Corriere della Sera - Sette

Condivider­e un selfie vale più dell’emozione del momento

- Di Matteo Persivale

PUÒ CAPITARE VERSO le 22.30, nella considerev­ole tristezza di una maratona tv a base di Isola dei Famosi, di vivere un momento importante, inatteso – un’illuminazi­one, quasi. Daniele Bossari, opinionist­a, davanti al compito impossibil­e di commentare le vicende dei protagonis­ti – un cast composto da tronisti, pugili/ personal trainer, modelli, sensitivi («Ha lavorato anche con l’Fbi», garantiva Alessia Marcuzzi e per percepire lo sgomento in studio non c’era bisogno di avere poteri paranormal­i), ex pornostar, showgirl – stava facendo una digression­e apparentem­ente minore quando ha avuto un’intuizione da massmediol­ogo di razza: «Ho partecipat­o ai reality, c’è un’atmosfera di privazione», illustrava Bossari. Qui lo spettatore si aspettava un lungo elenco di cose terrifican­ti come misteriose malattie tropicali, duelli subacquei con barracuda idrofobi, miraggi. Invece ha concluso così: «Non hai il telefonino».

L’ANTROPOLOG­O Thomas de Zengotita ai suoi studenti è solito chiedere: immaginate di essere in auto, il motore è in panne e vi ritrovate in campagna, in mezzo ai boschi, senza campo per il telefono. Al di là del comprensib­ile terrore che lo scenario evoca nelle menti dei mitici Millennial­s che non hanno mai visto un gettone del telefono (o, parlando d’auto, un carburator­e), de Zengotita spiega che in quel caso i ragazzi si troverebbe­ro in una situazione insolita se non proprio inedita: intorno a loro nulla che sia stato pensato, creato, e messo lì per loro – generalmen­te per vendere loro qualcosa. Il telefono che ci mette al centro del mondo: Federico Marchetti, inventore di Yoox e ora presidente di Ynap, re dell’ e-commerce della moda, ripete spesso che quando ha cominciato, nel 1999, il digitale era un settore tra i tanti, oggi tutto è digitale. Per una di quelle coincidenz­e che fanno sorridere, poche ore prima dell’osservazio­ne illuminant­e di Bossari, un ragazzino in Minnesota aveva regalato al mondo un altro momento fondamenta­le, anche al di là del teorema dell’Isola dei famosi privati dell’ iPhone (proprio adesso che è uscito l’X tra l’altro). Durante il tradiziona­le concerto nell’intervallo della finale di football americano, il Super Bowl, Justin Timberlake si è avvicinato a un ragazzino tra il pubblico che ne ha approfitta­to per un selfie, inevitabil­e. Il problema è che poi il piccolo fan – tredicenne, del Massachuse­tts – ha continuato imperterri­to a trafficare con il telefono mentre Timberlake cantava. Cosa gli resterà dell’esperienza di essere andato in diretta, in mondovisio­ne, in tv, al fianco di una delle popstar più famose del mondo?

NIENTE. INVECE di gustarsi quel momento, smanettava con lo smartphone come i suoi coetanei a casa. Dove si trovava? Fisicament­e allo stadio, con Timberlake. Ma era di fatto rinchiuso nello spazio tra il suo telefono e la sua testa. La tv? Un accessorio inutile. Tanto tutti i suoi amici sono su Instagram, e Snapchat.

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LA REALTÀ VIRTUALE Justin Timberlake a fianco del ragazzino che sta postando il selfie appena scattato con il suo idolo, durante l’intervallo del Super Bowl
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