OCCHIO NON VEDE – COSA C’È IN UNA FOTO
Gli oggetti del cuore dei bambini Rohingya
NEANCHE DICKENS avrebbe saputo immaginare un Natale così toccante. Lo vedete da soli: mani di bambini che tengono i loro oggetti del cuore, i loro miserrimi giocattoli. Una siringa usata, tre tappi, il collo di una bottiglia di plastica, un frammento di specchio, un laccetto che disegna un cuore… Sono i doni, e che doni, portati dalla vita ai bambini del campo profughi di Cox’s Bazar in Bangladesh, bambini che hanno una sola colpa: essere nati di un’etnia sbagliata, i Rohingya, nel posto sbagliato, il Myanmar, che poi sarebbe l’ex Birmania, nazione poco incline alla tolleranza verso questo gruppo di religione musulmana. Nell’ultimo mese, a riprova, circa settemila persone sono state uccise dalla repressione birmana. Una persecuzione che ha generato 600mila profughi e un certo imbarazzo durante la recente visita di Papa Francesco in Myanmar. Il Pontefice, incontrando il premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi, ha difeso i diritti della minoranza musulmana perseguitata, chiedendo rispetto per “ogni gruppo etnico”. Non aveva ancora visto questa foto, il Papa. E forse gli sarebbe bastato mostrarla al mondo. Un’immagine che invoca giustizia, raccontando la crudeltà dell’uomo. Piccole mani che ci fanno ascoltare, in giorni di spensierata gioia natalizia, ciò che non vorremmo sentire mai: il suono sinistro della sofferenza.