OCCHIO NON VEDE – COSA C’È IN UNA FOTO
Racconto digitale di un cucciolo d’uomo
DI QUESTA IMMAGINE GIÀ BELLA, la parte migliore è quella invisibile: il fotografo. Si chiama Mikhail e ha sedici anni. Possiamo immaginarlo con le galosce immerse nella neve della taiga russa, con in mano (senza guanti) la sua digitale con teleobiettivo a pochi metri, non più di venti, da questa orsa arrabbiata. Con un gesto molto umano, la grande ungulata sta scacciando un rapace dal piumaggio nero, probabilmente un corvo imperiale, che minacciava i suoi piccoli. Una mamma protegge i cuccioli, un cucciolo d’uomo fotografa la scena. Sarà perché tutto ciò avviene al freddo, ma questa foto rappresenta qualcosa che scalda il cuore. La passione di un teenager per la fotografia, arte contemporanea e democratica di rappresentazione del mondo è un meraviglioso dono. I nostri figli sono nativi digitali, mi conforta sapere che alcuni di loro sono nativi (con fotocamere) digitali. Su questo fronte non c’è purezza che tenga: la fotografia contemporanea, fatta di telefonini (soprattutto) e di macchine con sensori elettronici, non è un nemico ma il logico completamento di un discorso cominciato nell’Ottocento con i banchi ottici e le stampe ad albume e sali d’argento. Mikhail, a sedici anni, figlio del terzo millennio, racconta il mondo con i suoi pixel. E alla foto ha messo un “like” anche mamma orsa.