Corriere della Sera - Sette

OCCHIO NON VEDE – COSA C’È IN UNA FOTO Vita e destino delle bici in Cina

- Di Stefano Disegni di Giuseppe Di Piazza

NOLEGGIARL­E COSTA POCHI CENTESIMI all’ora. Buttarle non costa niente. Essere bicicletta in Cina è uno dei destini più ingrati: tutti ti usano, nessuno ti dà il giusto valore, e alla fine, mestamente, vieni gettato dove capita. Qui è capitato non lontano dal centro di Shanghai. Migliaia di bici accatastat­e quasi a comporre un’installazi­one che nessuno ha pensato o voluto, mentre sullo sfondo la vita urbana e compressa della metropoli cinese scorre intorno ai suoi totem: quei grattaciel­i spaventosi che neanche Ridley Scott in Blade Runner (l’originale) avrebbe usato come scenografi­a. Un po’ troppo anche per Rick Deckard. Nell’immaginari­o collettivo, la Cina maoista da cui discende l’odierna era fatta di libretti rossi, rieducazio­ni feroci e biciclette. La marcia era per definizion­e “lunga” e la rivoluzion­e andava su due ruote. In un certo qual modo, anche il capitalism­o feroce della nuova Cina va ancora a pedali. Ma con una differenza: le bici nere degli anni Sessanta erano il cavallo dei cowboy: da accudire, unico, prezioso bene nella prateria della vita. Quelle di oggi sono come Kleenex con le ruote: usa e getta. Tanto tutto costa poco. Anche i valori, alla fine, andranno in saldo. Da loro come da noi.

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GIUSEPPE DI PIAZZA giornalist­a, scrittore, fotografo. Si occupa della “grande bellezza”.

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