PASSAPAROLA
E Dante scrisse il seguito della Commedia su un piccolo giornale di Camerino
QUESTO È IL PIÙ bel viaggio in Italia mai scritto e mai compiuto. Lo fece dal 1953 al 1956 Guido Piovene. Credo che oggi sarebbe un’impresa irripetibile. Nessuno la finanzierebbe e di Piovene non ne nascono più (e, forse, di Piovene è nato solo lui). Il viaggio glielo commissionò la Rai per una serie di reportage radiofonici e sia, per questo, sempre lodata. È uno dei libri italiani che amo di più. Ogni volta che lo apro mi ci perdo dentro. Via, partiamo per un breve viaggio sulle orme di Piovene. Ecco Portofino che «è un nido d’alta borghesia settentrionale». In Viaggio in Italia Piovene fa un illuminante confronto tra chi va a Portofino e chi va a Capri. «Capri è cosmopolita..., conserva un fondo di colonia per borghesia di tendenza nomadica, eccentrica, con capricci erotici o intellettuali». Portofino «è il fiore di una borghesia commerciale e industriale in vacanza. La villa a Portofino, agognata negli anni della fatica e dell’ascesa, è il segno tangibile del successo, come l’appartamento in via dei Giardini a Milano, e post mortem, due-tre colonne intere di necrologi sul Corriere della Sera ».
PIOVENE È UNO studioso di caratteri. Un certo carattere ligure è così descritto: il forestiero a Genova e dintorni non è mai solo un forestiero, ma un «foresto du belìn» (Piovene per «verecondia» non scrive belìn). Il toscano è spietato anche di fronte a se stesso, ha una necessità intellettuale di vedere uomini e cose come sono. «Perciò il toscano ha un’ingiusta nomea di crudeltà mentale» che è, invece, voglia di ricondurre tutto «ai suoi veri e spesso meschini moventi, senza far grazia all’illusione». Quello toscano è il contrario del temperamento veneto che tende «al felice edonismo, e per questo è condotto a manipolare se stesso, a colorirsi ed a rivestirsi di favole». È difficile individuare il carattere ita-
liano medio, al netto di eccessi e bizzarrie. È come l’araba fenice. Piovene dopo tanto peregrinare lo trova nelle Marche, la regione con la più bassa percentuale «di delitti di sangue, di reati contro il patrimonio, di risse e di figli illegittimi». Però qualche bizzarria la si registra anche là (siamo comunque in Italia). A Camerino, Piovene si imbatte in un centro di studi metapsichici. Lo dirige l’anziano professor Stroppoloni. Il centro metapsichico pubblica un giornale. Vi scrivono molti trapassati che dettano i loro articoli al medium di turno. Tra i collaboratori c’è Dante Aligheri, «che aggiunge nuovi canti alla sua Commedia, mostrando in verità un certo declino delle sue capacità poetiche».
A NAPOLI IL TEMA È il senso della morte dei napoletani («la morte è il vero re»). Piovene lo riscontra ovunque, anche nella popolare istituzione della pizza a credito: «il rivenditore ne fornisce una alla settimana al cliente; il quale paga sempre con sette giorni di ritardo. Ne ricava il vantaggio di non pagare l’ultima in caso di morte improvvisa; un’altra fantasia cimiteriale intorno a un cibo così gaio». Arrivato in Calabria a Piovene viene in mente quello che gli disse un poeta straniero: la Calabria «ha un fondo piuttosto epico che lirico, a somiglianza della Serbia o del Montenegro». Lo colpisce molto la media e piccola borghesia che compie sacrifici eroici per far studiare i figli, ma il pezzo di carta non basta a trovare un impiego. Da qui una forte frustrazione. «Ogni incontro, e ogni colloquio con la classe media sprigionano intorno a noi, simile ad un vapore pungente, l’atmosfera di Cechov». Mai era capitata a Piovene «un’identità così stretta tra l’opera di uno scrittore e una situazione di fatto». Nella vita calabrese lo scrittore trova decine di recite, di repliche di Zio Vanja e del Giardino dei ciliegi, nutrite dal «miraggio febbrile dell’evasione».