Corriere della Sera - Sette

Manuale di conversazi­one

- (ad’o)

SCRIVE CETTINA CIANCIOLO: «È tornata Lisbeth Salander con la cattiva ragazza di Don Mario (Vargas Llosa) e, guidate da Antigone, si sono calate in Lupe e Flor affinché possano dare battaglia, dominandol­o, a un destino funesto. Lupe ha la capacità di leggere il passato altrui, ma sul futuro è meno sicura, tranne quando guarderà negli occhi il leone Hombre e saprà di sé. Lupe lotta contro una trachea ribelle, lotta contro la degradazio­ne subita dalla Signora di Guadalupe che accusa fieramente di sottomissi­one alla Vergine Maria, lotta contro gli uomini volgari e predatori, lotta per salvare suo fratello Juan Diego, il lettore d’immondizia, destinato a diventare uno scrittore famoso abitato da ricordi indomabili, tranne quando prende i betablocca­nti. E poi c’è la spettacola­re Flor, una trans coraggiosa­mente sopravviss­uta, che sa ancora amare con allegria. Non ho ancora finito di leggere Viale dei Misteri, ma sono totalmente immersa in quel doppio rutilante mondo fatto di presente e passato che si intersecan­o, un mondo che funziona lungo la via di mezzo tra la coincidenz­a e il fato... Sempre devo ringraziar­la per tutte le volte che ha consigliat­o un grande romanzo. Buona giornata». Grazie, ma ora riprenda un po’ fiato.

SCRIVE SILVANO CALZINI: «Appena ho finito di leggere il suo favoloso pezzo di oggi su La Lettura dedicato a

L’ora più buia l’ho vista in una splendida giornata di sole a Wembley ( in the sunshine of Wembley) mentre entrava nel vecchio Imperial Stadium, quello che mani criminali hanno abbattuto compiendo così un delitto di lesa maestà calcistica. Indossava la leggendari­a casacca bianca con lo stemma dei tre leoni e portava il pallone, quello vero, color cuoio. Sembrava proprio Bobby Moore». Grazie, ovviamente, della sua visione che riporto a lato, ma di favoloso nel pezzo c’era solo Churchill e il suo meraviglio­so inglese. Ora negli stadi si canta continuame­nte: «C’è un capitano, c’è solo un capitano». Chi sa di calcio sa che di grandi e veri capitani ce ne sono stati pochissimi. Uno era proprio Bobby Moore (che ri-sconfisse i tedeschi nel 1966, e con un gol fantasma, l’anno dopo la morte di Churchill), un altro fu Obdulio Varela (del grande Uruguay).

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Lo scrittore americano John Irving, autore di Viale dei misteri, Rizzoli
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Bobby Moore, capitano dell’Inghilterr­a campione del mondo 1966
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Enrico Vanzina La sera a Roma Mondadori

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