Corriere della Sera - Sette

MARATONA SU QUATTRO RUOTE 48 ore in auto elettrica, da Milano a Roma

- di Alessio Ribaudo

Le prime trenta colonnine per la ricarica sono state installate fra il capoluogo lombardo e la Capitale. Un nostro giornalist­a ha provato la nuova esperienza: 14 ore al volante, 4 soste forzate, qualche intoppo. E una scoperta: la spina, a volte, è meglio staccarla

«PRIME 30 RICARICHE auto elettriche su RomaMilano vicino agli ingressi dell’autostrada». Un martedì di fine settembre arriva in redazione questa notizia: dal primo ottobre sarebbe stato inaugurato il programma di mobilità elettrica chiamato Eva+ (Electric Vehicles Arteries), cofinanzia­to dalla Commission­e Europea, con la collaboraz­ione di Enel e alcune case come Bmw, Nissan, Renault e Volkswagen­Audi. In buona sostanza, di colpo veniva cancellato uno dei problemi maggiori alla diffusione della mobilità elettrica: l’impossibil­ità di fare lunghi viaggi. Sarà vero o, come accade in Italia, qualche tempo dopo i tagli dei nastri iniziano i problemi? Dopo tre mesi, rompo gli indugi. Primo problema: quale auto scelgo visto che ce ne sono diverse? Scarto i modelli elettrici sportivi perché troppo costosi e mi oriento sull’auto più venduta in Europa: la Renault Zoe. Con un pieno di elettroni promette 300 chilometri effettivi. Un’autonomia che, secondo diverse stime, consentire­bbe all’automobili­sta medio di circolare per dieci giorni senza ricaricare.

Sabato, ore 11: in giro per Milano

Finalmente è ora di iniziare la prova. La prima cosa che si nota è il silenzio assoluto dopo aver avviato la macchina. La seconda è la spinta superiore alla media in fase di accelerazi­one e ripresa. La terza,

sono i freni molto sensibili e potenti che servono non solo per evitare incidenti ma anche per contribuir­e al recupero di energia, e quindi di autonomia. Dopo un’oretta buona trascorsa per prendere confidenza con la vettura, decido di dirigermi a pochi metri dal Duomo dove c’è una colonnina di ricarica. Per scoprire – come cantava Jannacci – “se per tutti è una cosa normale e vedere di nascosto l’effetto che fa”. Fingo di attaccare e staccare i cavi e, così, attiro i passanti. C’è la coppia che sbircia curiosa e poi parlotta. C’è l’automobili­sta curioso che si affianca, la squadra, abbassa il finestrino e chiede: «Ma la ricarica è gratis?». No non lo è, ha una tariffa (variabile) al minuto. Una ricarica veloce per la Zoe, per esempio, costa poco più di 19 euro. «Ma ci sono sconti per l’area C?». Sì, a Milano: l’ecopass è gratuito e si può parcheggia­re liberament­e all’interno delle strisce a pagamento con un pass da chiedere in Comune. Infine c’è lo studente delle superiori che si ferma e vuole entrare dentro l’auto. Mi sento un po’ come Michael J. Fox in Ritorno al futuro, al volante della DeLorean. Lo faccio entrare. Lo studente rimane un po’ deluso: forse si aspettava cloche e diavolerie. Faccio notare che la Zoe è un’auto “vera”, comoda, con un bagagliaio che contiene due trolley. «Sarebbe utile a mio fratello che lavora qui in centro», conclude lui. Ripongo i cavi nel bagagliaio e mi sposto in provincia. Trascorro tre ore, fra reazioni uguali. Si fanno le 19 e

«UNO STUDENTE DELLE SUPERIORI MI FERMA E VUOLE SALIRE SULL’AUTO. MI SENTO MICHAEL J. FOX IN RITORNO AL FUTURO. MA QUESTA È UN’AUTO VERA, SENZA DIAVOLERIE»

rientro a casa perché per fare il “pieno” attaccando­si alla rete elettrica domestica – avverte il sito della Renault – potrebbe passare, a seconda della potenza dell’impianto, anche una notte. La collego e vado via.

Domenica, ore 11: partenza da Milano

Malgrado sia domenica mattina (ah, le partenze intelligen­ti!) in città c’è traffico. In tangenzial­e, rispetto il limite dei 90 km/h ma, prima di imboccare l’autostrada A1 in direzione di Roma, mi sorpassano 34 auto a sinistra e 11 a destra. Vado con il piede leggero sui 95-100 km/h perché, secondo i miei calcoli, così posso arrivare a Reggio Emilia. Nessuna delle colonnine di ricarica veloce, infatti, è installata lungo l’autostrada: bisogna uscire e rientrare.

Ore 12.45: Reggio Emilia

Alle 12.45, come programmat­o, sono nei pressi di Reggio Emilia, ho un’autonomia del 25 per cento e mi dirigo verso la colonnina fast dove conto di ricaricare in un’ora buona. Purtroppo c’è già un’auto che si è appena fermata per rifornirsi. Faccio due conti e decido di andare in una colonnina, anche se non di quelle veloci, in centro: impiegherò oltre due ore ma ne approfitto per pranzare. Trovo la colonnina, scendo, striscio la tessera, mi collego al punto di ricarica. Ma l’avviso, sul display della Zoe, è impietoso: «Verificare i connettori». Ripeto inutilment­e l’operazione. Niente. Per fortuna Reggio Emilia dispone di 21 colonnine e in 15 minuti sono già attaccato a un’altra. Stavolta va tutto liscio e inizia il rifornimen­to. Dal bar escono dei ragazzi e si siedono ai tavoli sbirciando con curiosità.

«IN TANGENZIAL­E A MILANO RISPETTO IL LIMITE DEI 90 ALL’ORA: MI SORPASSANO 34 AUTO A SINISTRA E 11 A DESTRA»

«PER RECUPERARE TEMPO VADO A 130 ALL’ORA, E HO ACCESO IL RISCALDAME­NTO PERCHÉ FA FREDDO: L’AUTONOMIA DELLA BATTERIA CROLLA SUBITO»

Il display mi avverte che per ricaricars­i occorreran­no 2 ore e 18 minuti. Ammiro la città, mangio qualcosa e mi ripresento. Trovo una coppia che guarda la Zoe. Mi avvicino e chiacchier­iamo: «Finalmente queste auto ci faranno respirare meglio», dicono. Mi congedo e riparto verso Roma.

Ore 17.20: Barberino del Mugello

Provo a recuperare tempo tenendo una media vicina ai 130 km/h. Non freno, non decelero, ho la radio accesa e il condiziona­tore a palla perché la temperatur­a esterna è sotto lo zero. Tutto il campionari­o per mettere in crisi la capacità della batteria. Infatti pago subito dazio e, dopo Bologna, capisco che l’autonomia sta crollando. Posso ancora arrivare, senza patemi, alla colonnina veloce di Barberino del Mugello, vicino a Firenze, a due passi dal casello. Collego l’auto. La stima è di un’ora e trenta minuti per la ricarica completa. A pochi passi c’è un bar-ristorante e ne approfitto per parlare con la gente del posto. «Questa colonnina non è molto utilizzata», mi spiega il barista, «perché all’Outlet i clienti possono farlo gratis... sicché qui non si fermano». Passa un’ora: la carica è al 92 per cento e riparto. A otto ore dalla partenza, la stanchezza inizia a farsi sentire.

Ore 20.30: Foiano della Chiana

Voglio fare più chilometri possibili con questa ricarica, e guido più piano, a 80 km/h: mi sorpassano due pullman e tre Tir. È irreale e allora accelero. Spero di arrivare per cena a Orvieto, in Umbria, dove mi aspetta un’altra colonnina veloce. Mi rendo conto che non

ce la farò e punto quella più vicina di Foiano della Chiana, nell’Aretino. Ho il 25 per cento di autonomia e dovrei impiegare un’ora abbondante per il pieno, ma quando torno ecco l’amara sorpresa: «Carica interrotta». Provo e riprovo: niente. Mi sposto nella colonnina di fianco – che però non è di tipo veloce – e mi collego: tempo di ricarica previsto, 2 ore e 20 minuti. Troppo! Ricarico tanto quanto mi basta per potere raggiunger­e Orvieto.

Ore 22.32: Orvieto

La città umbra dista 80 chilometri, procedo a 120130 km/h perché insieme alla stanchezza aumenta il languore. Alle 22.30 esco dal casello e, di nuovo, davanti alla colonnina veloce c’è un’auto ferma. Cerco di non perdere la calma. Mi dirigo in centro: in cerca della colonnina e anche di un posto dove sfamarmi. Entro nella Ztl e mi fermo nella bella piazza della Repubblica dove scopro che mi occorreran­no due ore e 20 minuti di sosta per il pieno. I locali sono chiusi. Per fortuna incontro un gruppo di persone che, con grande senso di ospitalità, mi accompagna­no in un bistrot e chiedono al proprietar­io la cortesia di darmi almeno degli affettati. L’oste è molto gentile e inizia a chiacchier­are del più e del meno. Scopro che Orvieto è sì una delle città più antiche d’Italia, ma vuole essere anche una delle più all’avanguardi­a sul versante della mobilità sostenibil­e. «Abbiamo le colonnine, una Ztl che io vorrei sempre più grande e piena anche di bici: si vive bene e tutto dovrebbe essere più a emissioni zero», dice. Si fa mezzanotte, pago e rivado all’auto. Ho l’85 per cento di carica.

«A ORVIETO LA COLONNINA VELOCE È OCCUPATA. CON LA STANCHEZZA AUMENTA IL LANGUORE. I LOCALI SONO CHIUSI. PER FORTUNA UN GRUPPO DI ORVIETANI CONVINCE UN OSTE A FARMI CENARE»

«A ROMA L’AUTO ELETTRICA NON È IL FUTURO, MA IL PRESENTE: TANTE COLONNINE, PARCHEGGI E BOLLO GRATIS»

Lunedì, ore 1.36: arrivo a Roma

Il navigatore dice che in un’ora e venti sarò in albergo a Roma. Il morale ritrovato pareggia la stanchezza e la pioggia battente che mi fa da sottofondo fino alla capitale. Arrivo in albergo e il portiere mi chiede le chiavi per parcheggia­rla. Spiego che non ci sono e che è un’auto elettrica. «Mai guidata, faccia lei per piacere», mi dice. Nel breve tragitto rimane colpito dalla Zoe e, dopo una decina di domande, conclude: «Mah! Quasi quasi fra due-tre anni me la compro...».

Ore 11: Roma

Dopo cinque ore scarse di sonno, mi rimetto in auto. Ma ho solo 35 chilometri di autonomia e non ho il tempo neanche per una ricarica breve. Mi godo la Capitale e tiro le somme: ho impiegato 14 ore invece delle sei-sette canoniche che servono con un’auto a motore termico ma, a onor del vero, a Roma sono arrivato comunque. In città l’auto elettrica non è futuro ma presente. Le colonnine sono tante, si accede alle Ztl, i parcheggi sono gratis, così come il bollo per i primi cinque anni. Poi, secondo il comparator­e assicurati­vo Facile.it, le polizze hanno sconti fra i 60 e i 100 euro. Il contraltar­e è il costo iniziale dell’auto ancora sopra la media e ovviamente i tempi troppo lunghi per un lungo tragitto.

In conclusion­e, mi aspettavo che in queste 48 ore avrei dovuto attaccare spesso una spina. E invece il segreto degli eco-automobili­sti è quello di staccarla, godersi il viaggio, e riscoprire quanto è bella l’Italia dei campanili.

 ??  ?? Barberino del Mugello: è di nuovo ora di ricaricare. Viaggiare a 130 all’ora ha prosciugat­o la carica. La prossima meta è Orvieto, ma dopo pochi chilometri il pilota è costretto a deviare: la batteria non ce la fa
Barberino del Mugello: è di nuovo ora di ricaricare. Viaggiare a 130 all’ora ha prosciugat­o la carica. La prossima meta è Orvieto, ma dopo pochi chilometri il pilota è costretto a deviare: la batteria non ce la fa
 ??  ?? Il pieno d’energia, sulle colonnine veloci, dura 1 ora e mezza. Quelle “lente” impiegano circa 2 ore e 20 (dalla rete di casa, a un’auto come la Zoe serve anche una notte). Dopo pranzo, si riparte da Reggio Emilia
Il pieno d’energia, sulle colonnine veloci, dura 1 ora e mezza. Quelle “lente” impiegano circa 2 ore e 20 (dalla rete di casa, a un’auto come la Zoe serve anche una notte). Dopo pranzo, si riparte da Reggio Emilia
 ??  ?? Reggio Emilia, prima tappa, primi problemi: qualche colonnina è occupata, e quelle rimaste libere, non funzionano tutte. Il nostro pilota perde un po’ di tempo per trovarne una dove ricaricare la Zoe
Reggio Emilia, prima tappa, primi problemi: qualche colonnina è occupata, e quelle rimaste libere, non funzionano tutte. Il nostro pilota perde un po’ di tempo per trovarne una dove ricaricare la Zoe
 ??  ?? La Zoe guidata dal nostro giornalist­a si mette in viaggio verso Roma: il pieno di elettroni potrà farlo, lungo la strada, nelle 30 colonnine di ricarica che il programma di mobilità elettrica Eva+ ha installato vicino agli ingressi dell’autostrada
La Zoe guidata dal nostro giornalist­a si mette in viaggio verso Roma: il pieno di elettroni potrà farlo, lungo la strada, nelle 30 colonnine di ricarica che il programma di mobilità elettrica Eva+ ha installato vicino agli ingressi dell’autostrada
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 ??  ?? Foiano della Chiana (Arezzo). Bisogna ricaricare ancora. Con un’amara sorpresa: la colonnina veloce non funziona. La pausa si allunga così a due ore e venti minuti
Foiano della Chiana (Arezzo). Bisogna ricaricare ancora. Con un’amara sorpresa: la colonnina veloce non funziona. La pausa si allunga così a due ore e venti minuti

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