Corriere della Sera - Sette

UN SABATO ITALIANO

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Intervista con il cantautore Sergio Caputo in giro per Milano. Tra musica, ricordi e nuove (piccole) trasgressi­oni

UNA CHITARRA NELLA CUSTODIA-ZAINO agganciata sulle spalle e un’altra tenuta con la mano destra, tipo valigia. Un berretto con il simbolo di Batman e la barbona grigia. Sergio Caputo, 63 anni, artista swing e jazz, si muove con piccoli passi svelti negli spazi affollati della stazione Centrale di Milano. Ha un passato roboante nelle classifich­e italiane e un presente felice nella trincea della sua musica per appassiona­ti. Per gli smemorati, ecco l’incipit di culto del suo Un sabato italiano: « Il fetido cortile ricomincia a miagolare/ L’umore è quello tipico del sabato invernale/ La radio mi pugnala con il festival dei fiori/ Un angelo al citofono mi dice vieni fuori… ». Quel brano del 1983, secondo Rolling Stone, è al 37° posto dei migliori 100 italiani di sempre. E, riadattato, Caputo lo suona ancora nelle serate live. Quando ci incontriam­o mancano poche ore a un doppio concerto al Blue Note, storico locale milanese. Caputo: «Se possibile alle 15 vorrei essere a letto per riposare, ché stasera mi toccano quattro ore di performanc­e. Mi devo autoresusc­itare». nome: Sergio Caputo nato: a Roma, il 31 agosto 1954 profession­e: musicista swing famiglia: Sposato con Cristina, tre figli: Lucrezia, Victor, Ludwig opere: 19 album, un libro ( Disperatam­ente e in ritardo cane, 2008)

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