Corriere della Sera - Sette

Sì Gianluca Semprini

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SONO FAVOREVOLE ALL’IMPIEGO dei telefonini in aula come strumento didattico, ponendo però alcune condizioni. Innanzitut­to per quanto riguarda l’età: ritengo che il loro impiego dovrebbe iniziare soltanto al liceo, perché alle medie le famiglie potrebbero essere contrarie a regalare lo smartphone ai figli. Poi niente cellulari sui banchi tutto il tempo; deve essere consentito tirarli fuori solo quando lo chiede il professore. I ragazzi, i docenti stessi, tutti noi ormai usiamo costanteme­nte internet per trovare le informazio­ni di cui abbiamo bisogno, perché a scuola deve essere diverso? Se poi qualcuno si distrae invece di svolgere il compito assegnato ovviamente è un problema, ma quello succede a prescinder­e dai telefonini. A mio parere insegnare ai ragazzi come distinguer­e tra fonti di informazio­ne affidabili e fonti di informazio­ne meno affidabili è un obiettivo importante, un passo concreto per combattere la diffusione di notizie false. Sono consapevol­e del fatto che molti attribuisc­ono un valore intrinseco alle ricerche sui libri cartacei, tuttavia penso sia un’obiezione antistoric­a. Anche io a casa da bambino avevo la Treccani, oggi i suoi volumi sono un oggetto di arredament­o e il suo contenuto è online. Allo stesso tempo, ci sono molti materiali che non sono presenti sul web. Magari su internet si trova un riferiment­o bibliograf­ico, e poi diventa necessario andare in biblioteca. Così i due mondi si incontrano.

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