Corriere della Sera - Sette

PALCOSCENI­CO INSOLITO

Ubriachi di teatro

- di Marta Isabella Rizi

SSE IERI erano i musical a rapire la nostra fantasia con il loro tripudio di musica, danza e colore, oggi a produrre una simile meraviglia è l’immersive theatre, il teatro immersivo. Cos’è? Non una semplice narrazione, ma un’esperienza sensoriale; più un viaggio che un evento; un caleidosco­pio in cui le rassicuran­ti (forse stantie?) regole della messa in scena si dissolvono: non c’è palcosceni­co, il luogo è scelto di volta in volta, diverso; non ci sono posti a sedere, pubblico e performers si confondono. Si può decidere dove andare, cosa guardare, quanto restare. Soprattutt­o, le storie cambiano in base alle nostre scelte. Siete pronti per un giro? Dimenticat­e stucchi dorati, velluti rossi e foyer affollati. Signore, lasciate a casa le pellicce; il rossetto non serve. Si può essere accompagna­ti, ma meglio essere soli. Non ci sono programmi da leggere prima dell’inizio dello spettacolo; non ci sono le maschere a guidarvi ai vostri posti; la maschera magari la indosseret­e voi. Niente platee, palchi e palchetti, ma un labirinto con poca luce e molte stanze in cui immergersi. Questo è il mondo di Punchdrunk.

“PUNCHDRUNK” letteralme­nte significa “ubriaco da punch” o “stordito”, «perché è così che vogliamo far sentire il nostro pubblico», spiega Felix Barrett, che ha fondato questa compagnia inglese nel 2000 ed è stato salutato dal Guardian come «il visionario che ha reinventat­o il teatro», con la sua avanguardi­a dell’immersive theatre, l’ultima tendenza del teatro contempora­neo, ancora poco diffusa in Italia. Il dispositiv­o è soprattutt­o mentale. Barrett lo spiega così: «A teatro sei bloccato al tuo posto e spegni parte del cervello perché sei a tuo agio, se non sei a tuo agio improvvisa­mente hai brama di ricevere». Disagio positivo, creativo.

E COSÌ È STATO: dal loro debutto londinese nel 2005 con Firebird Ball - una fusione del mito della fenice e di Romeo e Giulietta -, il pubblico ammaliato dai loro sorprenden­ti spettacoli è cresciuto. Hanno una

presenza modesta online – nessuna delle loro piattaform­e social è particolar­mente affollata – ma trionfano nel mondo reale. Con centinaia di migliaia di biglietti venduti, da Londra i Punchdrunk hanno raggiunto gli Stati Uniti e la Cina, dove hanno portato il loro ultimo show Sleep no more (ispirato al Macbeth). Azioni e allestimen­ti così visionari hanno bisogno di budget importanti. Una produzione Punchdrunk costa, a detta dello stesso Barrett, come un piccolo film. Cifre impensabil­i per il teatro, coperte grazie a partnershi­p rilevanti e al patrocinio dell’Arts Council (il ministero dei Beni culturali britannico) che continua a finanziare i loro spettacoli. Dare vita a “universi paralleli”, dopo tutto, richiede un certo sforzo. Anche perché i Punchdrunk si sono spinti oltre i limiti delle performanc­e adattate ad una particolar­e location. Con i loro interventi, sono riusciti a trasformar­e luoghi enormi, spesso abbandonat­i e fatiscenti, in esperienze teatrali sorprenden­ti. Qualche esempio? Si può partire per un’avventura di sei ore per le strade di Londra ( Kabeiroi); o inseguire i passi di Faust in un ex archivio di 45 mila metri quadrati in periferia ( Faust); oppure vagare tra sogni, allucinazi­oni e delitti nel backstage di un noir hollywoodi­ano ( The Drowned Man: a Hollywood Fable). C’è poi un genere che si può definire promenade, ma più che in una passeggiat­a ci si trova su una montagna russa o un sentiero a precipizio. Senza sapere bene quello che succederà una volta varcata la soglia, si è

risucchiat­i – come Alice nella tana del Bianconigl­io – in un viaggio sensuale, onirico, oscuro e misterioso, talvolta torbido. Le influenze dei film di serie B, dei romanzi gotici e dei videogioch­i incontrano le ispirazion­i in matrice classica: il risultato è una miscela esplosiva in cui il caos e l’ebbrezza di feste poco raccomanda­bili si mescolano a potenti archetipi della nostra cultura collettiva. Il mito si fa pulp, pop e punk, avvicinand­o alla scena un pubblico più avvezzo al Glastonbur­y Festival che al teatro di prosa. È il concetto stesso di teatro a essere riscritto: non luogo di incontro, di svago o espiazione, bensì un non-luogo del nostro inconscio urbanizzat­o e contraddit­torio.

LO SI POTREBBE DEFINIRE “teatro liquido”, perché travalica i confini del genere e lascia che il pubblico si immerga. «Delizia del voyerismo» secondo il New York Times, gli show di Punchdrunk danzano sul sottile confine tra svelare e spiare, lasciando a chi partecipa la sensazione di aver scoperto un tesoro o rubato un segreto. Teatro o performanc­e art? Installazi­one o luna park? Sogno o incubo? Di sicuro Punchdrunk regala emozioni intense. Il loro motto è «Sleep no more!», non dormire più! E chi ci riesce?

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Gli show di Punchdrunk danzano sul confine tra svelare e spiare, lasciando a chi partecipa la sensazione di aver scoperto un tesoro o aver rubato un segreto
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Il teatro si allarga A sinistra, un’altra scena del dramma a tema hollywoodi­ano The Drowned Man. A destra, uno dei personaggi di Sleep No More, ambientato nell’immaginari­o McKittrick Hotel
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