Manuale di conversazione
C’è un po’ di Neruda nelle canzoni di Conte? Una lettrice l’ha trovato in un sandwich
PROTAGONISTA INDISCUSSO delle lettere di questa settimana è Paolo Conte intervistato su 7 numero 1537. Alba Salvaneschi: «Ma che bella conversazione! Frusciante come un drappo di taffetá... Con simpatia». Franco Novelli: «Che persona e che intervista! Ho avuto molti anni fa la fortuna di ascoltare Paolo Conte con il suo complesso (ottimo jazz) al vecchio auditorio di Santa Cecilia in via della Conciliazione. Pubblico entusiasta (e come poteva non esserlo)». Telegramma: «Vate, leggere la sua intervista al grande astigiano e ordinare il libro di Pinto è stato un tutt’uno. Stop. Leo Ciomei». Caro Ciomei, grazie ma non mi chiami mai più «vate» (è una parola scivolosa, pensi in che cosa l’avrebbe trasformata, aggiungendo soltanto una consonante, il maestro di tutti noi, il grande Totò). P.S. Il libro citato è il prezioso Paolo Conte. Ricordo di Francia di Paolo Pinto, edizioni Auditorium. Giorgio Tincani: «Complimenti per la monumentale intervista al “Nobel” Paolo Conte. Tutte le sue interviste sono pezzi da ponderare nell’infinita leggerezza del resto. Continui».
IL TAFFETÀ APPENA EVOCATO mi permette di tornare su Sonia Rossi che mi aveva scritto (la citavo nell’intervista) a proposito del verso di La donna d’inverno: «Sto trafficando, beato me, sotto un fruscio di taffetà». Verso che a Sonia ricorda un altro verso, «altrettanto croccante», di La sposa infedele di García Lorca: «L’amido della sua gonnellina / suonava alle mie orecchie / come un drappo di seta / lacerato da dieci coltelli». Sonia mi ringrazia per averla citata e dice che immagina le mani del Maestro: «morbide e scabre». Mi diverte molto la lettura hot che la lettrice fa del Canzoniere di Conte. Già mi aveva scritto che il suo verso preferito («Dammi un sandwich e un po’ d’indecenza») le ricorda Neruda («Amo l’amore che si suddivide in baci, letto e pane»). E aveva anche detto che in un altro pezzo di Conte: «sembrano aprirsi mondi di sottintesi e forse turpitudini». Cara Sonia, ho ascoltato con attenzione la bellissima canzone del Maestro in cui lei intravede «mondi di sottintesi e forse turpitudini», non ce li ho visti. Mi illumini.