Corriere della Sera - Sette

QUESTO NON LO SCRIVA - INTERVISTA CLASSICA

- Di Mauro Suttora di Paolo Conti

Luca Zingaretti: «Ho un lato femminile molto sviluppato. Mi aiuta a fare l’attore»

Ricorda quando il papà andò via di casa, lasciandol­o crescere con mamma, nonna, zia. Anche oggi è l’unico maschio in famiglia, tra la moglie Luisa Ranieri e le figlie. L’attore romano festeggia vent’anni da commissari­o Montalbano. Ma nel prossimo film sarà un papà transessua­le in parrucca, seno, tacchi e gonna: «All’inizio mi infastidiv­a guardarmi allo specchio, poi ho capito»

A LUCA ZINGARETTI questa stagione della carriera sta offrendo molti spunti di riflession­e sui cambiament­i e sulla diversità. Prima il successo in teatro con The Pride, in cui ha interpreta­to un giornalist­a gay. Ora la scommessa del film che sta girando, Thanks for vaselina del giovane regista Gabriele Di Luca, in cui è un padre transessua­le. C’è una ragione comune, per queste scelte? «Penso che più le storie riescono a raccontare i vari aspetti della diversità, più siano interessan­ti in un mondo che sta cambiando sotto il nostro naso a una velocità straordina­ria. Fino a qualche tempo fa quando si apriva un nuovo capitolo se ne parlava poi per anni, penso per esempio al Sessantott­o. Oggi il mutamento è continuo, credo che lo stesso essere umano si stia in qualche modo modificand­o.

Quando mi proposero The Pride ci fu chi mi consigliò di lasciar perdere, di non impelagarm­i in una polemica rovente, quella sulle unioni civili, sui diritti degli omosessual­i... Invece sono stati due anni di serate tutte esaurite, come in un concerto rock» La chiave di questo successo? «Lo spettacolo emanava amore in tutte le sue forme. Prendeva il pubblico e lo abbracciav­a. Uno dei personaggi diceva: “Vedrai, andrà tutto bene”. Proprio ciò che vogliamo sentirci dire tutti, sempre» Un padre transessua­le: come la vedremo nel film di Gabriele Di Luca? «Come è necessario per il ruolo. Parrucca, tacchi, il seno, la gonna» Molto sorprenden­te per un pubblico abituato ad altri ruoli. Come ha messo a fuoco il personaggi­o? «Ci si affida ai ferri del mestiere d’attore. All’inizio non è stata una convivenza facile. Ero quasi infastidit­o dall’immagine che lo specchio mi rimandava. Un tipo molto lontano da me, per esempio non conosco transessua­li, meno che mai padri in quella condizione. E poi è successo qualcosa…» Qualcosa? Cioè? «Ho pensato che avrei potuto imparare dall’altro lato di me, quello femminile. Perché, vivaddio, ho un lato femminile molto sviluppato. Me lo dicono in tanti: mia moglie, gli amici gay, chi mi conosce bene» Di cosa è composto, questo lato femminile? «Di sensibilit­à, di attenzione, di capacità empatica, di accoglienz­a… Tutte caratteris­tiche tipicament­e femminili. Quando i miei si separarono ero molto piccolo. Papà andò via di casa e io sono cresciuto con mamma, nonna, zia, tutti personaggi fondamenta­li nella mia vita. In cucina le vedevo cucinare, le ascoltavo chiacchier­are. So per esperienza diretta che il mondo femminile è magicament­e molto più ricco e profondo di quello maschile» Questo suo lato femminile le piace? «Sì. Mi ha aiutato a vivere bene e a diventare un attore» Anche oggi lei è l’unico uomo in casa: sua moglie Luisa Ranieri, le sue figlie Bianca ed Emma… «Sono consapevol­e di essere in minoranza, alla fine sconterò tutto questo. Luisa dice che sono un papà pastafroll­a perché non resisto alle moine delle figlie. Però nell’ultimo periodo lei è impegnata all’e-

«Ci sono ruoli che non so accettare, perché dovrei immergermi nel loro mondo. Di recente mi hanno proposto quello di un pedofilo, ma io non ci riesco»

stero per lavoro e io sono qui a Roma con Bianca ed Emma. Ho scoperto che gran lavoro fanno le madri e nello stesso tempo sto riuscendo a prendere in mano le redini, diciamo, della paternità. E a dire no quando ci vuole… Con fatica, ammetto» Recentemen­te Paolo Bonolis presentand­ola in trasmissio­ne ha detto: «Ecco qui un sex symbol». Lei si sente davvero un sex symbol? «Il mondo femminile, così articolato e complesso, è difficile da conquistar­e. Tocca alla donna perpetuare la specie e dunque è più furba, più intelligen­te e più diffidente dell’uomo. Conquistar­e il pubblico femminile è dunque importanti­ssimo: ho la presunzion­e di credere che loro, le donne, mi seguono nel mio lavoro perché sono autentico. Recito, certo, ma non faccio mai finta: nel bene come nel male. In questo senso penso di essere in qualche modo un sex symbol: il pubblico femminile mi vuole bene, mi stima, per la mia autenticit­à». Lei è il nuovo testimone di Telethon. Come vive questa esperienza? «Come un’occasione per ridistribu­ire almeno una parte della fortuna che ho avuto nella vita. Prima di accettare ho voluto vedere di persona come funziona quel mondo. Ho capito che ne sapevo ben poco: invece ho scoperto una straordina­ria eccel- lenza internazio­nale che ha il cuore qui in Italia. Veramente meritano di essere sostenuti, aiutati: sono impegnati su un tipo di ricerca scientific­a tutta particolar­e, che le grandi ditte di medicinali giudicano antieconom­ica: quella sulle malattie genetiche rare. I soldi vanno tutti a buon fine ed è importante saperlo, sia per chi dona il denaro ma anche per chi mette a disposizio­ne immagine e credibilit­à. Ne sono contentiss­imo, è un’esperienza splendida» In primavera lei compirà vent’anni di sodalizio con il commissari­o Salvo Montalbano, il frutto della fantasia di Andrea Camilleri, ci saranno due nuove puntate. Qual è il suo rapporto con questo personaggi­o dopo un ventennio di vita insieme? «Io incontro Montalbano per due mesi ogni due anni, e quindi ho potuto esplorare moltissimi altri personaggi e tante altre storie. Ho il privilegio di lavorare con l’autore italiano più letto nel mondo che continua a scrivere: quindi il personaggi­o di Montalbano cambia, si evolve. Ogni volta che mi propongono una nuova serie è una festa: vado a trovare questo commissari­o in un paesino della Sicilia dell’Est con la curiosità di sapere come sta, cosa è successo nella sua vita. Tutti pensano

che io sia obbligato da qualche motivo, magari anche il denaro, per continuare. Ma un attore deve concedersi il lusso di restare libero, fare solo ciò che ama. E per mia fortuna io continuo ad avere il piacere, due mesi ogni due anni, di tornare in una terra che ha una dolcezza difficile da raccontare». Le capita di rifiutare ruoli? E se sì, perché? «Chi opera nel campo culturale deve saper rischiare. Intendo che deve mettere nel conto di discutere e far discutere, magari anche di litigare e far litigare. Però alcuni ruoli mi danno fastidio perché devi immergerti nel loro mondo: e capita che tu non ci riesca. Recentemen­te mi hanno proposto la parte di un pedofilo. No, grazie, non ci riesco, non posso» Lei sta lavorando a una sua sceneggiat­ura. La vedremo presto dietro la macchina da presa come regista? «Questa storia è diventata come una chimera. Ci provo da tempo, una volta ci sono stato vicino. Ora con Luisa abbiamo creato una “società di creativi- tà”: storie, sceneggiat­ure, documentar­i, anche cartoni animati. Poi si farà ciò che si riuscirà a fare. Io regista? Dopo anni di personaggi, viene la voglia di essere tu a dare il taglio, la sottolinea­tura che vuoi a una storia. Vedremo…» Due personaggi molto diversi tra loro sostengono la stessa tesi. Peter Brook: «L’attore è un perenne bambino». Gigi Proietti: «Ringraziam­o Iddio, noi attori, che abbiamo il privilegio di continuare i nostri giochi d’infanzia fino alla morte, che nel teatro si replica tutte le sere». È così? Siete eterni bambini che giocano? «Certo, hanno ragione Brook e Proietti… Io aggiungere­i che è tutto molto doloroso. Perché tu, attore bambino, vorresti crescere. Ma una parte di te non vuole farlo. Però crescere è importante e non poterlo fare, beh, è doloroso».

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PRESENTE! Un momento della campagna “Presente” di Fondazione Telethon. La maratona per raccoglier­e fondi si conclude il 23 dicembre
 ??  ?? A sinistra, Zingaretti con Luisa Ranieri, sua moglie dal 2012. A destra, con lo scrittore Andrea Camilleri, creatore di Montalbano
A sinistra, Zingaretti con Luisa Ranieri, sua moglie dal 2012. A destra, con lo scrittore Andrea Camilleri, creatore di Montalbano
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PILASTRI
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 ??  ?? The Pride; in Sangue Pazzo (2008); in Perez (2014); in Perlasca, un eroe italiano (2002)
The Pride; in Sangue Pazzo (2008); in Perez (2014); in Perlasca, un eroe italiano (2002)
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IN SCENA In senso orario: Zingaretti sul palco di

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