Corriere della Sera - Sette

Nell’ultima telefonata al tastierist­a, l’addio di David Bowie

- Di Giusi Fasano

QUESTA È LA STORIA di un uomo che un giorno chiese del suo futuro a un indovino. «Che ne sarà di me?». L’indovino si mise a leggere il libro inesistent­e del domani e gli disse: morirai quell’anno, quel mese. Eravamo sul finire degli anni Settanta e l’uomo tornò a casa con una nota appuntata su tutti i suoi pensieri: prima di arrivare a quel giorno e a quel mese devo fare questo, e poi questo e poi quest’altro ancora... Cominciò a programmar­e la vita in funzione della morte, decise di aspettare la morte come fosse un appuntamen­to qualsiasi, ora che aveva una data precisa. E guardò la sabbia accumulars­i sempre più nella clessidra della vita, finché il suo tempo è finito davvero. Proprio quell’anno e proprio quel mese. L’uomo era David Bowie, pseudonimo di David Robert Jones. Non si sa chi fosse il sensitivo.

OGGI RACCONTA DI TUTTO questo Mike Garson, tastierist­a del Duca Bianco che con lui ha lavorato a tutti gli album pubblicati fra il 1973 e il 2003 e che l’ha seguito in moltissimi tour. A maggio sarà pubblicata una versione aggiornata di Bowie’s Piano Man: The Life of Mike Garson, autobiogra­fia che Garson pubblicò una prima volta nel 2015 e che ha aggiornato con un centinaio di nuove pagine nelle quali rivela episodi finora inediti. Della sua vita e, quindi, anche della vita di David Bowie che, lo ricordiamo, se n’è andato la sera del 10 gennaio 2016 (forse in una clinica oncologica di New York). Due giorni prima di morire, per il suo compleanno numero 69, Ziggy Stardust (uno dei suoi tanti alter ego), si era regalato Blackstar, ultima fatica registrata in studio. Ricordando la loro amicizia Garson racconta a Billboard di quel vecchio incontro fra il musicista inglese e il sensitivo che predisse la data della sua morte. «Gli disse che sarebbe morto esattament­e quando poi effettivam­ente morì» ricorda il tastierist­a. Che aggiunge: «Molti sensitivi sono solo dei fuori di testa, ma quel tizio disse il vero. David lo sapeva e non ne dubitò neppure per un secondo. Me lo disse con molta sicurezza, una volta accettata questa cosa pianificò il suo futuro basandosi su quella previsione».

NELLA NUOVA EDIZIONE del libro di Garson c’è una pagina dedicata all’ultima telefonata con l’amico David. Era la fine del 2015. Garson aveva scritto un commento per un libro che parlava di tutte le canzoni per le quali aveva suonato negli album del Duca Bianco. «Era una cosa molto sentita e sincera così scrissi subito a David. Lui mi richiamò 10 secondi dopo e disse, “Mike, abbiamo fatto un fantastico lavoro insieme”». Sembrava un ringraziam­ento come un altro. Ma c’era qualcosa nel timbro della sua voce che faceva pensare al peggio. «Fu il modo in cui me lo disse» non sa nemmeno spiegarsi Garson. «So che una volta agganciato il telefono, dissi a mia moglie: non lo rivedrò mai più e non suonerò mai più con lui. Era una sensazione molto strana, io non sapevo che fosse malato di cancro. Era come se mi stesse dicendo “Grazie per tutto il lavoro fatto, e goodbye...”». Era un addio.

 ??  ?? IL DUCA E IL SUO PIANISTA David Bowie in sala di registrazi­one nel 1970, con Mike Garson alle sue spalle
IL DUCA E IL SUO PIANISTA David Bowie in sala di registrazi­one nel 1970, con Mike Garson alle sue spalle
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy