ALL’OMBRA DI KIM I BIMBI GIOCANO SENZA RIDERE MAI
La visita all’unica fabbrica di cavi elettrici. L’incontro con le persone che camminano guardando a terra, senza rivolgersi la parola. Il lungofiume attrezzato con piste ciclabili e gazebo da picnic. La sosta nell’asilo, dove non si corre e non si piange.
COME SI VIVE IN NORD COREA? Tutto è relativo: a me l’esperienza a Pyongyang ha aperto uno spiraglio su una città dagli spazi vasti e poco frequentati, dove lunghe colonne di cittadini all’alba si dirigono verso il lavoro con lo sguardo rivolto verso il basso, per non dover parlare con nessuno, per non essere ascoltati da possibili informatori, delatori che controllano e sono a loro volta controllati da qualcun altro. Al tramonto la fila si ricompone nella direzione inversa. Pyongyang, così silenziosa nonostante sia abitata da quasi tre milioni di uomini, donne e bambini, può dare un senso di assurda claustrofobia. Ma per il giovane funzionario nordcoreano del Ministero degli Esteri che mi accompagnava (mi teneva d’occhio in ogni spostamento, mi telefonava la notte in camera per essere sicuro che non fossi uscito da solo) «La vita qui è normale». Anzi, è bella, o così appare ai sudditi di Kim Jong-un, allevati nel culto della dinastia Kim. Il funzionario Ri è stato sempre cortese e riservato, quando parlava al telefonino con i