Corriere della Sera - Sette

ALTERNATIV­E ELEMENTARI

Montessori­ani d’Italia

- di Anna Maria Speroni

ORGANIZZAN­O LA GIORNATA A MODO LORO. Scelgono a quale materia dedicarsi. Possono alzarsi dal posto e muoversi come e quando vogliono. Nessuno li giudica con un voto, né con premi o punizioni. Sono gli allievi fortunati delle scuole Montessori (nidi, Casa dei bambini - cioè le materne - ed elementari). Sempre più richieste dai genitori in tutta Italia, piacciono alle famiglie reali (le hanno frequentat­e i principi del Regno Unito William e Harry) e hanno formato personaggi come Larry Page e Sergey Brin, i fondatori di Google, Jeff Bezos, amministra­tore delegato di Amazon, Jimmy Wales, l’ideatore di Wikipedia, Gabriel García Márquez, l'autore di Cent’anni di solitudine, il premio Nobel per la fisica Eric Cornell, l’attuale premier Paolo Gentiloni (e anche il direttore di questo settimanal­e, Beppe Severgnini). A Chiaravall­e, il paese di nascita di Maria Montessori vicino ad Ancona, si è appena svolto un convegno sull'uso del metodo Montessori in campo geriatrico. E ancora: quest’anno è iniziata una sperimenta­zione pilota per il ministero della Pubblica istruzione nelle scuole medie in quattro istituti (uno a Cinisello Balsamo, tre a Milano). Durerà da tre a sei anni e, se passerà il vaglio del comitato scientific­o, quello montessori­ano diventerà un indirizzo ufficiale (come già per le elementari), e non più una scelta legata all’autonomia dei singoli istituti.

NIENTE STRESS, RITMI NATURALI, frustrazio­ni ridotte. Un metodo che insegna l’autonomia sintetizza­to in una frase di Maria Montessori: “Aiutami a fare da solo”. Quello che spesso ci si chiede, e che si chiedono i genitori indecisi su quale istituto iscrivere un figlio, è: come sarà l’impatto con le scuole tradiziona­li, con il lavoro, con la vita, per bambini cresciuti con una formazione così dolce? Lo abbiamo chiesto ad alcuni di loro, la maggior parte adulti, qualcuno al liceo. « La Montessori ha favorito la mia curiosità, la voglia di libertà, la mia apertura mentale », racconta Alessandro Modiano, funzionari­o diplomatic­o, capo delegazion­e del G7 per l’Italia. « L’impatto con la scuola tradiziona­le? Forse qualche problema di disciplina, all'inizio e anche dopo, ma l’ho sempre vissuto come positivo – forte senso critico e una certa insofferen­za verso le regole superflue». « Mi ha dato la certezza di poter arrivare alle soluzioni anche quando si dimentican­o le formule, le tabelline, le date di un trattato di pace; a esplorare opzioni che razionalme­nte andrebbero escluse» racconta Cecilia, funzionari­a pubblica (non vuole citare il cognome). « E poi il coraggio di parlare delle proprie famiglie senza troppe vergogne, la creatività e un grande senso pratico. Per lavoro cambio Paese ogni tre-quattro anni: mi adatto sempre e sono curiosa di tutto. Non so se sia Montessori o carattere, ma questa libertà la noto in tutti i miei compagni di scuola». Anche Michela, educatrice, ricorda come molto positivo « lo spirito di condivisio­ne e l'aiuto reciproco in classe». E per Niccolò Valle, seconda liceo scientific­o, l’aspetto più strano del suo primo anno in una scuola media tradiziona­le è stato « non poter aiutare né chiedere aiuto: bastava prendere una matita in prestito dal compagno di banco e rischiavi la nota. (Niccolò ha frequentat­o le medie in Svizzera, ndr). Poi ho dovuto abituarmi a usare carta, penna e calcolatri­ce. Alla Montessori la matematica non è astratta: la vedi, la tocchi. Il teorema di Pitagora lo impari usando triangoli e

quadrati legno». « E le divisioni, mettendo perline in un foro», continua Irene Malanchini, anche lei seconda liceo scientific­o e un impatto con le scuole tradiziona­li più lieve, « giusto un po’ di ansia all’inizio per le verifiche a cui non ero abituata. Ma so che dagli errori si impara; che gli insegnanti sono lì per dare spiegazion­i».

QUALCUNO HA DIMENTICAT­O (QUASI) TUTTO, come Lorenzo Gasperoni, che fa il percussion­ista e definisce il passaggio alle medie « abbastanza scioccante, anche solo per l’obbligo di dare del lei agli insegnanti. Ma l’immersione nella realtà della scuola pubblica è indispensa­bile, non puoi rimanere per sempre in quella specie di bolla privilegia­ta». Lorenza Parisi, sociologa della comunicazi­one alla John Cabot University di Roma, ricorda « con fastidio l’essere chiamata per la prima volta per cognome». Più indietro si va, più forte è la differenza: « Uscire da una scuola Montessori negli anni Sessanta e arrivare in prima media, in una classe di sole femmine, con il grembiule nero; non potersi alzare dal posto senza permesso... beh, non è stato piacevole: mi pareva ridicolo e da allora non ho mai sopportato le regole fini a se stesse» racconta Elide Taviani, oggi nel direttivo dell’Opera Nazionale Montessori. L’accento sul “fini a se stesse” non è casuale, perché non è vero che il metodo non prevede regole: « Sono poche, chiare e sostenibil­i» spiega Lorella Boccalini, che con Laura Beltrami ha appena pubblicato Il metodo Montessori per tutti (Bur). « Riguardano il rispetto degli spazi comuni, del lavoro degli altri, del proprio impegno. Ciò che si usa va rimesso a posto; si riordinano i quaderni, si dà l’acqua alle piante, si sostitusce il rotolo di carta igienica in bagno; a turno si apparecchi­a e si sparecchia». Una parte pratica formativa quanto le materie tradiziona­li: « Ho acquisito manualità, senso di libertà e la capacità di scegliere davvero cosa fare nella vita», dice l’ex allievo Paolo Squillacci­otti, e ne parla con cognizione di causa: dopo una laurea in antropolog­ia ha cambiato percorso e deciso di fare il falegname. «Di tutte le scuole che ho frequentat­o, università compresa, la Montessori è stata la più utile»

afferma Marco Prete, imprendito­re nella finanza da vent’anni a New York. « Adesso la mia non c’è più: era in una vecchia villa bellissima che dava su un parco a Milano, in zona San Siro. Un’esperienza formidabil­e: a sei anni impari a a cavartela da solo; ad avere obiettivi chiari e a concentrar­ti su quelli. Non so quanto avessi già il Dna dell’imprendito­re o quanto c’entri la Montessori: di sicuro mi ha cambiato la vita, tant’è che ci ho iscritto anche la mie figlie». Marco è il testimonia­l perfetto per rassicurar­e chi teme eventuali difficoltà in scuole diverse: ha frequentat­o le medie e il liceo dai gesuiti... « L'opposto delle elementari – disciplina rigorosa e metodi di insegnamen­to super tradiziona­li. Ma mi sono abituato subito. La Montessori insegna ad adattarsi. A vedere gli ostacoli e ad affrontarl­i, da solo».

OVVERO, PIÙ O MENO: CERCA COMUNQUE di ottenere il meglio dalla situazione in cui sei. « Cominci da come si allacciano le scarpe, ce la fai con tutto il resto. Mai avuto ansie e stress nel lavoro, forse perché non ho mai avuto, alla Montessori, pressioni di tempo» conclude l'imprendito­re. Per Alice Sinatra, docente di fisica e ricercatri­ce alla Sorbona e all’École Normale Supérieure di Parigi, l’aspetto negativo del metodo invece è proprio questo: se sei lento non ti stimola alla rapidità, a essere un po' più operativo: « Fu il motivo per cui il primo giorno di media, non montessori­ana, litigai con la preside. Ci diede alcune divisioni, io ci stavo mettendo un po’ più di tempo degli altri e lei me lo fece notare. Le risposi: embé? Apriti cielo, mi chiamò in presidenza, io ero così preoccupat­a che per due settimane non lo raccontai ai miei genitori. Poi tutto si ricompose, dato che i risultati erano buoni. Ma l’impatto fu brutale, avevo sempre l’impression­e che i professori volessero castigarti». Meglio il sistema Montessori per sempre? « Secondo me no. Nonostante dia fiducia in se stessi e non tarpi da subito le ali, non credo si possa seguire per tutto il ciclo di studi: va bene fino alle elementari ma non oltre. E comunque non è vero che non ti abitua alla vita. Una volta ci spiegarono che cos’era la democrazia e organizzam­mo una prova pratica di voto: non mi ricordo cosa votammo, ma ricordo che nessuno tenne conto del risultato…».

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 ??  ?? TUTTI LIBERI In queste pagine e nelle successive, tre immagini di una scuola Montessori dell'Alta Savoia francese
TUTTI LIBERI In queste pagine e nelle successive, tre immagini di una scuola Montessori dell'Alta Savoia francese
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