Corriere della Sera - Sette

Zia Settimia e la regola del morire: «Non si può cambiare?»

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- Di Danilo Stefani

I l migliore della settimana: Danilo Stefani, 55 anni

ERA IL 26 DICEMBRE 2017. Il vento di Tramontana quel mattino batteva forte sul piazzale della Casa di Riposo. Per fortuna il cielo azzurro e quel sole tiepido delle undici scaldavano un poco l’umore e le ossa. La mamma teneva il passo e guidava, come una piccola bersaglier­a. Minuta, bassa e infagottat­a, da lontano poteva anche sembrare una bimba. Ma era una “bimba” di 81 anni. La seguivo, ammirato e assorto. Pensavo ai suoi trascorsi, quando era una bambina sul serio e subì la guerra. Ora era lì, a fare strada per la visita alla zia. La sua amata zia. Zia Settimia.

TROVAMMO ZIA nel salone centrale. Accomodata sulla sua sedia a rotelle, con un bel cappottino scuro, e un foulard celeste viola al collo che gli donava una certa grazia. Era l’essenza in carne della semplicità che si fa ammirare dall’alto dei 91 anni. Mi colpì il suo profilo: sembrava quello di una vecchia indiana, con gli zigomi importanti e una carnagione scura incornicia­ta da splendidi capelli. Aveva l’abitudine del viso sempre eretto, a fissare l’interlocut­ore con quegli occhi scuri e attenti. Un’abitudine d’altri tempi, quando la parola e l’atteggiame­nto potevano mostrare un enorme rispetto. Baciava come si faceva una volta: calorosa e lieve, quasi incerta. Erano baci consapevol­i della loro preziosità. Di fronte a mia mamma, che le chiedeva ciò che ci si aspetta in questi casi, teneva stretta un’emozione forte che si percepiva dalle labbra e dalle mani serrate e tremanti sui braccioli della sedia. Mi godevo il suo profilo, la sua semplicità elegante nel ritrovare i fili del passato per legarli al presente. E beneficiav­o del suo sorriso delicato, che è divenuto infine una carezza nell’aria al momento di una domanda: zia Settimia voleva sapere una cosa.

C’È UNA REGOLA DEL MORIRE? «Oh zì, alla fine ce tocca de morì…che ce potemo fa’... ce tocca e basta, è la regola», disse la mamma, amabile ma risoluta sulla condizione estrema della più spietata legge di natura. E allora zia Settimia, la settima di otto figli, insieme a un sorriso carezzevol­e e improvviso, ci disse come per burlarsi di tutto: «Beh, ma allora se è na regola… che, nun se po’ cambia’?». Poi venne il riso di tutti noi tre. Un concerto di risate, prima dell’assolo finale che ci lasciò per un attimo angosciati.

NON SI PUÒ CAMBIARE, e non ci sono eccezioni a questa regola. Mai. Ma si può gioire per le persone cariche di umanità che arrivano a dimorare nei nostri cuori. Solo il ricordo può contravven­ire la regola del morire. La giustezza dei sentimenti è l’unica, grande, orgogliosa risposta a una vita che non fa sconti.

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Dammi la mano e non avere paura
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