Corriere della Sera - Sette

La zuppa di cipolle è la metafora di un amore

- Piazza del Comune 151, Carbognano (VT), lalocandin­adibacco.it

C’È UNA STAGIONE DELL’ANNO – questa – in cui mi afferra uno struggente desiderio di terra. Avete presente quel vecchio film di Pupi Avati in cui un signorotto di campagna si faceva servire a tavola un piatto della sua terra e se la mangiava? Ecco, quasi così. Come surrogato, io ricorro a funghi, tartufi, castagne, fiori di zucca, misticanza, cacio e, naturalmen­te, vino. Ed è un desiderio che per qualche misteriosa ragione si accoppia bene con la pietra, il camino, le foglie e la legna, la lana addosso, il lino sulla tavola. Esiste un luogo dove tutte queste cose stanno insieme per me, ed è un piccolo locale di neanche trenta tavoli, in un antro scavato nella roccia della Tuscia viterbese, a pochi chilometri da quel gioiello della cultura occidental­e che è Caprarola, ai piedi del piccolo castello costruito a Carbognano per Giulia Farnese. È un posto speciale dove tutto è normale, si mangia

UNA TAGLIATA DI MANZO, la pasta fresca fatta in casa, un fritto che sembra una tempura, possono essere un’esperienza sensoriale ed estetica di assoluto livello, se preparati e serviti con la cura che ci mette Giovanna in cucina, e presentati con la verve del marito in sala, un seduttore dalla grande barba bianca capace di recitare menù come fossero versi. Qui una zuppa di cipolla diventa per me e per la donna che mi accompagna ciò che era per Henry, il protagonis­ta di The end of the affair, il romanzo di Graham Greene: la metafora di un amore, e l’annuncio di una passione.

CONFLITTO D’INTERESSE

insomma nella più semplice tradizione della cucina del centro Italia, niente a che vedere con le sperimenta­zioni metropolit­ane della grande cucina, ma neanche con la sciatteria e la banalità che abbondano purtroppo nelle trattorie disseminat­e nei nostri borghi, che meriterebb­ero di meglio.

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