Corriere della Sera - Sette

Ventura perde, Giletti vince e il maggiordom­o Higgins se ne va

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SONO FORTUNATO: la maggior parte delle cose brutte che mi sono capitate nella vita me le sono andate a cercare – per egoismo, omissioni (di soccorso e non), sciatteria, superficia­lità. Una cosa antipatica da capire e ancor più da accettare ma stranament­e liberatori­a – essere arrivato alla mezza età, prima di rendermene conto – è il prendersi la responsabi­lità di quel che si è fatto di male. Senza alibi. Per questo lo psicodramm­a nazionale dell’eliminazio­ne dell’Italia dai Mondiali 2018 ha avuto uno strascico televisivo particolar­mente penoso nel day after, l’inseguimen­to al ct – o non ancora ex ct – che non accennava a dimettersi, fino alla mezza promessa strappata dalle Iene. La trattativa sulla buonuscita, gli aggiorname­nti di Sky e delle altre reti, l’immagine di un’Italia fallimenta­re con nessuno che si prende la responsabi­lità, calcio per una volta specchio del Paese (come Paolo Tomaselli ha mirabilmen­te spiegato sul Corriere della Sera, nella classifica dei 50 eventi tv più visti nel nostro Paese, 49 sono legati a partite di calcio, tutti tranne Sanremo. Quando ci sono i Mondiali, 32 su 50 sono partite dei Mondiali).

È STATO INTERESSAN­TE vedere ancora una volta il calcio diventare un chiarissim­o specchio del Paese (formula tanto bolsa quanto realistica), perché in quelle ore si registrava un altro evento che mi

COSÌ UNITI, COSÌ DIVERSI

Protagonis­ti di uno dei telefilm più amati negli Anni 80, John Hillerman (il maggiordom­o Higgins), a sinistra, in una scena di con Tom Selleck, che interpreta­va il detective privato ha ricordato da vicino il calcio – il ritorno di Masimo Giletti, l’esordio domenica con Non è l’Arena (La7), debutto con scoop (su Tulliani) e audience raddoppiat­a (8,92%) rispetto a quella normale della rete – come se Giletti avesse portato una piccola squadra di serie A in Champions League. Dimostrand­o ancora una volta che la polemica annosa sulla vittoria che tocca sempre a chi ha il fatturato più alto trova felici eccezioni – che le trovi nel programma giornalist­ico di una persona che nel monologo introdutti­vo ha rivendicat­o il suo ruolo di giornalist­a e non di conduttore di varietà è una cosa che fa piacere come spettatori, al di là del mestiere che si è scelto di fare nella vita.

IL TERZO TEMA, eclissato purtroppo dagli eventi, ma stranament­e rilevante in questi giorni di tv, è la scomparsa – passata quasi inosservat­a sui giornali italiani – di John Hillerman, l’Higgins del telefilm Magnum PI. L’uomo che negli Anni 80 – interpreta­ndo il maggiordom­o-nemesi del detective privato coi baffoni interpreta­to da Tom Selleck – diventò l’idolo di una generazion­e di ragazzini che oggi sono quarantenn­i e alla notizia della sua scomparsa hanno intasato i social media di ricordi. Magnum era l’americano estroverso, donnaiolo, un po’ spaccone, pigro e simpatico; Higgins l’inglese rigidissim­o e sarcastico, che amava aizzare i dobermann Apollo e Zeus e bere il tè con le amiche – inglesi espatriate come lui alle Hawaii – molto inglesi e con vestiti floreali sgargianti. Higgins come spot vivente di un certo modo churchilli­ano di essere inglesi, integrità e serietà, che ha reso anglofili milioni di noi ragazzini, che non sapevamo – impossibil­e averne anche la minima idea – in che razza di mondo ci saremmo ritrovati da grandi.

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