MISSIVE E MESSAGGI
Dittature e totalitarismi. Tutti, però
Caro Severgnini, ho letto il suo commento Sognare “l’uomo forte”? Prova di ignoranza e sintomo di disagio (1° febbraio). Vorrei farle notare che se «l’ignoranza sul fascismo è purtroppo diffusa», e così quella sul nazismo, e «i totalitarismi non sono un gioco», allora bisognerebbe far conoscere anche le malefatte dell’altro totalitarismo. Vogliamo parlare di quel simpaticone di Pol Pot che ha fatto fuori oltre quattro milioni di cambogiani? O di quel genio dell’economia politica di Mao Zedong che con il Grande Balzo in Avanti e la Rivoluzione culturale ne ha massacrati chissà quanti? O dell’antisemitismo russo, capitanato da quel campione della democrazia di Josef Stalin?
Tonino Lodola tonino.lodola@gmail.com
Certo, caro Lodola. Bisogna parlare di tutti i totalitarismi. Ma due li abbiamo avuti in casa – settantacinque anni fa, non secoli addietro – ed è normale concentrarci su quelli. Il mio timore qual è? Che i nuovissimi italiani non abbiano più chi gli racconta, chi gli insegna, chi gli spiega che il fascismo, il nazismo e il comunismo sono state tragedie dell’umanità. In misura e in modi diversi, certo. Mussolini non ha allestito i campi di sterminio (ma li ha rifor - niti, emanando le schifose leggi razziali). Perché i totalitarismi sono ancora pericolosi? Perché dispongono di simboli efficaci e di una narrativa potente: offrono soluzioni semplici a problemi complessi. È un orrendo imbroglio, certo; ma la storia dimostra che si rischia di capirlo troppo tardi. (bsev)
Manifesti elettorali, non ascoltare gli americani
Come ha raccontato Dino Messina in Propaganda all’italiana – Quando a decidere le elezioni erano i manifesti (8 febbraio), la DC per darsi un’immagine nuova si rivolse nel 1963 a Ernest Dichter, uno degli esperti che Vance Packard aveva tacciato di “persuasori occulti” in un famoso libro. L’idea dei manifesti con una ragazza giovane – ce ne furono diversi, oltre a quello pubblicato da 7 – con scritto “La DC ha vent’anni” fu sua; avrebbe dovuto proiettare l’immagine di un partito pronto a rinnovarsi. Il PCI capì e scatenò i suoi attacchini per aggiungervi sotto un’altra frase: “È ora di fotterla!” (la lotta politica del tempo tollerava queste cose). Fu un clamoroso autogol democristiano, i manifesti vennero ritirati in fretta e furia. Diventò un caso di scuola. Difficile applicare le tecniche di comunicazione USA a realtà europee e ancor più italiane.
Antonio Armellini antonioarmellini@gmail.com
Quelle mie lettere al Corriere, scritte e consegnate a mano
Caro Severgnini, ho letto con interesse la tua riflessione 1993-2018: tramonta l’epoca della scrittura sociale? (8 febbraio). Da parte mia posso dirti che non accantonerò mai le nuove tecnologie (WhatsApp, Facebook e Twitter). Ma non posso dimenticare certe vecchie tradizioni. Ad esempio, le mie lettere al Corriere, scritte a mano, che consegnavo la domenica, di persona, al civico 26 di via Solferino a Milano. Forse quelle mie frasi d’allora venivano scritte con maggiore ponderazione rispetto a quelle degli ultimi anni..! Leggo molto volentieri 7 perché abbraccia modernità e tradizione. Continuate così, la strada imboccata è quella giusta.
Carlo Radollovich carlo.radollovich@libero.it
Questo messaggio del mitico Radollovich, campione italiano indiscusso delle Lettere al Direttore, lo incorniciamo in redazione. Vieni a trovarci!
Suffragio universale dal 1918? Non è così
Sono rimasto sorpreso nel leggere, nella rubrica Sette e Mezzo del 1° febbraio, che in Italia «gli uomini hanno conquistato il diritto di voto nel 1918». Forse è un lapsus, si voleva scrivere
1848? È da allora che, prima nel Regno di Sardegna e poi nel Regno d’Italia, si votava per la Camera dei Deputati, sia pure con un suffragio ristretto e legato alla misura del pagamento delle imposte. Il suffragio universale fu raggiunto con il governo Giolitti nel 1912, gli elettori passarono da 3.300.000 a 8.443.205. Infine, nel 1918, fu abbassato il limite d’età a 21 anni, esteso anche a chi avesse prestato il servizio militare (i “ragazzi del ‘99”).
Domenico Giglio gigliodom@libero.it
È vero, il suffragio universale maschile fu introdotto con la legge del 30 giugno 1912. L’elettorato attivo veniva esteso ai cittadini maschi di età superiore ai 30 anni. Siamo certi che Lilli Gruber si riferisse all’estensione del diritto di voto ai cittadini maschi che avessero raggiunto la maggiore età (nel 1918, e fino al 1975, 21 anni). Ma la precisazione era opportuna, quindi grazie.
Il mistero della bontà e quelle parole di Papa Ratzinger
Nel numero di 7 dell’8 febbraio mi ha attirato l’accurata analisi di Stefano Montefiori, basata sul sentimento dell’altruismo ( Il mistero della bontà – Perché aiutiamo gli altri). Il corrispondente del Corriere da Parigi sostiene che abbiamo tutto l’interesse ad essere altruisti. Me ne compiaccio interiormente, ma lo trovo un commento incompleto. In proposito, mi rifaccio all’enciclica Deus Caritas Est del Papa Emerito Benedetto XVI: «I sentimenti vanno e vengono. Il sentimento può essere una meravigliosa scintilla iniziale, ma non è la totalità dell’amore». Pertanto affermare, come Montefiori, «essendo altruisti finiamo con il servire al meglio i nostri interessi più immediati», non corrisponde all’amore sistemico che troviamo in Diocarità e nel suo comandamento «Ama il prossimo tuo come te stesso».
Bruno Mardegan mardegan.bruno@gmail.com
Non ho capito tanto bene, ma grazie di averci scritto! (bsev)
Ah, l'Irlanda!
Complimenti per il reportage di Stefania Chiale ( Irlanda, sul confine che non c'è, c'era e potrebbe tornare, 15 febbraio). Ho respirato quell'atmosfera, dopo aver seguito i Troubles nell'era pre-internet. Qualche anno fa mi sono concesso un giro nei luoghi riportati nel racconto di 7. Spero che, dopo Brexit, tra Repubblica d'Irlanda e Irlanda del Nord non cambino le cose, che trovino un accordo. Quelle lande sembrano infatti aver trovato equilibrio, dopo tanta rabbia e tanta violenza. Gianluca Rivabella gtgianlu@gmail.com