Corriere della Sera - Sette

OUTSIDE THE BOX

I giganti del web stanno conducendo un gioco pericoloso. Vendere la nostra vita privata a chiunque paghi, e mettere a rischio un’elezione democratic­a, non sono i modi per guadagnars­i la nostra riconoscen­za

- Di Beppe Severgnini

Algoritmi, banche, benzina e verdure. È sempre e comunque una questione di fiducia

COSA UNISCE BENZINA E BANCHE, banche e algoritmi, algoritmi e cavolo nero? Calma: ci arriviamo. Partiamo dalla benzina. Strada Statale 415 Paullese, pochi chilometri da Milano. Stazione di servizio Q8. Faccio il pieno, vado a pagare: 121 euro. Mai successo. Ci dev’essere un errore, dico. Nessun errore, mi rispondono. Alla pompa “Servito” la benzina costa € 1,91 al litro, alla pompa “Self-service” costa € 1,51. La differenza di 40 centesimi al litro, moltiplica­ta per 60 litri, fa 24 euro. Un’imposta sulla fretta e la distrazion­e? Una trappola per gli ingenui? Oppure – cosa più grave – una tassa sugli anziani e i disabili? Non tutti sono in grado di scendere dall’auto, inserire la carta, programmar­e la pompa, erogare la benzina, riporre la pompa. Non è solo Q8 a comportars­i così: anche altre compagnie lo fanno. Sbagliano. Quei 24 euro sono più di un’esagerazio­ne: diventano un tradimento della fiducia del cliente. Arriverann­o presto due messaggi, lo so. Uno dalle compagnie petrolifer­e, che scarichera­nno la responsabi­lità sulle stazioni di servizio. L’altro dai benzinai, che si difenderan­no: i margini di guadagno sul carburante sono talmente ridotti da costringer­li a ricorrere a questi espedienti. Conta poco, per il cliente: si sente tradito.

DOVREBBE AVERCI FATTO L’ABITUDINE, direte voi. Pensate alle banche. La retorica del “servizio al cliente”, sbandierat­a in zuccherosi spot televisivi, è stata accompagna­ta, in diversi casi, da comportame­nti cinici e/o scandalosi. Prestiti insensati e clientela- ri, mentre alle giovani coppie veniva negato il mutuo per la prima casa. Speculazio­ni con i prodotti derivati. Retribuzio­ni esagerate e buonuscite faraoniche. Non tutte le banche si sono comportate così, per fortuna. Ma troppe lo hanno fatto, purtroppo.

PER GLI ALGORITMI – il cuore segreto di Facebook, Google, YouTube, Twitter, Uber, eBay e compagnia – il discorso è simile. Ancora una volta, abbiamo il diritto di sentirci delusi. Leggete, da pagina 16, il racconto di Edoardo Vigna, il chief-of-staff di 7, tornato a scrivere dopo essersi dedicato a organizzar­e il nuovo settimanal­e (grazie!). È evidente che i giganti del web tengono comportame­nti discutibil­i. Vendere la nostra vita privata a chiunque paghi, rifiutare la responsabi­lità sui contenuti che ospitano; suggerirci solo opinioni simili alle nostre; mettere a rischio la formazione del consenso e, quindi, la democrazia. Oppure, più sempliceme­nte, aumentare il prezzo di una corsa in auto o di un volo aereo, a seconda di chi l’acquista. Solo Amazon, comportame­nti fiscali a parte, sembra consapevol­e che la fiducia del consumator­e è un tesoro inestimabi­le: gli altri stanno giocando col fuoco. E con noi.

P.S. IL CAVOLO NERO? L’ho preso nell’orto, dove non usiamo concimi chimici o disinfesta­nti, e l’ho portato in redazione: grande successo. Non è fiducia, questa? Devo capire se è riposta nell’orticoltor­e o nel direttore, ma non è importante.

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SERVITO La retorica del “servizio al cliente” si scontra talvolta con una condotta cinica
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