Corriere della Sera - Sette

ALLA RICERCA DELLE RADICI

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Vent’anni dopo, Buenos Aires ci ha preso a sassate

« QUI VIENE GENTE STRANA, sa: specie di lunedì, dopo le partite del San Lorenzo. Arrivano con un bicchiere di Fernet y cola, si siedono davanti alla tomba di quel povero cristo e gli parlano. Il gol, il fuorigioco, il portiere che fa schifo... Come fossero al bar. Però questo non è un bar, señor ». In effetti, è il cimitero della Chacarita, il maggiore di Buenos Aires. Anche se, visto da fuori, dall’Avenida Lacroze, le infinite file di jacaranda lo fanno sembrare più un giardino. Sulla guida Lonely Planet consiglian­o in realtà di andare a visitare l’altro cimitero della capitale argentina: la Recoleta, dove sta Evita Peron. Però alla Chacarita c’è l’altro “povero cristo” Carlos Gardel: il rey del tango. E, appunto, la lapide di Osvaldo Soriano, forse il più grande scrittore di calcio esistito. Siccome mio papà, nato in Argentina – è insieme a lui che, dopo vent’anni dall’ultima volta, faccio ritorno a Buenos Aires – peronista non lo è mai stato, siamo venuti qui, davanti alla lapide a terra di Soriano, qui dove vanno a chiacchier­are di fútbol i suoi fan, mezzi

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