Corriere della Sera - Sette

MACCHINE DEL TEMPO

Veltroni: il primo amore non si scorda mai

- Ricordi pilotati da Stefano Rodi

QUANDO WALTER VELTRONI ha guidato la sua prima vera auto, nel 1973, di strada con le quattro ruote – delle macchinine – ne aveva già fatta tantissima. Una vera passione: emozioni da bambino, quindi forti. «I miei ricordi sono in scala», forse più che con le dimensioni, con il tempo. A sette anni, quindi nel 1962, durante una convalesce­nza post operazione alle tonsille, lesse il libro dei suoi sogni: Automobili ieri, oggi e domani. La prima vista dal vero è stata la Fiat 600, «che mia mamma portò a casa con grande orgoglio di tutta la famiglia. Quella con le porte che si aprivano al contrario, l’aria condiziona­ta del tempo». Il compagno di banco delle elementari, neanche a farlo apposta, era il figlio del proprietar­io di una delle più importanti concession­arie Fiat di Roma, la Tassi Rivola. «Ci passavamo davanti tutti i giorni, con la speranza di vedere esposta la Fiat 850. Era l’auto attesa come l’evoluzione della specie, nelle sue tre diverse versioni: berlina, coupé e spider». Un giorno arrivò davvero: «Era color acqua marina e non so per quanto noi restammo fermi ad ammirarla, al di là dal vetro. Ci sembrava nostra». La passione per le quattro ruote si trasferì anche nelle corse viste in tv. «Tenevo per Jim Clark, rimasi scoccato dalla morte di Bandini a Montecarlo e poi divenni tifoso sfegatato di Villeneuve, al quale volevo poi dedicare un film, idea che, prima o poi, non escludo di realizzare». Facendo un viaggio nel tempo, più attuale, Vetroni ricorda quello in auto fatto negli Usa del 1998, tra parchi e canyon, con moglie e figlie: «Guidare su quelle strade, tra quei paesaggi, era un po’ come muoversi a metà tra un film e un sogno». Rifarlo oggi, o anche un domani, con un’auto che si guida da sola non gli piacerebbe per niente. Anzi.

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RICORDI PILOTATI DA STEFANO RODI

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