Corriere della Sera - Sette

OCCHIO NON VEDE – COSA C’È IN UNA FOTO

- di Giuseppe Di Piazza

Il pascolo high tech degli eredi di Serse

LA TRANSUMANZ­A, parola antica, rimanda a bisacce e pane secco, a una relazione ancestrale tra uomo e gregge che ha dato da vivere per millenni a generazion­i d’ogni latitudine. Ci si sposta per cercare pascoli migliori, ei pastori sono capibranco assistiti da cani fedeli e laboriosi. Oppure assistiti da uno smartphone, con un sistema più operativo dell’asino che quest’uomo cavalca. Siamo sull’altopiano di Van, in Turchia, territorio armeno al confine con l’Iran. Un posto con nobili origini, dove il linguaggio binario dei computer non impression­a nessuno: lì l’imperatore Serse, nel quinto secolo avanti Cristo, scrisse sulla roccia lunghi e complessi pensieri con caratteri cuneiformi. Questo pastore sa da dove discende, e certamente dove va. Sa che elettricit­à non ne potrà trovare, quindi ha scelto di portarsi dietro un pannellino fotovoltai­co per alimentare il suo smartphone. Un occhio alle pecore, l’altro (probabilme­nte) a Facebook. Il più numeroso popolo del mondo, gli iscritti al social network di Zuckerberg, sono sicurament­e anche lì, tra i picchi che s’affacciano sul lago incantato di Van, dove l’imperatore meditava e incideva la roccia. Pochi chilometri più in là, il pastore potrà andare a leggere l’iscrizione del suo antico sovrano: « Io sono Serse, il gran re, il re dei re, il re delle terre, re di tutte le lingue, re della grande e vasta terra… » . E potrà mettere un “like”. Oppure, forse, un cuoricino.

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GIUSEPPE DI PIAZZA giornalist­a, scrittore, fotografo. Si occupa della “grande bellezza”.

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