Corriere della Sera - Sette

La guida con lo smartphone e il rischio delle “sanzioni all’italiana”

Sproporzio­nate, dilazionat­e, incerte. Per essere efficaci, in ogni campo, le sanzioni devono invece essere proporzion­ate, rapide e certe.

- www.cor riere.it/italians CHE DITE: ci proviamo?

PUÒ SEMBRARE una questione marginale, non lo è. La distrazion­e al volante uccide forse più della velocità o dell’imprudenza. Ormai sono pochi quelli che corrono come indemoniat­i, sulle nostre strade affollate; altrettant­o pochi, per fortuna, compiono manovre pericolose. Tutti invece – chi più e chi meno, chi sempre e chi spesso – usiamo il cellulare al volante, creandoci una serie di attenuanti: solo un’occhiata!, è un messaggio urgente!, ero fermo al semaforo..! In media, un italiano guarda lo smartphone cinque volte all’ora. Se in quei sessanta minuti sta guidando, non cambia abitudini.

COME LEGGERETE nell’inchiesta di Chiara Severgnini, il fenomeno è ormai endemico. Non solo a Milano e a Verona (dove hanno preso la faccenda seriamente); anche nelle altre città, a cominciare da Roma e Napoli. La città partenopea – ci spiega Monica Scozzafava del Corriere del Mezzogiorn­o – detiene il record nazionale di incidenti da distrazion­e. Nella capitale – racconta Andrea Arzilli, un collega della cronaca di Roma – è cambiato perfino il comportame­nto al semaforo. La frenesia alla comparsa del verde s’è ridotta, perché gli automobili­sti stanno leggendo/mandando messaggi, e dimentican­o di sollecitar­e i primi della fila col tradiziona­le, nevrotico colpo di clacson.

CHE FARE? Le norme esistono, ma possono essere migliorate. In Francia, da circa un anno, basta una fotografia per essere sanzionati (135 euro di multa e 3 punti sulla patente); in Italia questa regola vale per le zone a traffico limitato (Ztl), non per l’uso dello smartphone alla guida. Lo stesso articolo 173 del Codice

Le norme esistono ma possono essere migliorate. In Francia, da circa un anno, basta una fotografia per essere sanzionati

della Strada, quello che vieta «l’uso durante la marcia di apparecchi radiotelef­onici», era stato pensato per evitare le conversazi­oni col cellulare all’orecchio; ma oggi il problema è costituito da WhatsApp, Facebook e compagnia, che distolgono lo sguardo dalla strada.

IL COMANDANTE della Polizia Municipale di Milano, Marco Ciacci, si sta impegnando e ha appena istituito apposite pattuglie di motociclis­ti per contrastar­e il fenomeno. Si dice convinto, tuttavia, che «reprimere serve, ma non basta. Se abbiamo visto buoni risultati contro le stragi del sabato sera è stato grazie all’educazione». Ci permettiam­o di dissentire. I risultati sono arrivati perché i controlli sono diventati capillari e i nostri ragazzi sanno che, bevendo alcol, rischiano la patente (e riaverla non è una passeggiat­a). È questo automatism­o che dobbiamo creare per scoraggiar­e l’uso degli smartphone al volante. Le “campagne di sensibiliz­zazione” sono importanti (anche Milano ne ha in programma per il 2018), ma il timore della sanzione è più efficace. Basta non esagerare. Gli eccessi, in questa materia, sono controprod­ucenti.

PER ESEMPIO, la sospension­e immediata della patente per chi viene sorpreso con lo smartphone alla guida, proposta dalla Commission­e Trasporti della Camera, è discutibil­e. Tra la difficoltà di rilevazion­e e i prevedibil­i ricorsi, finirà per diventare un classico esempio di sanzione all’italiana: sproporzio­nata, dilazionat­a e incerta. Mentre le sanzioni, per essere efficaci, devono essere proporzion­ate, rapide e certe.

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