MACCHINE DEL TEMPO
Fabio Fazio: « La prima curva non si dimentica »
LA PASSIONE PER LE AUTO È COMINCIATA prestissimo per Fabio Fazio, in età da macchinine più che da macchine. «Costavano un sacco ma sono arrivato a possederne una cinquantina e le ho tuttora, con mio grande orgoglio, e scandalo dei miei figli» racconta. Crescendo, da ragazzino, negli Anni 70, guardando oltre tutte le brutte auto quadrate che si vedevano in giro, quasi tutte Fiat, si immaginava che presto sarebbero arrivate auto futuribili. «Mi ero convinto che ne avrei guidata una volante». Quando a 18 anni, nel 1983, si è seduto sulla sua prima auto, una 124 Fiat del 1968, comprata a 500mila lire, ha realizzato che il suo sogno restava nel cassetto. «Non solo non decollava ma partiva con grande difficoltà, soprattutto con il freddo». I viaggi che non si dimenticano per lui sono quelli più lontani, nel tempo non nello spazio, fatti da bambino, seduto con il fratello nel sedile posteriore della Fiat 850 del padre «naturalmente senza specchietti laterali, né cinture di sicurezza». C’era anche una mascherina, una specie di coperta che stava sul radiatore, per evitare che si raffreddasse troppo durante la notte. Qualsiasi trasferimento, anche non lungo, con quell’auto, era sempre un viaggio. Il più avventuroso fu quello delle vacanze di Natale, nelle Prealpi piemontesi, spesso in mezzo a strade sommerse dalla neve, che allora veniva a metri. «Si preparava l’auto con un controllo e una manutenzione meticolosa, a 360 gradi. Per non parlare del montaggio delle catene, impresa epica. Ricordo che c’era una curva da superare, che era sempre un’incognita». La passione per la guida è comunque rimasta inalterata, la stessa di quando era piccolo. Tanto che adesso, diventato grande, è sicuro che «prima o poi mi regalerò una macchina veramente bella». Non una macchinina.