LA RETE NON HA ETÀ
Gli over 65 italiani usano sempre più tablet e smartphone. Questi prodotti, però, sono tarati sulle esigenze dei giovani. Così cresce una nuova nicchia pensata apposta per gli anziani. Un design più semplice e accessibile è possibile? Sì. Ne guadagneremmo
Canuti e connessi
QUELLO DELLA TECNOLOGIA non è un club riservato ai giovani. Ma per chi è nato quando i telefoni erano a disco, smartphone e tablet possono risultare ostici. Questione di competenze, certo, ma anche di design. Perché chi progetta prodotti e software non sempre tiene conto delle esigenze degli over 65. Non a caso, esiste un mercato ad hoc: quello dei cosiddetti senior phone. Ma non a tutti piace l’idea di rinunciare all’ultimo modello di grido a favore di un device più semplice, sì, ma anche etichettato come “per anziani”. Ma davvero in Italia i senior – cioè i 13,5 milioni di cittadini che hanno più di 65 anni – hanno fame di tecnologia? I dati Istat fanno pensare di sì. L’anno scorso un quarto dei cittadini tra i 65 e i 74 anni si è servito di un computer e il 15% lo ha fatto tutti i giorni,
mentre nel 2012 l’uso quotidiano riguardava solo il 9% di loro. Nel 2016 il 29% degli italiani fra i 65 e i 74 anni si è connesso alla rete, cinque anni fa la percentuale era del 16%. Avanzano anche gli over 75: il 4% ha usato internet ogni giorno, nel 2014 la percentuale era dimezzata. Se il web fa parte della vita di sempre più senior, il merito sembra essere soprattutto di smartphone e tablet. Secondo Audiweb, tra 2015 e 2016 l’uso di questi device da parte di chi ha tra i 55 e i 74 anni è aumentato del 56%. E così se ogni giorno, in media, si collega a internet una persona di quella fascia d’età su tre, nella maggior parte dei casi ciò avviene da mobile. In mezzo a tutti questi dati positivi, però, c’è anche qualche cattiva notizia. Una ricerca realizzata nel 2016 da SWG per il Corriere della Sera segnala che un italiano su 10 possiede device che non riesce a usare a dovere, perché non ha le competenze necessarie. Un problema esclusivo dei più anziani? Certo che no: non tutte le persone che hanno più di 65 anni sono a digiuno di informatica, così come non tutti gli under 65 sono utenti esperti. Soprattutto in Italia, dove, secondo Eurostat, solo il 43% dei cittadini è in possesso di competenze digitali di base o superiori. Resta un fatto, segnalato già nel 2016 dal centro di ricerca Observa Science in Society: i “tecnoesclusi” si concentrano soprattutto tra la popolazione in età più avanzata e meno scolarizzata. C’è da stupirsi, quindi, se in sempre più Comuni si organizzano corsi di base per l’uso di tablet e smartphone, rivolti soprattutto ai più anziani? E se alcuni negozi di informatica offrono tra i loro servizi
TUTTO QUESTO non è inevitabile: il mercato ha la sua parte di responsabilità. «I senior vengono trascurati da chi produce prodotti tech perché i luoghi comuni che li vedono disinteressati alla tecnologia sono duri a morire. E poi perché è più facile fare presa sul pubblico più giovane», spiega Luca Rosati, docente di Architettura dell’informazione e User experience design allo Iulm. Cosa si potrebbe fare per rendere le interfacce di sistemi operativi, app e siti web più fruibili dagli over 65? « Ci vorrebbe più semplicità. Faciliterebbe tutti: io stesso, quando ho bisogno di un’app, ne provo tante ma alla fine scelgo la più essenziale. E poi bisognerebbe organizzare i contenuti in base alle reali esigenze degli utenti». Per esempio? «Pensiamo al sito di un Comune. Spesso riflette la sua organizzazione interna, con ogni servizio accessibile nella sezione del dipartimento di competenza. Ma i cittadini (giovani o anziani che siano)
non ragionano così: magari neanche sanno se ciò di cui hanno bisogno compete all’anagrafe o a un altro ufficio». Rosati chiarisce che, in generale, l’unico modo per progettare qualcosa di veramente adatto a una certa categoria è coinvolgerla nel design: «Questo principio dovrebbe valere soprattutto per le persone meno esperte, come i senior: se un sito o un’app risultano di immediata comprensione per loro, saranno adatti anche agli utenti più navigati». A dare problemi, però, non è solo il software: anche l’hardware di smartphone e tablet non aiuta chi vi si approccia per la prima volta. «La parte fisica di questi device è stata molto sacrificata: sono sottili e quasi privi di tasti. Ma l’aspetto tattile è importante, così come quello ergonomico », spiega Federico Ferretti, designer e docente dello Ied Milano. Anche lui crede che un maggiore coinvolgimento dei senior sia la chiave per un design più inclusivo nei loro confronti. «Si dovrebbe passare del tempo con loro, per capire cosa si aspettano
I SENIORSONO TRASCURATI PERCHÉ I LUOGHI COMUNISONO DURIAMORIRE
dal prodotto in questione e come lo utilizzerebbero. Ci si può anche spingere più in là, ad esempio indossando dei guanti che simulano gli effetti dell’artrite per verificare di persona la maneggiabilità di un prototipo». Cosa pensa dei telefoni ad hoc per i senior? «Esistono perché rispondono a un’esigenza. Ma in un mondo ideale dovrebbero essere superflui» Perché? «Perché ogni oggetto, anche tech, dovrebbe essere accessibile da tutti, indipendentemente dal grado di dimestichezza con la tecnologia».
IN ATTESA del mondo ideale, la nicchia dei cellulari pensati per gli over 65 si fa strada: ogni anno, in Italia, se ne vendono quasi 900mila. A realizzarli sono soprattutto società specializzate, come la svedese Doro, che ha messo sul mercato anche degli smartphone per senior. «Il nostro obiettivo», spiega il responsabile per l’Italia Mauro Invernizzi, «è aiutarli a superare la barriera digitale». E come? «Ascoltandoli. Abbiamo intervistato 25mila senior in tutta Europa. Così abbiamo scoperto che il 40% degli over 65 che possiede un telefonino ha uno smartphone, ma anche che nella maggior parte dei casi (60%) lo ha ricevuto in regalo. Spesso i figli cedono ai genitori il vecchio modello quando ne comprano uno nuovo, e così tanti senior si ritrovano con un prodotto che non hanno scelto e non sanno usare». L’indagine ha messo in chiaro quali caratteristiche deve avere un telefonino intelligente per piacere ai senior, come maneggevolezza, audio potenziato e grafica adatta a chi ha problemi di vista. Ma ha anche aiutato gli sviluppatori di Doro («Giovanissimi», precisa Invernizzi) a mettere a punto una versione del sistema operativo Android che non faccia sentire spaesati neanche gli utenti meno esperti. L’80% delle funzioni degli smartphone dell’azienda si raggiunge attraverso tre icone: “invia”, “visualizza”, “chiama”. Per procedere, gli utenti sono guidati da domande chiare (dopo “chiama”, ad esempio, il telefono chiede: “chi?”). Per installare le app dei social e dei servizi di messaggistica, usati rispettivamente dal 39 e dal 36% degli italiani tra i 55 e i 74 anni (dati Audiweb di agosto 2017), basta collegarsi allo store con l’opzione “aggiungi”. C’è persino un tasto apposta per i selfie. A chi dice che i senior phone rischiano di ghettizzare le persone, Invernizzi risponde così: «Concordo con l’idea che il design non debba avere un effetto stigmatizzante: dal punto di vista estetico cerchiamo di creare smartphone che non sembrino “per senior”. Detto questo, noi vediamo quanto fa la differenza, per una persona anziana, uno strumento davvero adatto alle sue esigenze».
«PER UN ANZIANO, UNO STRUMENTO DAVVERO ADATTO ALLE SUE ESIGENZE FA LA DIFFERENZA»