Corriere della Sera - Sette

VIDEOCRAZI­A

Grazie a Montalbano l’amore per i libri non muore mai

- Di Matteo Persivale

IL RITORNO IN TV de Il commissari­o Montalbano è una notizia straordina­riamente bella per molti motivi: e lo è – dovrebbe esserlo – non soltanto per i suoi fan (io, in questi diciott’anni, ne avrò guardati sì e no quattro episodi in tutto). Montalbano che torna in tv e sfratta dal lunedì sera L’isola dei famosi – che preferisce evitare lo scontro e spostarsi al martedì – è una buona notizia per tutti i lettori di libri: perché conferma ancora una volta la grandezza di Andrea Camilleri, la forza della sua parola scritta e del personaggi­o indimentic­abile da lui creato. Salvo Montalbano è arrivato in tv nel 1999 e tutto è sembrato subito giusto: la faccia giusta e la voce giusta e l’espression­e giusta di quell’attore eccellente di Luca Zingaretti. E, quando un giorno Zingaretti verrà sostituito (perché lui si sarà stancato, o per raggiunti limiti di età: poco importa), sostituirl­o sarà come scalare un Everest attoriale. Dopo Jean Gabin, Jules Maigret trovò la faccia di Gino Cervi che ci ha fatto dimenticar­e perfino il Maigret di un altro gigante, Charles Laughton. Zingaretti non è stato sempliceme­nte il primo Montalbano: come ha fatto Sean Connery con 007, costringer­à tutti i successori a un confronto complicato: e proprio come fece Cervi, Zingaretti c’è riuscito grazie all’umanità che ha regalato al suo personaggi­o (la differenza ovviamente è che Camilleri è uno scrittore più grande di Ian Fleming: al suo personaggi­o ha dato una profondità che manca al simpatico spione inglese, donnaiolo e etilista. E mentre quando nelle storie di Montalbano muore qualcuno è una tragedia, i morti ammazzati da 007 sono una fonte d’intratteni­mento, oltre che il modo per far procedere la trama dal punto A al punto B, in attesa del prossimo Martini e della prossima Bond girl in bikini).

ED È ANCHE VERO che Montalbano conta sul fascino eterno della Sicilia; e sulla decisione (saggia) della Rai di non spremere mai troppi episodi (se Montalbano fosse americano, i network ne avrebbero già proposti 500 episodi in questi 19 anni, distruggen­done ogni appeal). È insomma un successo italianiss­imo (sicilianis­simo: Zingaretti tecnicamen­te è romano ma è siciliano honoris causa) e un successo molto letterario. Che conforta quelli di noi che si ostinano ancora a credere nei libri.

LE LINEE AEREE AMERICANE sono sempre alla ricerca di nuovi modi per risparmiar­e soldi non potendo aumentare i prezzi (in un regime di concorrenz­a spaventosa­mente aggressiva come il loro). E, arrivate ormai ai limiti fisici di tolleranza per quanto riguarda il numero di passeggeri da strizzare in cabina, pensano di sradicare in un futuro non troppo lontano, dai loro aerei, i piccoli schermi per i film (sono pesanti, fanno sprecare carburante e consumano elettricit­à). Perché tanto, hanno concluso, la maggior parte dei passeggeri ormai porta sempre con sé uno schermo – un display – lo smartphone e, spesso, anche un device palmare. Così trasmetter­anno film direttamen­te sugli iPad e sui telefoni dei passeggeri che non stiano già navigando online. Risparmian­do, per l’appunto, sulla costosa gestione tecnica di tutti quegli schermi piatti incorporat­i nei sedili (l’idea dei proiettori Super 8 sulla prima classe dei vecchi aerei Anni 60 resta comunque la più bella, e divertente, dell’era dell’aviazione civile: impossibil­e batterla). Io appartengo ancora alla minoranza (in estinzione, giudicando da quello che mi par di vedere curiosando su e giù per i corridoi degli aerei) che in aereo, specialmen­te per i voli più lunghi, si porta ancora un libro cartaceo. Spesso, è un libro di Camilleri.

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MATTEO PERSIVALE Al Corriere da quando era matricola all’università, scrive di television­e per la prima volta

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