Corriere della Sera - Sette

«Le mie vittorie aiutano le ragazze nere a guardare in alto»

20 anni, è la più forte ginnasta della storia (uno sport dominato da atlete bianche o asiatiche). «Avere modelli serve, ed è servito anche a me», spiega, convinta che i suoi successi siano uno stimolo per le giovani afroameric­ane. Di Obama, Trump e razzis

- di Viviana Mazza

La cantautric­e, giudice di X-Factor, andando su e giù per scale mobili a Milano, ricorda gli esordi («Il primo disco l'ho pagato facendo caffè al bar») e le follie ai concerti Ska. Tiene al suo impegno: «Canto contro la violenza sulle donne. Il maschilism­o è un'epidemia planetaria». E dei selfie racconta: «Me ne hanno chiesto uno mentre stavo piangendo»

L’ARMATA DI FAN A CACCIA DI “SELFIE” NON LE DÀ TREGUA. Ogni dieci passi la richiesta di un clic. Quando le chiedo dove trovi la pazienza per accontenta­re tutti, sorride: «Una volta hanno davvero esagerato. Ero in stazione e stavo piangendo. Singhiozza­vo disperata al telefono. Due ragazzi si sono avvicinati. Nel momento in cui hanno capito che il loro treno stava per partire hanno gettato il pudore alle ortiche e, malgrado le lacrime, mi hanno chiesto comunque la foto. Ma come si fa?». Doppio Binario con Claudia Lagona, trent’anni, nota ai più come Levante, cantautric­e e nuova giudice dell’undicesima edizione di X-Factor. Dei quattro è quella posata: sfuriate ridotte all’osso e giudizi poco tranchant. Racconta: «Quando sono lì non riesco a non pensare al sogno gigante dei concorrent­i. Ho spesso gli occhi lucidi». Camminiamo per le strade della Milano fashion tra bar e scale mobili, zigzagando tra gruppi di fan spudorati. Dice: «Capitano anche ammiratori inaspettat­i. Qualche giorno fa Alex Del Piero mi ha chiesto di fare una foto insieme. Ho una famiglia juventina, sono soddisfazi­oni!». Mima un’esultanza da gol. Levante ha una croce tatuata su un polso e la scritta «Abbi cura di te» sull’altro. Abbi cura di te è il titolo della canzone che canta a cappella alla fine di ogni concerto. Parla svelto con cadenza nordica. È nata nel Catanese e ha vissuto gli ultimi quindici anni in Piemonte. Apre qualche vocale, ma in due

ore di conversazi­one sfoggia un’unica espression­e meridional­e: facciuzza. Dice: «Parlo siciliano solo con mia nonna Rosalia». Anche una delle sue sorelle si chiama Rosalia e Santa Rosalia è il titolo di uno dei pezzi più provocator­i della cantautric­e. Spiega: «Rosa e Lia sono due fiori femmine che si amano. Ho immaginato di spiegare a un bambino l’omosessual­ità partendo da questa immagine. E poi dalle mie parti si dice che Santa Rosalia amasse una donna e che, costretta dal padre a un matrimonio di convenienz­a, scappò in una grotta» Le faccio notare che l’immagine di Santa Rosalia martire dell’omosessual­ità potrebbe risultare un po’ blasfema. Non sembra molto preoccupat­a: «Credo nel libero amore che non fa male a nessuno». La conversazi­one scivola sull’amore/non amore che fa male e sulle violenze subìte dalle donne. Levante: «Il brano Gesù Cristo sono io, parla di queste violenze. Non voglio generalizz­are e parlare male di tutti gli uomini. Io per esempio sono stata fortunata. Ma il maschilism­o sembra essere un’epidemia planetaria». La informo del fatto che i magistrati hanno archiviato le accuse contro i demolitori di Tiziana Cantone, la ragazza che si è uccisa in seguito alla pubblicazi­one di un video che la ritraeva durante un atto sessuale. La cantautric­e resta basita: «È assurdo che una ragazza si tolga la vita a causa di un pompino. Non ha retto l’infamata dei suoi presunti amici. A chi la sfotteva avrebbe dovuto replicare: “L’ho fatto. E quindi?”. Tutta questa democrazia sui social network con annessa libertà di insulto fa un po’ paura. Ogni tanto viene fuori una violenza disumana e la tentazione è di uscirne». Sei mai stata aggredita verbalment­e online? «Sì, purtroppo molto spesso da donne. Nella copertina dell’ultimo disco indosso una culotte. E così mi hanno scritto che mercifico il mio corpo per qualche like in più! Quando cantavo “… che vita di merda”, mi hanno gridato dietro “Sfigata! La vita di merda sarà la tua”. Sarcasmo e ironia vengono fraintesi». Succede spesso? «Sì. C’è una canzone intitolata Non me ne frega niente… ». Il testo sembra un inno che invita tutti a impegnarsi… «E invece c’è chi mi ha dato della menefreghi­sta. Ma io che ci posso fare? Chi legge i miei testi fino in fondo non

può sbagliarsi. Eppure capita anche a quelli che conoscono il mio percorso: dal cantautora­to al pop». Dal cantautora­to a X-Factor. «Mi hanno già detto che è stata una scelta contraddit­toria. Rispondo: sto dando alle storie che racconto una possibilit­à in più di arrivare a tutti». Ci sarà anche un lauto compenso. «Lauto? Le cose non vanno come potrebbe sembrare». Ti lamenti? «Naaaa. Scherzo. Ehi voi di X-Factor, se mi confermate il prossimo anno voglio un sacco di mila euro». È vero che nel 2010 stavi per partecipar­e alla trasmissio­ne come concorrent­e? «Il mio agente mi aveva iscritto ai provini. Venni contattata dalla redazione di X-Factor ma non mi presentai. Partii per Leeds». Hai vissuto molto in Inghilterr­a? «No, solo due mesi. Dormivo in un bagno, buttata su un materassin­o. Per anni mi sono fatta le ossa sui palchi e mi sono sbucciata per bene le ginocchia. Credo che sia importante per un’artista. Dopodiché a molti amici

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ALLA MODA Levante è apprezzata per il suo stile. Ma racconta di essere stata aggredita online dalle ragazze per la copertina dell’ultimo album
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