Vi spiego perché Barbara, da sola, batte le sorelle Parodi
CRITICARE BARBARA D’URSO è un po’ come cercare di governare gli italiani – non è difficile, è inutile. Prendere atto della sua ultima vittoria nei dati d’ascolto – la Domenica In Rai delle sorelle Parodi a 1.706.000 telespettatori (12,3% di share), Domenica Live di D’Urso su Canale 5 parte con 2.439.000 (17,3%) per chiudere a 2,761.000 (20,9)% -- equivale ad arrendersi: mi sono arreso anch’io, dopo 209 minuti di Domenica Live, è tutto inutile. D’Urso moderatrice – molto sintetica, saggiamente lascia parlare gli ospiti facendo per definizione miglior figura di loro – di un talk-show tra i divani bianchi dove Marco Predolin e Simona Izzo si accusano a vicenda («Sei la più falsa della casa» del Grande Fratello Vip; «Sei un conduttore trombato»; «Io sono very normal people, tu sei una snob»), dove ci si va a impelagare in ipotesi sul sesso di Amanda Lear (dibattito di Novella 2000 degli Anni 70 miracolosamente riesumato da una tv del 2017 che non può che suscitare infinita tristezza), Predolin che riflette sulla sua squalifica (per bestemmia) al Grande Fratello Vip, Paolo Brosio nel ruolo di Defensor Fidei (e qui D’Urso evita con scaltrezza di far addentrare il talk sul terreno scivoloso, è pur sempre domenica pomeriggio, dei matrimoni gay), i flashback con i video dei fantasmi dickensiani del Grande Fratello passato – il filosofo Pasquale Laricchia al GF 2003, una pensierosa Valeria Marini al GF Vip 2016 – e D’Urso che si limita a qualche sporadico «pianooooooo» che ricorda l’inimitabile «bbbbbboni…» del Maurizio Costanzo dei bei tempi (l’inventore dell’esortazione fu come sappiamo Alberto Sordi ne La grande guerra di Monicelli). Ecco poi la diretta di Nadia Rinaldi dalla sala operatoria, Serena Grandi fa il ritocchino e scatta altro dibattito sulla chirurgia estetica (argomento apparentemente non sconosciuto, anche per esperienze dirette, ai presenti in studio che infatti s’infervorano), D’Urso che scende in campo dopo la moderazione del dibattito e s’improvvisa – la sensazione è che avesse abbondantemente provato tutto, ci mancherebbe altro – ballerina, un latinoamericano con istruttore e Carolyn Smith come giudice. Barbara balla Despacito e potrebbe andare tranquillamente a Ballando con le Stelle, e Smith poi finisce per parlare di come ha sconfitto la malattia. C’è anche l’ospite straniero Rodrigo Alves – la “Barbie umana” – che fa sembrare chiunque altro, in studio e fuori, perfettamente naturale anche a causa degli occhi pallati con lenti a contatto gialle tipo felino. E c’è Carmen Di Pietro che parla del suo matrimonio, con Predolin che si inserisce per lanciare una dura filippica contro il puritanesimo.
COSA HO CAPITO dopo questi 209, e non indolori, minuti? Che il 20 per cento abbondante degli italiani con la tv accesa di domenica pomeriggio – in un fantastico pomeriggio di sole sulla penisola, un’ottobrata romana su scala nazionale – vuole sentir parlare di chirurgia estetica, di corna, di malattie (superate), vedere gente che bestemmia e poi si pente ma comunque il puritanesimo è una brutta cosa e in fondo il Botox delle nostre celebrities, la loro strutturale volgarità non è così male rispetto all’uomo di gomma Rodrigo perché li rende, disperatamente, consolatoriamente umani. È l’Italia del “futti, futti ca Diu pirduna a tutti” che si specchia nello schermo della tv, Barbara D’Urso influente moderatrice ma soprattutto editrice e direttora di un tabloid che prende ingredienti da reality, talent, talk-show pur di tenere incollato alla tv il suo popolo. Le sorelle Parodi, col senno di poi, non avevano speranza – tanto valeva controprogrammare una bella Lucia di Lammermoor della Callas in bianco e nero, «Il dolce suono mi colpì di sua voce!», tra uno spot e l’altro.