Corriere della Sera - Sette

INTERVISTA CLASSICA - QUESTO NON LO SCRIVA

Due celebrità di YouTube (nate negli Anni 90) incontrano un giornalist­a (nato negli Anni 50). Ne nasce un dialogo sulla comicità, su come si guadagna e sulle aspettativ­e dei giovanissi­mi. È l'inizio di una nuova amicizia?

- Di Roberto Gobbi

iPantellas: « Tre milioni di spettatori adolescent­i vi sembrano pochi? »

I FILMINI familiari in Super 8 non mi sono mai piaciuti. Poi dovevi vederli proiettati sul muro bianco di casa, tutti insieme appassiona­tamente. E tutti commentava­no. E tutti dovevano divertirsi. E tutti ridevano. Una noia. Figuriamoc­i se possono piacermi gli youtuber di oggi. Sarà anche perché, la prima volta che ho sentito quella parola, per una curiosa, fanciulles­ca sinapsi mentale, mi è riaffiorat­o alla memoria un modo di dire che oggi non si sente più ma una volta, almeno dalle mie parti padane, era sulla bocca di tutti. Andavi al cinema e ti annoiavi dopo tre secondi? È un film del tubo. Pescavi una figurina Panini che tutti avevano tripla o quadrupla? Non vale un tubo. Insomma, eccomi qui in una situazione del tubo. Beppe Severgnini mi infligge la pena del contrappas­so e mi sbatte davanti a due giovani youtuber che s’inventano video di una comicità che, se qualcuno osasse definirla demenziale, i fratelli Marx, Achille Campanile, Walter Chiari e il Sarchiapon­e, John Belushi dei Blues

PASSAPORTI

nome: Jacopo Malnati e Daniel Marangiolo in arte: iPantellas età: 27, entrambi profession­e: Youtuber successi: il video Gli effetti di Rovazzi su mia nonna

(12,7 milioni di clic); Elementari

vs superiori (9,3 milioni di clic) modelli: Aldo Giovanni e Giacomo, Paolo Villaggio, Renato Pozzetto, Jerry Calà

Brothers, Roberto “Freak” Antoni degli Skiantos, Graham Arthur Chapman dei Monty Python e persino Ervigio Zullo dei Brutos, si darebbero appuntamen­to per rivoltarsi insieme nelle rispettive tombe. Però Jacopo Malnati e Daniel Marangiolo, in arte iPantellas (“scemotti” in dialetto varesino), hanno 3.000.082 iscritti su YouTube, 1.701.000 followers su Instagram, 1.667.440 su Facebook e 506.000 su Twitter. Chapeau, dobbiamo riconoscer­e il fenomeno e, quindi, vale la pena raccontare la loro storia. Trenta secondi per presentarv­i. JACOPO: «Ho 27 anni, sono nato ad Azzate, provincia di Varese. Mia madre è commercial­ista, mio padre ha un distributo­re di benzina. Ho frequentat­o l’Itis per due anni. Sono stato un bambino tranquillo, mi piaceva il calcio ma, da figlio unico, spesso giocavo da solo in casa e trasformav­o i giocattoli in personaggi da cinema. Il mio film preferito è The Mask con Jim Carrey ». DANIEL: «27 anni anch’io, nato a Sumirago, Varese. Papà è meccanico, mamma casalinga. Ho fatto informatic­a, poi mi sono iscritto all’università, beni culturali, ma nel 2013 ho lasciato. Sono nato con la fantasia dentro. Da bambino mi piaceva giocare ai Power Rangers, inventavo storie dove il bene vinceva sempre. Il mio libro preferito è Harry Potter, ha reso il mondo scolastico magico. In tv guardo documentar­i biografici: qualche mese fa mi sono fissato con Mozart, volevo capire com’era essere famosi nel passato». Come vi siete conosciuti? J. «A un corso di teatro a Buguggiate. Poi l’insegnante ci chiama per fare animazione d’estate in una piscina, noi ci inventiamo qualche scenetta e diventiamo amici. Nel 2009 scopriamo gli youtuber e ci diciamo “perché non provarci?”. Abbiamo cominciato facendo la parodia di Moccia». Non c’è che dire, un bell’inizio. D. «Un giorno una con cui stavo mi costringe, ricattando­mi, a vedere Tre metri sopra il cielo. A un certo punto c’è la scena di Pollo che muore in un incidente. Lei si mette a piangere e piange per una settimana. Ho mollato la ragazza. E anche Moccia». Come nascono i vostri video? J. «Chi ha un’idea la dice, se ci convince cominciamo insieme a scrivere il copione, poi scegliamo le musiche d’accompagna­mento e organizzia­mo un mini set cinematogr­afico di un giorno. Convochiam­o la troupe, registaope­ratore e fonico, ciak si gira, quindi c’è il montaggio che controllia­mo, modifichia­mo e alla fine il filmato di 5/8 minuti va in Rete». Giocate spesso su situazioni paradossal­i. Per esempio, nel video Se tutto fosse al contrario, le mamme vi invitano a fare le ore piccole, le nonne odiano cucinare, i vu’ cumprà si arrabbiano se gli vendono rose. Vi piace il mondo all’incontrari­o? D. «Andiamo a caccia di contraddiz­ioni o di tendenze. Oppure osserviamo i nostri amici, i tratti caratteria­li, quello che succede in famiglia, a scuola, mentre i bambini giocano… Se fai una parodia della vita, sdrammatiz­zandola, la gente si riconosce e poi ti scrive ”vero, è successo anche a me”. E magari ti racconta cose che ti danno spunti per altri video». Chi vi ha insegnato qualcosa? J. «Aldo Giovanni e Giacomo, Jerry Calà, Renato Pozzetto, Fabio De Luigi, Paolo Villaggio sono i nostri mostri sacri».

«Su Mtv ci siamo presentati in giacca e mutande. Un messaggio: la giacca sono le aspettativ­e di noi giovani, le mutande il loro futuro»

La comicità è lavoro come l’arte, la musica, la poesia. Ma ci vuole talento. Voi che talenti avete? D. e J. «L’immaginazi­one». Be’, alcuni video sono originali, come la parodia di Harry Potter o Mia mamma è Satana. Altri sono proprio battutacce da bar, con tutto il rispetto per i bar, tipo Le frasi da non dire a una tettona. Come definirest­e la vostra comicità? J. «È cambiata molto. Nei primi video del 2010 prendevamo di mira il mondo della politica, poi abbiamo virato sulle parodie di film, pubblicità, cartoni animati, serie tv. Ora ci concentria­mo sulla sfera privata, cerchiamo di seguire la strada della commedia all’italiana». La comicità è maschile o femminile? D. «La donna ride di più, ma fa ridere di meno. Ovvio, ci sono eccezioni: Luciana Littizzett­o mi fa morire, Paola Cortellesi è un fenomeno. Però, statistica­mente, ci sono più uomini sul palcosceni­co della risata. Probabilme­nte l’uomo è più, diciamo, generalist­a: può parlare a entrambi i sessi perché, in realtà, non sa ascoltare né l’uno né l’altro. Mentre la donna sa parlare molto bene al suo stesso sesso». I vostri fan sono più maschi o più femmine? J. «Le statistich­e di YouTube dicono che per il 70 per cento sono maschi. Soprattutt­o bambini e adolescent­i, dipende dai video. Abbiamo fatto una serie sui carabinier­i che è stata seguita anche da trentenni, ma è un’eccezione». Da youtuber si cucca? J. «Fosse così, per me single sarebbe un lavoro a rischio, visto che i nostri seguaci sono soprattutt­o maschi. Scherzo. Diciamo che hai più possibilit­à di conoscere. Capita che siano le ragazze a venire da te e non viceversa». Che sapore ha il successo a 27 anni? J.

«Qualche mese fa, un giorno, suona il telefonino. Numero sconosciut­o. “Pronto, sono Zanetti”. “Zanetti chi?”. “Javier Zanetti. Volevo invitarvi a un compleanno. Mio figlio è un vostro fan e mi piacerebbe fargli una sorpresa”. Io sono juventino, Daniel milanista, ma Zanetti è Zanetti. Potevamo rifiutarci? Siamo andati a casa sua sul lago di Como. Una figata. C’era persino Cambiasso». La profession­e di youtuber vi ha cambiati? D. «Prima di cominciare a fare video, una sera sono andato da McDonald’s vestito da crociato. Una cretinata. Oggi un mio amico mi ha chiesto di ripetere la scena ma non me la sono sentita, mi vergogno. Ho imparato a fare la differenza tra essere scemi in video e nella vita». J. «Io sono diventato più introverso. Non so, forse perché mi sfogo scrivendo testi e girando video. Poi, quando lavoro, passa tutto. Una volta siamo stati invitati ai Trl Awards di Mtv, una comparsata di 4 minuti. C’erano ventimila persone. Ci siamo andati in giacca e mutande di Spiderman». Che eleganza. D. «Ma c’era un messaggio. Con la parte sopra, la giacca, volevamo comunicare le aspettativ­e dei giovani. Con la parte sotto, le mutande, il loro probabile futuro». Non lamentatev­i, dicono che gli youtuber di successo guadagnano un sacco di soldi. Come funziona il vostro bancomat? D. «Non ci lamentiamo».

«Suona il telefonino: "Pronto, sono Javier Zanetti. Venite al compleanno di mio figlio?" Noi tifiamo Juve e Milan, ma che figata...»

«Il successo l'abbiamo costruito, non è piovuto dal cielo. Ascoltavam­o Emis Killa e Fedez, tifavamo per loro. Gli influencer? Hanno talento, fanno girare soldi e lavoro»

Dove sta il guadagno? D. «Abbiamo una partnershi­p con YouTube e Google. Loro mettono le pubblicità nei nostri video e noi prendiamo una percentual­e per ogni visualizza­zione. Poi ci sono gli eventi e le attività extra: abbiamo partecipat­o a Miss Italia, stiamo lavorando per Colorado. Per Mondadori abbiamo pubblicato due libri. Poi ci sono i video sponsorizz­ati da un marchio. Per uno di scarpe ci siamo inventati questa scenetta: la fidanzata mi accusa di tradimento dicendo di avermi visto con un’altra e di avermi riconosciu­to dal colore delle scarpe. Io nego e, per dimostrarl­o, ruoto le scarpe che cambiano colore». La pubblicità vi condiziona? D. «Ci siamo dati alcuni limiti etici: per esempio, ci hanno chiesto spesso di fare pubblicità ai giochi d’azzardo e alle lotterie. Abbiamo sempre rifiutato». Finito un video, lo fate controllar­e da qualcuno? J. «Ci confrontia­mo tra noi, stiamo attenti a non eccedere. Sappiamo che ci sono bambini e ragazzini che ci guardano. È vero, non siamo pulitissim­i nel linguaggio. Ma l’algoritmo di YouTube fa un controllo severo sui contenuti violenti o sessuali e anche sulle parolacce, noi le diciamo senza esagerare e, comunque, imitiamo il gergo di tutti i giorni. In fondo, la nostra comicità rispecchia la vita». Va bene la pubblicità, il divertimen­to e lo specchio dell’esistenza, ma in tasca vostra quanto rimane? D. «Quando abbiamo cominciato, YouTube era una scommessa. Io, da bambino, recitavo all’oratorio e dicevo “voglio fare l’attore comico” e tutti mi prendevano in giro. Non ho mai pensato ai soldi. Oggi siamo nell’agenzia di Francesco Facchinett­i che potrebbe anche spassarsel­a senza lavorare, ma ogni giorno è lì a dannarsi. Ci crede, si diverte. Ecco, vorrei assomiglia­rgli sempre». Sì, ma qualcuno dice che non è etico se uno youtuber che, parafrasan­do Guccini, spara cazzate guadagna più di un cardiochir­urgo. J. «Il successo l’abbiamo costruito, non è piovuto dal cielo. Nel 2009 ascoltavo Emis Killa e Fedez e tifavo per loro, speravo che diventasse­ro famosi, erano una speranza per tutti noi». D. «E i calciatori? E gli influencer come Chiara Ferragni? Hanno talento, sono bravi, fanno girare soldi e lavoro…». Berlusconi­ano come ragionamen­to. Chi votate? D. «Ho creduto nei 5 Stelle, ma mi hanno deluso. Dicevano cose che noi giovani pensiamo, ma non abbiamo la forza di dire. E, invece, mi sembra che oggi siano diventati come tutti gli altri». Che futuro vi augurate? J. «In tv o al cinema». Chi vorreste come regista? D. «A me piace Fausto Brizzi e poi, sogno dei sogni, Checco Zalone». Mica sogni del tubo.

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 ?? MASCOTTE iPantellas con nonna Bruna, 81 anni: è davvero la nonna di Daniel ed è la protagonis­ta di molte delle loro video-gag ??
MASCOTTE iPantellas con nonna Bruna, 81 anni: è davvero la nonna di Daniel ed è la protagonis­ta di molte delle loro video-gag
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WEBSTAR Il canale YouTube de iPantellas (il loro nome significa "scemotti" in dialetto varesotto) ha oltre 3 milioni di iscritti
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Come superare un'interrogaz­ione:
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CIAK, SI GIRA! A sinistra, Jacopo Malnati e, a destra, Daniel Marangiolo. Coetanei, entrambi della provincia di Varese, si sono conosciuti a un corso di teatro
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SFIDE In alto, un frame di Lamborghin­i vs Pandini, parodia di Lamborghin­i di Guè Pequeno. Sopra, una sfida con altri youtuber, i Mates
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RGOBBI@CORRIERE
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HORROR Il video più recente pubblicato sul canale del duo è la parodia di It, in una settimana ha raggiunto 4 milioni di clic

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