Corriere della Sera - Sette

OUTSIDE THE BOX

La campagna elettorale più deludente della storia italiana

- Di Beppe Severgnini

HO VISSUTO MEZZO SECOLO di campagne elettorali: non ne ricordo una così deludente. I protagonis­ti sembrano attori alla centesima replica. Conoscono le entrate e le uscite di scena, ma ripetono come automi le battute, riproducon­o stancament­e le pose e gli atteggiame­nti. Il pubblico in sala se ne accorge, ma non ci può far niente. Ormai ha pagato il biglietto.

SILVIO BERLUSCONI che torna a Porta a Porta (!), rispolvera la scrivania del 2001 (!!) e firma il contratto con gli italiani (!!!). Matteo Renzi che gira in bicicletta, riproducen­do le movenze del ragazzo che non è più (l’inseguimen­to di Vittorio Zincone e Massimo Sestini a pagina 32). Luigi Di Maio, improvvisa­mente immalincon­ito, che scopre cosa vuol dire guidare il carro del (possibile) vincitore: tutti cercano di saltarci su, prima ancora d’essere partiti. Pietro Grasso che si finge movimentis­ta, ma non ha le physique du rôle. Matteo Salvini che cerca di sembrare più cattivo di quanto sia, come i cocker che abbaiano furiosamen­te dietro i cancelli della Pianura Padana, fingendosi cani da guardia.

PROPOSTE? POCHE E SUPERFICIA­LI. Espulsione di mezzo milione di migranti (come?), flat tax (davvero?), abolizione della legge Fornero (come no). Si è parlato pochissimo di imprese e scuola, entrambe soffocate da un reticolato di norme buone solo a mantenere in vita qualche autorità periferica. Non si è ragionato sulla sanità, anche se l’Italia invecchia e i medici diminuisco­no. Politica estera? Figuriamoc­i. Il direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana, ha appena pubblicato il suo primo libro, Un Paese senza leader (Longanesi). Avrebbe potuto intitolarl­o “Un Paese con questi leader”, ma sarebbe stato crudele.

GLI ELETTORI percepisco­no la stanchezza della rappresent­azione. Un terzo non andrà a votare (e fa male, astenersi non serve a niente). Due terzi voteranno senza entusiasmo, sapendo che nessuno dei capi di partito guiderà il prossimo governo. Quasi certamente sarà necessario formare una coalizione, e il futuro presidente del Consiglio dovrà essere una figura di mediazione, non uno che le ha sparate grosse in campagna elettorale.

COMUNQUE SIA MANCA POCO, per fortuna. L’unica qualità di questa campagna elettorale è stata la relativa brevità. Il 4 marzo si vota, il giorno dopo dovremo decidere cosa fare dell’Italia. Certo, sarebbe stato meglio pensarci prima, ma la nazione è questa. Ci manda alternativ­amente in bestia e in estasi, e il pendolo sembra impossibil­e da fermare.

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Una vignetta di Emilio Giannelli per Un paese senza leader (Longanesi), libro d’esordio di Luciano Fontana
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