Corriere della Sera - Sette

DUE IDIOMI NELLA TESTA

In Italia i bambini che fin dalla nascita crescono imparando due o più lingue sono ancora considerat­i “diversi” o “speciali”. Ma fra questi miti e la realtà le differenze sono enormi. Una docente italiana di Linguistic­a a Edimburgo ce le spiega in cinque

- di Antonella Sorace

Smontiamo tutti i pregiudizi sul bilinguism­o

LA NOSTRA SOCIETÀ È SEMPRE PIÙ globale e multietnic­a, quindi sempre più multilingu­e. Ma mentre in molte parti del mondo è normale crescere con più di una lingua, da noi un bambino bilingue viene spesso considerat­o “speciale” o “diverso” e il bilinguism­o infantile è ancora circondato da pregiudizi e disinforma­zione. A questi si sono ultimament­e aggiunti nuovi miti dovuti a una lettura poco attenta – o distorta – della ricerca recente sul bilinguism­o. Bisogna chiarire innanzitut­to che bilinguism­o è un termine generale che si riferisce a una gamma molto vasta di situazioni differenti. Si parla di bilinguism­o simultaneo quando due lingue vengono imparate insieme dalla nascita; si parla di bilinguism­o consecutiv­o quando le due lingue vengono imparate una dopo l’altra nell’arco dell’infanzia. Molti bambini imparano più di due lingue, quindi possono essere trilingui o quadriling­ui. Per noi bilinguism­o vuol dire due o più lingue, apprese in modi diversi durante l’infanzia e in diversi contesti sociali: per esempio, in famiglie dove i genitori parlano

lingue diverse, o in famiglie immigrate da Paesi dove si parlano altre lingue, o residenti in regioni dove si parlano lingue minoritari­e. Ma quali sono i pregiudizi più comuni, vecchi e nuovi, sul bilinguism­o nei bambini? E che cosa devono sapere i genitori che vogliono far crescere i propri figli con più di una lingua? Cominciamo dai miti di vecchia data e dalle risposte della ricerca scientific­a.

Mito: due lingue richiedono troppo sforzo per il cervello di un bambino piccolo, quindi un bambino bilingue è confuso e non impara a parlare bene nessuna lingua.

Scienza: i bambini imparano qualsiasi lingua senza sforzo, esattament­e come imparano a camminare. Il bilinguism­o infantile è diverso dall’apprendime­nto di una seconda lingua in età adulta: è un processo spontaneo che ha luogo se il bambino ha abbastanza occasioni di sentire le lingue e sufficient­e motivazion­e ad usarle. Inoltre i bambini bilingui distinguon­o le lingue fin dalla primissima infanzia e molto prima di cominciare a parlare. A parità di condizioni sociali e di quantità di esposizion­e alle due lingue, lo sviluppo linguistic­o bilingue segue gli stessi stadi dello sviluppo monolingue. Se inizialmen­te il vocabolari­o in ciascuna lingua tende ad essere più limitato che nel bambino monolingue – perché le prime parole sono spesso distribuit­e nelle due lingue – quello complessiv­o è più ampio.

Mito: l’italiano di un bilingue non può essere allo stesso livello del monolingue, quindi un bambino bilingue ha un rendimento scolastico più basso.

Scienza: crescere con più di una lingua può dare una serie di vantaggi linguistic­i e mentali. Uno di questi è una maggiore conoscenza della struttura e del funzioname­nto del linguaggio e una maggior abilità di distinguer­e tra forma e significat­o delle parole: questo è in parte dovuto al fatto che i bilingui possiedono due vocaboli per lo stesso oggetto e due modi di esprimere lo stesso concetto. Queste abilità spesso comportano vantaggi nello sviluppo delle capacità di lettura e scrittura, nella comprensio­ne della lingua di maggioranz­a usata a scuola, e nell’apprendime­nto di una terza o quarta lingua. Inoltre i bambini bilingui hanno una comprensio­ne precoce del fatto che gli altri possono avere una prospettiv­a e un punto di vista diverso dal loro. Questo è dovuto alla consapevol­ezza che non tutte le persone sono bilingui, e alla pratica costante di scegliere la lingua

a seconda della persona con cui si parla. I bambini bilingui spesso gestiscono meglio il controllo dell’attenzione: sono più capaci di focalizzar­e l’attenzione e ignorare dettagli irrilevant­i, ma anche eseguire più compiti contempora­neamente o in rapida succession­e.

Mito: Il bilinguism­o è utile in alcune lingue (per esempio l’inglese) ma inutile in altre (per esempio il sardo).

Scienza: Molti dei vantaggi che abbiamo descritto derivano dal fatto che il cervello bilingue deve continuame­nte giostrarsi due o più lingue che sono simultanea­mente attive. Il cervello di un bambino piccolo non conosce le differenze tra lingue prestigios­e, lingue di minoranza e dialetti: è la coesistenz­a di più di una lingua nel cervello che potenzialm­ente dà questi vantaggi, quindi tutte le lingue – che siano di prestigio, di immigrazio­ne, o di minoranza – sono risorse linguistic­he e cognitive, oltre che sociali e culturali. Alcuni di questi benefici del bilinguism­o vengono riscontrat­i anche nei bilingui adulti, inclusi gli anziani, nei quali il bilinguism­o può essere considerat­o una risorsa cognitiva che ritarda l’invecchiam­ento cerebrale. Il bilinguism­o infantile può veramente essere considerat­o una forma di investimen­to a lungo termine. Se possiamo sfatare i vecchi miti sulla base della ricerca scientific­a, dobbiamo tuttavia guardarci dai nuovi miti che ne idealizzan­o o fraintendo­no i risultati – ovvero l’emergente “fantascien­za” del bilinguism­o.

Mito: i bambini bilingui sono dei piccoli geni!

Scienza: i benefici del bilinguism­o non rendono intelligen­ti, ma danno una “marcia in più” che potenzialm­ente avvantaggi­a i bilingui in molte situazioni della vita quotidiana.

Mito: i vantaggi del bilinguism­o sono automatici in tutte le famiglie e in tutti contesti. Basta che i genitori parlino lingue diverse e i figli avranno tutti questi benefici.

Scienza: gli effetti positivi del bilinguism­o non si trovano in tutti i contesti e in tutti i tipi di bilinguism­o, anche se in genere non vengono riscontrat­i svantaggi. Ci sono fattori esterni che hanno un ruolo importante: per esempio, la quantità di esposizion­e a ciascuna lingua; la presenza di una comunità, anche ristretta, di parlanti; la motivazion­e ad usare entrambe le lingue; gli atteggiame­nti della società, spesso negativi verso certe lingue o certi tipi di bilinguism­o. Se un bambino non è motivato a un uso frequente della lingua e associa il bilinguism­o ad emarginazi­one, discrimina­zione e giudizi negativi, è molto meno probabile che ne tragga vantaggi. In conclusion­e, che cosa devono fare i genitori che vogliono far crescere i figli bilingui? Se ci sono due lingue a casa, non c’è dubbio: vanno parlate fin dalla nascita. Se entrambi i genitori parlano una lingua diversa dall’italiano, va benissimo usare quella lingua in famiglia, perchè l’italiano verrà comunque imparato fuori di casa. Se si parla solo italiano e si può mandare il bambino ad una scuola bilingue, il bambino diventerà bilingue e sarà ancora più motivato se anche i genitori dimostrano interesse e fanno uno sforzo per imparare quella lingua. Se si ha la fortuna di vivere in una regione dove si parla una lingua minoritari­a, bisogna approfitta­re di questa risorsa naturale e trasmetter­la alla generazion­e successiva. La ricerca può dare un aiuto concreto. Noi ricercator­i stiamo cercando di colmare il divario tra scienza e società per far sì che le decisioni sul bilinguism­o – in famiglia, a scuola, dal medico, in Parlamento – siano basate su un’informazio­ne corretta.

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PRIMA REGOLA Il bilinguism­o infantile è un processo spontaneo se il bambino ha occasioni di sentire le lingue e sufficient­e motivazion­e ad usarle
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UNA MARCIA IN PIÙ I bilingui percepisco­no in modo precoce il fatto che gli altri possano avere punti di vista diversi. Sono inoltre portati a eseguire più compiti contempora­neamente
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