SE FOSSI L’IMPERATRICE DEL MONDO
( i noltre divieto di vivere i n città: solo piccoli villaggi)
Licia Colò: « Al bando i cellulari e multe agli avari »
MA QUALE IMPERATRICE, IO SONO una dittatrice. La prima cosa che farei, una volta che mi insedio nella mia reggia (una casa sulla scogliera, alle Eolie; il Palazzo d’Inverno è in Val di Non), è una pioggia di multe: per gli avari, così spendono, e per i pessimisti. Che sono come la gravità, tirano giù anche gli altri. Meglio vivere da ottimisti e poi scoprire di aver sbagliato, che vivere da pessimisti e morire avendo avuto ragione. Multe anche per chi usa il clacson: non è proibito, ma suonarlo costa. Tanto. A corte avrei consiglieri adolescenti, bambini e anziani. Il primo sarebbe mio nonno, 97enne. Medaglie d’oro e formazione molto selettiva poi per le maestre elementari: tutto comincia da loro. Soprattutto, sarei una dittatrice edilizia: farei buttare giù tutto. Tutto: le villette a schiera e i condominialveare, l’edilizia anni Sessanta ma pure quella anni Ottanta, Cinquanta e Duemila. Lascio in piedi solo patrimoni tutelati e beni archeologici. E poi ricostruiamo: case piccole, che non sprechino il territorio, e a consumo zero, ecosostenibili. Divieto di vivere in città: sì a piccoli villaggi, sparsi nella natura. In ciascuno una libreria (no franchising, solo librerie indipendenti) e un teatro accogliente. Per strada, al posto dei semafori, musicisti e giocolieri. Piazze, oratori, cortili e punti di ritrovo per i ragazzi: ho una figlia di 12 anni, Liala, e sono basita da quanto poco le offra la città per ritrovarsi con gli amici in uno spazio protetto, abbandonando magari quel cellulare che ha sempre in mano. I cellulari: li vieto al ristorante, al cinema, a teatro, ovunque si va per rilassarsi. Come nel Far West: quando entravi nei saloon dovevi lasciare le pistole. Il mio unico lusso? Sarebbe non averlo, il cellulare. Il vero potere è essere irrintracciabili.