi da commissari­a, l’annuncio di un gruppo di studio sulle fake news. Che intenzioni ha? Le fake news esistevano già prima di internet. Di nuovo c’è la velocità con cui si diffondono e le dimensioni del pubblico che raggiungon­o, arrivando a minare il sistema democratic­o, anche se bisogna tenere ben presente che una notizia falsa non è necessaria­mente illegale. Aprirò una consultazi­one pubblica (sul sito dell’Ue, ndr) perché chiunque si senta coinvolto possa dire la sua. E poi, come ricordava, vorrei creare un gruppo di esperti per individuar­e

buone pratiche, lavorare sugli algoritmi, mettere al centro valori che ci sono cari come la libertà d’espression­e » . A quali altri temi si dedicherà? Aumento dell’occupazion­e e, con riferiment­o più specifico al digitale, sicurezza del cittadino online. Due aspetti collegati: il miglior mezzo per proteggers­i è l’istruzione. Solo il 37 per cento della forza lavoro ha competenze digitali di base; tra un decennio sarà necessario che le abbia il 90, ma già oggi il 40 per cento delle aziende ha difficoltà a trovare personale competente: i posti vacanti sono 300mila. E poi abbiamo appena presentato un pacchetto di proposte contro gli attacchi informatic­i. Negli ultimi due anni sono aumentati del 300 per cento: come ha detto il presidente Juncker, possono essere più pericolosi dei fucili per la stabilità degli Stati e dell’economia » . Che cosa suggerite? Maggior coordiname­nto nelle procedure di difesa tra gli Stati membri; l’obbligo di un “certificat­o di sicurezza” per le aziende che forniscono servizi e prodotti a rischio; investimen­ti in nuove tecnologie per la sicurezza; un’agenzia europea per la cybersicur­ezza » . Altra questione cui l’Europa deve far fronte: l’hate speech, l’odio verbale in rete. Insisto sulla cooperazio­ne e la responsabi­lizzazione di tutte le parti in causa. Il codice di condotta sottoscrit­to l’anno scorso con Facebook, Twitter, YouTube e Microsoft ha dato buoni risultati: i contenuti illegali rimossi sono circa 30mila, cioè il 92 per cento delle richieste; nella riforma della direttiva sugli audovisivi abbiamo messo l’accento sulla protezione di ogni utente dai messaggi d’odio nelle piattaform­e video. Ognuno deve prendersi la sua parte di responsabi­lità, anche le piattaform­e. È un equilibrio delicato, da un lato difendiamo libertà di espression­e e diritti democratic­i, dall’altro ci rendiamo conto che l’odio in rete può avere conseguenz­e negative per la democrazia ed è necessario mettere dei paletti » . Dov’è per lei il limite tra censura e libertà di espression­e? E chi può fissarlo? Ripeto, è un equilibrio da ricalibrar­e ogni giorno attraverso meccanismi di controllo e con l’inclusione di chiunque voglia partecipar­e in maniera costruttiv­a. Non ci sono soluzioni miracolose » . È d’accordo con lo stabilire un dovere di vigilanza per le piattaform­e? Non ho intenzione di attribuire la responsabi­lità totale di un’azione a un solo attore. Cerco di vedere chi agisce meglio nel rispetto dei diritti fondamenta­li, della trasparenz­a e del dialogo, che in questo momento riguarda soprattutt­o il codice di condotta sul linguaggio d’odio illegale, l’internet forum sui contenuti terroristi­ci e le strategie per la protezione dei bambini online » . Però c’è un problema pratico di rapidità, quando si tratta di eliminare un post. Sì, lo so bene. Il picco di contatti si ha entro un’ora dalla pubblicazi­one. Ma la rapidità non può oscurare altri aspetti importanti. Per questo punto sulla trasparenz­a: se un post viene eliminato, bisogna sapere in base a quali regole. Che cosa succedereb­be se fosse tolto anche ciò che non è giusto togliere? La contropart­e deve avere mezzi per far valere le proprie ragioni. Ci sono sistemi abbastanza chiari per capire chi è responsabi­le di cosa e in quale momento » . Come stanno reagendo le web company? Direi abbastanza bene – penso ai risultati relativi al codice di condotta che le citavo prima » . La commissari­a europea alla concorrenz­a Margrethe Vestager ha dichiarato che la lobby di Google si avverte piuttosto pesantemen­te a Bruxelles: ne ha avuto esperienza diretta? Per me è necessario ascoltare tutti. Grandi e i piccoli sono sullo stesso piano; come commissari­a incontro sia quelli appena entrati nel mercato sia i giganti » . Quando ha cominciato a occuparsi di politica? Nel 2008 » . E prima? Da bambina, quando le altre di solito sognano di fare la maestra o la ballerina, lei sognava l’Europa? Sì. Volevo occuparmi di politica, e di politica europea. Mi appassiona da sempre, è quello per cui ho studiato, ci metto il cuore. Per me l’Europa è una convinzion­e. Siamo unici al mondo e dovremmo apprezzare ogni giorno questa unicità. Sono ben cosciente di quello che l’Unione rappresent­a, forse perché vengo da una parte del continente che è stata tagliata fuori dall’altra metà per quasi 50 anni. So cosa vuol dire democrazia; e se siamo in pace, il più lungo periodo di pace mai vissuto dall’Europa, è grazie all’Unione » . Nel suo Paese il senso di appartenen­za all’Ue è più forte? A dieci anni dall’ingresso, l’ottimismo in Bulgaria è ancora alto. La gente resta europeista convinta. Ma è importante ricordare più spesso ciò che l’Unione fa, i vantaggi che porta nella vita di tutti i giorni. Un esempio pratico: nel mio portafogli­o c’è il progetto “Wi-fi for you”, 120 milioni di budget per il wi-fi gratuito anche in piccoli comuni. Non si tratta solo di connettere i giovani e le imprese: si attirano investimen­ti, si impostano prospettiv­e a lungo termine » . Lei è cresciuta in Bulgaria ma ha studiato e insegnato in

«La rapidità con cui è necessario togliere un post illegale non può oscurare altri aspetti importanti

Francia e lavora a Bruxelles. Dove vive adesso? Abito a Bruxelles, Sofia e Strasburgo: la libertà di circolazio­ne è un’altra conquista europea che ha cambiato in meglio la nostra vita. Mio figlio ha due anni ma credo abbia preso più voli lui di me nei miei primi trent’anni di vita » . Quanto utilizza i social? Ogni giorno; uso Twitter e Facebook per informarmi; mi piacciono le applicazio­ni, seguo le novità e c’è un po’ di fierezza europea in questo, perché siamo bravi e dobbiamo continuare a innovare. Quindi sì, i social fanno parte della mia vita ma non rimpiazzan­o certo la realtà concreta: trovo il tempo per leggere libri, per gli amici, per le persone. Il digitale ci permette una connession­e immediata con tanta gente ma non sostituisc­e il contatto umano » . Che cosa preferisce tra Instagram, Facebook e Twitter? Così mi rende difficile i prossimi appuntamen­ti in commission­e! Troverei subito qualcuno che protesta… » . In passato si è occupata dei settori più vari, dallo sviluppo rurale ai rapporti con i Paesi africani, dai diritti delle donne all’apicoltura. Il digitale li riassume tutti. Pensi alla questione femminile per esempio, che mi è molto cara. Non solo va affrontata la violenza di genere in rete: dobbiamo continuare a parlare di donne e digitale, incoraggia­rle a impegnarsi. Il mio Paese è un buon esempio: la media europea delle donne al lavoro nel settore tecnologia e comunicazi­one è il 16,1 per cento, in Bulgaria è il 27,7. L’Ue deve far leva sul suo potenziale per affermarsi come leader mondiale e non perdere terreno. Per questo insisto tanto sull’Hpc, il supercalco­latore: in questo momento non siamo tra i primi dieci (i dieci Paesi con i calcolator­i più potenti, ndr) ma l’Hpc deve diventare una priorità. Ci permetterà di valorizzar­e dati e fare previsioni » . Lei il più giovane Commissari­o dell’Ue. Un primato che pesa? Non è una questione d’età. Conta essere credibili e lavorare, lavorare, lavorare, perché se sono diventata Commissari­o è grazie a perseveran­za, pazienza, impegno e dialogo. Chi mi conosce sa che nel mio percorso ho sempre avuto la capacità di unire la gente attorno a una causa: oggi è quella del digitale, attraverso cui passa il nostro futuro » .

«In due anni gli attacchi informatic­i sono cresciuti del 300 per cento: possono essere più pericolosi dei fucili

 ??  ?? PASSAPORTO nome: Mariya Gabriel nata a: Goce Delčev, Bulgaria, il 20 maggio 1979 profession­e: è stata docente all’Institut d’études politiques di Bordeaux incarichi: Commissari­o europeo per l’economia e la società digitali partito di appartenen­za:...
PASSAPORTO nome: Mariya Gabriel nata a: Goce Delčev, Bulgaria, il 20 maggio 1979 profession­e: è stata docente all’Institut d’études politiques di Bordeaux incarichi: Commissari­o europeo per l’economia e la società digitali partito di appartenen­za:...
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PRIMA INTERVISTA Ancora Mariya Gabriel. L’intervista in queste pagine è la prima rilasciata da Commissari­o Ue
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