È giusto garantire una retribuzione a chi rifiuta il lavoro?
Cara Lilli, siamo in campagna elettorale: il M5S rilancia il reddito di base, Berlusconi risponde con 1.000 euro di pensione minima e Flat Tax e le due sinistre PD e LeA chiedono più soldi a tutti e riduzione tasse. Copiando dall’introduzione di un libro di due ricercatori francesi, Il reddito di base, una proposta radicale, si potrebbero – e dovrebbero – affrontare in modo diretto le più importanti obiezioni alla auspicabilità e alla fattibilità del RdB. Alfredo Rossi alfredo.rossi43@gmail.com
CARO ALFREDO, le obiezioni al reddito garantito sono sostanzialmente due: una di tipo economico (dove si trovano le risorse?) e una di tipo morale (è giusto garantire una retribuzione a chi rifiuta il lavoro?). La campagna elettorale un po’ aiuta a chiarire la questione, se con pazienza si va ad approfondire via internet, via tv e leggendo i giornali. Il M5S per esempio prevede per il reddito di cittadinanza
– diventato il suo cavallo di battaglia
– una spesa di 17 miliardi da coprire con tagli agli sprechi nella pubblica amministrazione e alle spese militari, con l’aumento delle royalties per le concessioni petrolifere e delle tasse per banche e assicurazioni e con l’8 per mille destinato allo Stato. Da più parti però sorgono dubbi sulla reale capacità di recuperare queste risorse. Il sussidio decade se il beneficiario rifiuta per tre volte lavori giudicati congrui. Laddove è stato introdotto un reddito di base questo viene sospeso già al primo rifiuto e i controlli su chi se ne approfitta lavorando in nero sono molto severi. Inutile dire che in Italia sarebbe tutto molto più difficile. In generale, stiamo assistendo alla moltiplicazione di mirabolanti impegni di quasi tutti i leader politici (con qualche apprezzabile eccezione), con effetti devastanti per le finanze dello Stato. In questo circo delle promesse elettorali, la tentazione di cedere alla rassegnazione è forte. Ma dobbiamo resistere e continuare a pretendere credibilità programmatica, perché la democrazia serve non solo a sceglie- re i nostri rappresentanti, ma anche le loro proposte politiche. Magari per poi scegliere il meno peggio.
Cara Lilli, gli ultimi dati sull’occupazione rivelano che abbiamo superato il numero degli occupati di 40 anni fa. Ma fino a 40 anni fa lavorava solo il marito e manteneva tutta la famiglia, oggi se non lavora anche la moglie non si arriva a fine mese. Siamo sicuri che tutte le donne che lavorano lo fanno per libera scelta?
Adelchi Benetti adelchi.b@alice.it
CARO ADELCHI, se la soluzione al problema della disoccupazione strutturale è di tenere chiuse le donne in casa, temo che lei viva nel secolo sbagliato e nel posto sbagliato. Pensa davvero che tutti gli uomini che lavorano lo fanno per libera scelta e per un indicibile piacere a sudare sette camicie, spesso per pochi euro? E crede che tutte le donne che si dedicano a un mestiere sceglierebbero in massa il focolare domestico, se potessero?