PALCOSCENICO INSOLITO
Ubriachi di teatro
SSE IERI erano i musical a rapire la nostra fantasia con il loro tripudio di musica, danza e colore, oggi a produrre una simile meraviglia è l’immersive theatre, il teatro immersivo. Cos’è? Non una semplice narrazione, ma un’esperienza sensoriale; più un viaggio che un evento; un caleidoscopio in cui le rassicuranti (forse stantie?) regole della messa in scena si dissolvono: non c’è palcoscenico, il luogo è scelto di volta in volta, diverso; non ci sono posti a sedere, pubblico e performers si confondono. Si può decidere dove andare, cosa guardare, quanto restare. Soprattutto, le storie cambiano in base alle nostre scelte. Siete pronti per un giro? Dimenticate stucchi dorati, velluti rossi e foyer affollati. Signore, lasciate a casa le pellicce; il rossetto non serve. Si può essere accompagnati, ma meglio essere soli. Non ci sono programmi da leggere prima dell’inizio dello spettacolo; non ci sono le maschere a guidarvi ai vostri posti; la maschera magari la indosserete voi. Niente platee, palchi e palchetti, ma un labirinto con poca luce e molte stanze in cui immergersi. Questo è il mondo di Punchdrunk.
“PUNCHDRUNK” letteralmente significa “ubriaco da punch” o “stordito”, «perché è così che vogliamo far sentire il nostro pubblico», spiega Felix Barrett, che ha fondato questa compagnia inglese nel 2000 ed è stato salutato dal Guardian come «il visionario che ha reinventato il teatro», con la sua avanguardia dell’immersive theatre, l’ultima tendenza del teatro contemporaneo, ancora poco diffusa in Italia. Il dispositivo è soprattutto mentale. Barrett lo spiega così: «A teatro sei bloccato al tuo posto e spegni parte del cervello perché sei a tuo agio, se non sei a tuo agio improvvisamente hai brama di ricevere». Disagio positivo, creativo.
E COSÌ È STATO: dal loro debutto londinese nel 2005 con Firebird Ball - una fusione del mito della fenice e di Romeo e Giulietta -, il pubblico ammaliato dai loro sorprendenti spettacoli è cresciuto. Hanno una
presenza modesta online – nessuna delle loro piattaforme social è particolarmente affollata – ma trionfano nel mondo reale. Con centinaia di migliaia di biglietti venduti, da Londra i Punchdrunk hanno raggiunto gli Stati Uniti e la Cina, dove hanno portato il loro ultimo show Sleep no more (ispirato al Macbeth). Azioni e allestimenti così visionari hanno bisogno di budget importanti. Una produzione Punchdrunk costa, a detta dello stesso Barrett, come un piccolo film. Cifre impensabili per il teatro, coperte grazie a partnership rilevanti e al patrocinio dell’Arts Council (il ministero dei Beni culturali britannico) che continua a finanziare i loro spettacoli. Dare vita a “universi paralleli”, dopo tutto, richiede un certo sforzo. Anche perché i Punchdrunk si sono spinti oltre i limiti delle performance adattate ad una particolare location. Con i loro interventi, sono riusciti a trasformare luoghi enormi, spesso abbandonati e fatiscenti, in esperienze teatrali sorprendenti. Qualche esempio? Si può partire per un’avventura di sei ore per le strade di Londra ( Kabeiroi); o inseguire i passi di Faust in un ex archivio di 45 mila metri quadrati in periferia ( Faust); oppure vagare tra sogni, allucinazioni e delitti nel backstage di un noir hollywoodiano ( The Drowned Man: a Hollywood Fable). C’è poi un genere che si può definire promenade, ma più che in una passeggiata ci si trova su una montagna russa o un sentiero a precipizio. Senza sapere bene quello che succederà una volta varcata la soglia, si è
risucchiati – come Alice nella tana del Bianconiglio – in un viaggio sensuale, onirico, oscuro e misterioso, talvolta torbido. Le influenze dei film di serie B, dei romanzi gotici e dei videogiochi incontrano le ispirazioni in matrice classica: il risultato è una miscela esplosiva in cui il caos e l’ebbrezza di feste poco raccomandabili si mescolano a potenti archetipi della nostra cultura collettiva. Il mito si fa pulp, pop e punk, avvicinando alla scena un pubblico più avvezzo al Glastonbury Festival che al teatro di prosa. È il concetto stesso di teatro a essere riscritto: non luogo di incontro, di svago o espiazione, bensì un non-luogo del nostro inconscio urbanizzato e contraddittorio.
LO SI POTREBBE DEFINIRE “teatro liquido”, perché travalica i confini del genere e lascia che il pubblico si immerga. «Delizia del voyerismo» secondo il New York Times, gli show di Punchdrunk danzano sul sottile confine tra svelare e spiare, lasciando a chi partecipa la sensazione di aver scoperto un tesoro o rubato un segreto. Teatro o performance art? Installazione o luna park? Sogno o incubo? Di sicuro Punchdrunk regala emozioni intense. Il loro motto è «Sleep no more!», non dormire più! E chi ci riesce?