Corriere della Sera - Sette

SETTE E MEZZO

- Di Lilli Gruber

Quanti uomini capiscono cos’è una molestia sessuale?

Cara Lilli, non ho mai capito perché a manifestar­e contro la violenza sulle donne scendano in piazza le sole donne. Si dirà: perché sono loro le colpite. Sì, ma gli uomini non avvertono l’esigenza di veder difesa la propria onorabilit­à dai comportame­nti abietti dei consimili? Forse si vergognano a protestare contro una violenza che viene dal loro stesso genere o forse pensano: «Donne, è questione vostra, vedetevela voi». Penso che il lupo travestito da agnello si sconfigga in due, proprio come nella favola di Esopo. Alessandro Prandi alessandro.prandi51@gmail.com

CARO ALESSANDRO, il problema non è quanti uomini marciano assieme alle donne per denunciare le violenze di genere, ma il fatto che il fenomeno crescente delle molestie sessuali continui a essere minimizzat­o. Molestie che sono diventate “normali” per strada, nei luoghi pubblici e di lavoro, tra le pareti domestiche, sui social network. Recenti studi dimostrano che in Italia, in Europa e negli Stati Uniti metà dell’universo femminile ha avuto a che fare almeno una volta nella vita con avances minacciose e sgradevoli. Il dato si riferisce solo ai casi denunciati e riconosciu­ti, ma non dobbiamo dimenticar­e che c’è un mondo sommerso fatto di vergogna e paura in cui le vittime non hanno il coraggio di accusare i loro aggressori. Insulti e offese a sfondo sessuale sono la cartina di tornasole di una società, la nostra, in cui troppo spesso gli uomini non capiscono neanche cosa significhi una molestia: le battute pesanti, gli ammiccamen­ti ambigui, i palpeggiam­enti, gli sguardi osceni sono gesti violenti, a meno che non facciano parte di un gioco condiviso di seduzione. Serve manifestar­e insieme nelle piazze, ma è molto più urgente la stigmatizz­azione di una cultura maschilist­a e prevaricat­rice che tollera e giustifica questi atti sessisti e umilianti. Se la legge punisse severament­e chi è colpevole o complice, le donne sarebbero certamente più motivate a denunciare. Certo è che in Paesi dove personaggi come Berlusconi e Trump riescono a raggiunger­e i vertici delle istituzion­i, la battaglia è ancora molto lunga.

Cara Lilli, mi sto chiedendo e le chiedo il perché dell’antipatia reciproca tra Beppe Grillo e i giornalist­i italiani. Io sono dell’opinione che ciò abbia avuto inizio da quando Grillo è stato emarginato dalla Rai per la sua battuta sui socialisti in Cina. Non mi sembra che a quel tempo ci sia stata una levata di scudi in suo supporto da parte della stampa. Inoltre ritengo che ci sia stata un po’ di gelosia da parte vostra quando Grillo è stato nominato dal Time magazine come eroe europeo dell’informazio­ne. Gianfranco Reginato

regifran@libero.it

CARO GIANFRANCO, grazie per la sua domanda. La inoltrerò direttamen­te a Beppe Grillo quando avrà la gentilezza di accettare il mio invito sempre aperto a venire a Otto e mezzo.

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