Mandare in Niger le truppe italiane è una buona idea?
«Per affrontare il tema dell’immigrazione bisogna aiutare i Paesi d’origine: facciamo sentire all’Africa e agli alleati europei che ci siamo» sottolinea l’ammiraglio. «In Niger c’è bisogno di tutto meno che di armi, la gente non vuole i soldati stranieri»
Sì Giampaolo Di Paola
RITENGO CHE LA MISSIONE italiana in Niger sia utile e necessaria. Per affrontare il problema dell’immigrazione oltre che in Italia occorre agire alla fonte, aiutando i Paesi d’origine a gestire il proprio territorio: il Niger in questa prospettiva è fondamentale e una decisione del genere non può in nessun modo essere stata presa senza il consenso del governo locale. Inoltre, che l’Italia si assuma le sue responsabilità è un bene: in Africa ci sono già altri Paesi europei e anche noi dobbiamo fare la nostra parte. Non si può pretendere un’Europa più solidale senza offrire maggiore solidarietà all’Europa. L’iniziativa non è solo da lodare ma probabilmente anche da estendere ad altre realtà. A chi ritiene sbagliato inviare soldati per puntare invece solo su progetti di cooperazione rispondo che entrambi gli aspetti sono necessari. Pensare che gli aiuti economici sarebbero sufficienti dimostra una totale miopia della reale situazione – così come peraltro credere che la questione si risolva semplicemente attraverso il supporto militare. Nell’avviare una iniziativa del genere è importante ragionare su tempi lunghi e dimostrare solidarietà. In Niger gli obiettivi da raggiungere sono duplici: da una parte c’è l’aspetto operativo, addestrare le forze di sicurezza perché arrivino al controllo centralizzato del territorio; dall’altra c’è il tema politico: dare un segnale forte al Niger, ai Paesi della regione, agli alleati europei, che l’Italia c’è.
No Mauro Armanino
SONO CONTRARIO A QUALSIASI missione militare, il Niger ha bisogno di tutto meno che di armi. Vivo qui da sette anni, occupandomi soprattutto di aiutare i migranti che tornano sconfitti nel loro progetto di emigrazione e di progetti in ambito educativo. Da troppo tempo nel nostro Occidente si usa l’immigrazione come capro espiatorio, e così si giustificano i miliardi spesi in sicurezza e le missioni militari. La tendenza all’esternalizzazione delle frontiere europee ha una terribile influenza sull’Africa occidentale, nel cui territorio per inciso avvengono la maggior parte delle migrazioni. La presenza militare non solo non aiuta ma è dannosa: non si tiene conto del malessere della popolazione rispetto a questa scelta, che non è mai stata discussa qui in Parlamento e getta una luce sinistra sulla nostra presenza. Solo qualche giorno fa ci sono stati arresti durante una manifestazione anche contro l’arrivo dei militari. Non vengano a dire neppure che la missione è giustificata dalla volontà del governo nigerino, che è di fatto illegittimo: le ultime elezioni sono state una farsa. Se l’Occidente vuole aiutare, deve dismettere un atteggiamento neocoloniale e presentarsi con umiltà, altrimenti anche cooperazione e aiuti economici – che peraltro finiscono per essere spesi in sicurezza, controllo delle frontiere e ong occidentali – verranno sempre visti soltanto nell’ottica di frenare l’immigrazione E invece io penso che l’Africa abbia diritto ad essere ascoltata.
L’ammiraglio Giampaolo Di Paola, 73 anni, è stato Capo di Stato maggiore, presidente del Comitato militare della Nato, e ministro della Difesa. È senior advisor dell’ISPI. Padre Mauro Armanino, 65 anni, è prete missionario presso la Società delle Missioni Africane. Da sette anni vive nella capitale del Niger, Niamey