Corriere della Sera - Sette

OCCHIO NON VEDE – COSA C’È IN UNA FOTO

- di Giuseppe Di Piazza

Gli oggetti del cuore dei bambini Rohingya

NEANCHE DICKENS avrebbe saputo immaginare un Natale così toccante. Lo vedete da soli: mani di bambini che tengono i loro oggetti del cuore, i loro miserrimi giocattoli. Una siringa usata, tre tappi, il collo di una bottiglia di plastica, un frammento di specchio, un laccetto che disegna un cuore… Sono i doni, e che doni, portati dalla vita ai bambini del campo profughi di Cox’s Bazar in Bangladesh, bambini che hanno una sola colpa: essere nati di un’etnia sbagliata, i Rohingya, nel posto sbagliato, il Myanmar, che poi sarebbe l’ex Birmania, nazione poco incline alla tolleranza verso questo gruppo di religione musulmana. Nell’ultimo mese, a riprova, circa settemila persone sono state uccise dalla repression­e birmana. Una persecuzio­ne che ha generato 600mila profughi e un certo imbarazzo durante la recente visita di Papa Francesco in Myanmar. Il Pontefice, incontrand­o il premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi, ha difeso i diritti della minoranza musulmana perseguita­ta, chiedendo rispetto per “ogni gruppo etnico”. Non aveva ancora visto questa foto, il Papa. E forse gli sarebbe bastato mostrarla al mondo. Un’immagine che invoca giustizia, raccontand­o la crudeltà dell’uomo. Piccole mani che ci fanno ascoltare, in giorni di spensierat­a gioia natalizia, ciò che non vorremmo sentire mai: il suono sinistro della sofferenza.

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