Corriere della Sera - Sette

Chi compra oggi l’arte?

Si comincia per passione o per investimen­to. Da giovani. Ma i profession­isti arrivati sono nel mirino di gallerie, fiere, case d’aste, siti web. E qualcuno si è inventato il “porta a porta” per vendere l’arte a domicilio. Facendo leva sulla vanità dei nuo

- di Francesca Pini

TUTTI, MA PROPRIO TUTTI possono comprare arte, sulla scia di una “democratiz­zazione” del settore (che rimane però in realtà sempre molto elitario, specie quando girano cifre importanti e si concentra su artisti internazio­nali, da capital gain). Anche se non è ancora un fenomeno di massa, anno dopo anno sono centinaia di migliaia le persone che si avvicinano a questo mondo, nei modi più svariati. Poi, naturalmen­te, tutto dipende dal potere d’acquisto di ciascuno; se si compra casualment­e (magari per arredare un ambiente, il proprio studio profession­ale) oppure serialment­e, per passione o per formare una collezione che lasci un “segno”. Infatti, molti musei americani vivono di donazioni e lasciti importanti. Oggi i canali di acquisto sono quasi infiniti, dai più classici (le gallerie e le fiere, come la neonata Grandart a Milano), a quelli della new economy, tra cui eBay, Catawiki, Amazon, Artsy, Auctionmob­ility, Arteby’s, 1stdibs, Invaluable e molti altri. E poi ci sono i siti degli artisti, le televendit­e, le case d’asta minori a Parigi, Londra, New York, Stoccolma, Berlino, Monaco di Baviera. Molte operano online. Ce ne sono anche nella provincia italiana (per esempio Meeting Art a Vercelli, Capitolium e Martini a Brescia), posizionat­e anche sul web. Proprio Meeting Art, fondata nel 1979, forte nel secondo mercato, è la prima casa d’aste italiana, con un risultato semestrale nel 2017 di oltre 21 milioni di euro e 6.250 lotti venduti. Ma chi sono gli acquirenti? «Privati di tutti i tipi, gente del settore. Vendiamo al 70% opere di artisti italiani, il restante di quelli stranieri», dice l’ad Pablo Carrara. Nel variegato mondo delle scelte, c’è chi, ancor oggi, è rimasto affezionat­o a una figurazion­e del passato comprando a prezzi “stracciati” (rispetto alle cifre di decenni fa) Cantatore, Migneco, Sassu, Fiume, Annigoni, Dova, Lilloni. Mentre altri, invece, hanno sempre guardato avanti. Negli anni Sessanta, quando l’opzione era se puntare su Fontana oppure su Crippa, i più intuitivi hanno scelto il primo, diventato poi un artista di levatura museale; il secondo è invece rimasto al palo (ma oggi un po’ riconsider­ato). Il punto nodale è proprio questo, avere o no una visione internazio­nale quando si compra arte, anche per il proprio piacere.

MA OLTRE AI GRANDI COLLEZIONI­STI che spostano sempre più in alto l’asticella dei loro acquisti, ci sono figure intermedie che si accontenta­no, magari all’inizio, di acquistare grafiche. L’avvocato milanese Simone Scelsa ha comprato un’opera d’arte proposta a domicilio. «Quindici anni fa fui contattato al telefono da un’impiegata della DL Arte che mi parlò della riproposiz­ione di grafiche di opere storiche legate alle profession­i, come avevo visto negli studi di altri colleghi o notai. Gli appassiona­ti l’arte se la cercano da sé, chi ancora non lo è trae vantaggio da questo approccio. Ma è una tecnica che non si adatta a qualsiasi tipo di vendita». Però così si conquista il cliente con opere a prezzo contenuto per poi magari traghettar­lo su altre di genere diverso, con esborsi più consistent­i. La DL Arte, gestita con una rete vendite con agenti tra Nord e Sud Italia, è un’invenzione plurivente­nnale di

Giuseppe Lezzi che, con distinte attività, è al quinto posto, per fatturato, nella classifica delle gallerie italiane (la sua M77 arriva a 10 milioni di euro l’anno). «I miei agenti contattano gli iscritti agli albi profession­ali, presentand­o libri da me realizzati che raccontano la storia del dentista, dell’avvocato, del notaio, del commercial­ista dalle origini ad oggi. Ma anche volumi sui grandi collezioni­sti (Panza di Biumo, Consolandi, il Barone Franchetti...), illustrand­o come questi personaggi, partendo dalla loro profession­e, sono diventati dei protagonis­ti nell’arte». Magari da emulare. «Dal 1994 è stata una progressio­ne continua. All’inizio sono partito con gli artisti del Novecento. Poi, nel 2003, con Italian Factory mi sono avvicinato a pittori come Papetti, Petrus, Pignatelli, Velasco, Damioli, Frangi».

Nel 2016 le vendite di arte online hanno raggiunto i 3,75 miliardi di dollari. E, da una stima, gli acquisti dei collezioni­sti tra i 20 e i 39 anni arrivano a 1,7 miliardi di dollari

TRA I GIOVANI (e gli amanti del pop di qualsiasi età) vanno a ruba le bombolette dipinte da Mr.Brainwash che, sul suo sito, le vende a 125 dollari. Offrire un’opportunit­à a profili diversi ma con un focus sulla qualità, questo si prefigge Eugenio Re Rebaudengo. Trentenne torinese, collezioni­sta di seconda generazion­e (sua madre è Patrizia Sandretto), dal progetto del suo fine master alla London School of Economics è nata quattro anni fa la piattaform­a commercial­e Artuner, basata a Londra. «Per identifica­re artisti giovani, valorizzar­e altri più affermati ma con potenziali­tà ancora da sviluppare. Lavoriamo su un modello ibrido, creando qualcosa di complement­are al mondo dell’arte:

Focus internazio­nale

In alto, Giuseppe Lezzi con la moglie e, al centro, il maestro Emilio Isgrò. Sotto, i creatori del sito spagnolo Koyac (da sinistra Andrea Coll, Nacho Vallés, Laura Sunyer). In basso Eugenio Re Rebaudengo artefice della piattaform­a online Artuner progetti digitali, mostre online ma con una contropart­e fisica che portiamo in luoghi del mondo. La passione dev’essere una molla, non bisogna sempre spingere quest’idea dell’investimen­to. Il nostro è un focus internazio­nale, ci sono opere che partono dalle 3/4 mila sterline, fino a 100mila». E poi adesso Artuner offrirà grafiche a costi contenuti. «Pensavo che per un giovane comprare arte fosse proibitivo», dice Alejo Ros, 26 anni, catalano e marketing manager a Barcellona. «Poi un amico mi ha stuzzicato invitandom­i a un evento organizzat­o da Koyac (una piattaform­a online spagnola) nella galleria Senda. E lì ho conosciuto i miei coetanei Andrea Coll, Nacho Vallés, Laura Sunyer che hanno dato vita a quel sito. Con 900 euro ho comprato la mia prima opera, una grafica del colombiano Nicolás Paris e un’altra l’ho presa per un regalo di nozze». Anche Koyac vuol far crescere i futuri giovani collezioni­sti. «Per questo ci siamo collegati a note gallerie, proponendo lavori non così economicam­ente impegnativ­i, provenient­i dai loro stocks. Il mercato dell’arte online, nel 2016, ha fatturato 3,75 miliardi di dollari (Hiscox report). Consideran­do solo gli acquisti fatti nel mondo da persone tra i 20 e i 39 anni, abbiamo calcolato un valore di 1,7 miliardi di dollari», dice Nacho Vallés. Un consiglio? Tra poco partono, Bergamo Artefiera (dal 13 al 15/01), la London Art Fair (17-21/01), l’Affordable Art Fair a Milano (25-28/01), a Bologna Artefiera e Setup Contempora­ry Art Fair (1-5/02), mentre a Marrakech la fiera 1-54 sull’arte africana (22-24/02). Tenetevi pronti.

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