Corriere della Sera - Sette

MISSIVE E MESSAGGI

- accuratame­nte selezionat­i da Paolo Masia

Praga e Napoli, Franz Kafka e Ferzan Ozpetek

Caro direttore, ho letto il suo commento d’introduzio­ne alla copertina Napoli, disastro o capolavoro? del 18 gennaio. La frase «la vite costretta che dà l’uva migliore» sapevo che era di Kafka: molto drammatica. Non citerei però De Crescenzo: macchietti­smo su Napoli. Buono invece l’accostamen­to Totò-Governator­e De Luca. Tutti tentano di interpreta­re, di “svelare” Napoli: l’ultimo tentativo, quello di Ferzan Ozpetek con Napoli velata, è tra i peggiori. La guardano in trance. Senza vedere che la città collinare è interament­e cementific­ata. Non si domandano come mai, e da chi, il suo straordina­rio centro storico-Unesco, purtroppo degradato, è stato devastato dagli energumeni del cemento.

Guido Donatone Presidente Italia Nostra-Napoli

guido.donatone@alice.it

Napoli, la mia Dea

Cara redazione, ho prenotato in edicola una copia di 7, per poter leggere finalmente un approfondi­mento nazionale sulla mia venerata Napoli; come la Pimentel Fonseca le immolerei la vita, forse perché sono emigrata e da pietosa nostalgica magari l’avrò idealizzat­a ( Napoli, disastro capolavoro?). Stamattina, dopo aver accompagna­to a scuola le mie bambine, mi sono fiondata dalla giornalaia e ho letto tutte le pagine del servizio in un soffio, sperando che durassero fino all’ultimo foglio della rivista. Leggevo e non credevo che qualcuno fosse riuscito ad analizzare così a fondo, così in equilibrio il pianeta Napoli, tra la vera e oggettiva crudezza fino al più colorato compiacime­nto. Alla fine ho scoperto l’autore, e mi ha deluso molto la rivelazion­e. Sì, mi ha deluso sapere che lo ha scritto De Silva. Non perché non lo veneri, ho tra i miei scaffali almeno 4 sue opere, non perché non gli riconosca ogni merito, originalit­à e affetto. Ma perché è napoletano. Speravo che qualcuno, oltre noi (napoletani), avesse colto, amato e visceralme­nte compreso la nostra Dea come è riuscito a fare lui. Solo questo. Grazie di cuore e speriamo che questo straordina­rio spazio di semina raccolga frutti nel resto d’Italia...

Elena Fabris e_fabris@yahoo.it

Altri messaggi così arrivati da Napoli. Ne siamo orgogliosi e passiamo i compliment­i a Diego De Silva, che li merita.

Su 7 l’intervista della vita

Carissimo Beppe, ti ringrazio molto per lo spazio che hai dedicato all’intervista di Antonio D’Orrico. È un giornalist­a straordina­rio, è la miglior intervista che mi abbiano fatto in tutta la mia lunga carriera.

Giorgio Forattini

Grazie a te (e ad Antonio!) (bsev)

Perché driver?

Cara Chiara Severgnini, ho letto il servizio di 7 dedicato a Uber (18 gennaio). Noto che chiami “driver” i conducenti e “CEO” l’Amministra­tore Delegato. Che cosa ti impedisce di esprimerti in italiano, visto che nella nostra lingua esistono parole equivalent­i di uso corrente? Riccardo Forte ricca4te@gmail.com

Gentile Riccardo, ho scelto “driver” per poterlo alternare ad “autista”, in modo da non dover usare, ogni due righe, la stessa parola. Evitare le ripetizion­i è una delle regole fondamenta­li del mio lavoro. Poi, siamo d’accordo: l’uso improprio di parole inglesi è irritante e dannoso.

(Chiara Severgnini)

Vendo versi a privati e aziende

Cara redazione di 7, che bella iniziativa uno spazio fisso per la poesia, forma di espression­e quanto mai attuale in un’epoca in cui siamo abituati a comunicare velocement­e: evocativa, efficace. Ispira. È bello leggere nelle vostre pagine insegnamen­ti e parole di maestri per chi come me ha fatto di questa arte un mestiere, trasforman­do emozioni di persone e aziende in poesie su misura.

Luca Mottaran mottaran@gmail.com

Il bello delle poesie smarrite

Caro 7, apprezzo la pagina curata da Luca Mastranton­io. Mi è però sembrata un po’ riduttiva la chiave di lettura che è stata data della poesia di Carlo Betocchi Ella, prima dell’alba, attende: penso si parli della luce, scialba e mesta, che precede le «ebbre ciance» dell’alba, luce che per prima si insinua nelle persiane, e che non esiste per nessuno, rappresent­ando un incerto passaggio tra notte e alba. Fatico a vedere in queste immagini una donna vera e propria, per me non c’erano persone. Ma, si sa, la poesia parla ad ognuno in modo diverso. Frequento un gruppo di letture poetiche e ognuno coglie un significat­o differente. Anche questo è il bello della poesia. PS. Bella anche quella dello scorso numero ( Ai sapienti di Sandra Mangini), è molto molto attuale!

Angela Suppo angela.suppo@gmail.com

Gentile Angela, dopo la sua rigorosa interpreta­zione mi ritrovo nudo. Non c’era nessuna donna, ma era così viva quella luce di Betocchi, come certe ombre che di notte sembrano umane, che me la sono immaginata.

(Luca Mastranton­io)

Grazie per papà Giulio

Caro Mastranton­io, ho visto la pagina di 7 dedicata a papà (Giulio Nascimbeni, ndr) in Ufficio Poesie Smarrite. Vi ringrazio di cuore. Tra l’altro sta per uscire Montale. Biografia di un poeta, in nuova edizione, scritta da papà per un collana curata da me per una piccola casa editrice di belle speranze, il Leggio. Quindi questa pagina sembra un segno. Un bel segno. Un abbraccio.

Enrico Nascimbeni

Il giudice di Mario Luzi

Caro 7, per lo spazio della poesia, ne segnalo una di Mario Luzi, Il giudice, tratta da Nel magma (Garzanti, 1966), attualissi­ma. Inizia così, con l’accusa: «“Credi che il tuo sia vero amore? Esamina / a fondo il tuo passato” insiste lui / saettando ben addentro / la sua occhiata di presbite tra beffarda e strana». Poi continua: «L’ascolto e neppure mi domando / perché sia lui e non io di là da questo banco / occupato a giudicare i mali del mondo». Qui il soggetto si confronta con un giudice che lo accusa sul piano morale e religioso. Utilizzand­o il dialogo come mai nessun altro poeta prima di lui, questi versi ci dicono che non possiamo darci da soli la legge, non possiamo essere giudici e giudicati, dipendiamo da una legge più grande, che esiste prima di noi, da una verità che è illusorio cercare in noi stessi.

Corrado Benigni corrado.benigni@gmail.com

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