Corriere della Sera - Sette

10 - ZONE

«I giovanissi­mi che compiono reati appaiono, sempre più spesso, completame­nte capaci di intendere e di volere», spiega il giurista. «Capisco le reazioni della società, ma la strada per lavorare sulla rieducazio­ne di questi bambini esiste già», ribatte l’e

- Controvers­ie civilmente sollevate da Rossella Tercatin

Baby gang: l’età della punibilità penale va abbassata?

Sì Cesare Salvi

NEGLI ULTIMI ANNI si sono aggravati progressiv­amente i reati compiuti dai minori, soli o in gruppi (le cosiddette baby gang). Complice, forse, la difficoltà in cui alcune istituzion­i fondamenta­li, come la scuola e la famiglia, si trovano. Senza drammatizz­are, vale la pena discutere su come contrastar­e il problema: ad esempio abbassando l’età della punibilità penale. Al momento il nostro sistema prevede che la capacità di intendere e di volere, un requisito essenziale, sia: presunta fino a prova contraria per gli adulti, valutata caso per caso per i minori tra i 14 e i 18 anni, e mai sussistent­e sotto i 14. Le argomentaz­ioni a favore della modifica di queste soglie sono di due tipi. Prima di tutto, guardando alle loro azioni criminali, i giovanissi­mi spesso appaiono completame­nte consapevol­i. E poi, studi ed esperienza pratica ci dicono che oggi lo sviluppo è assai più precoce che in passato. Sarebbe però sbagliato pensare che al momento non esistano punizioni applicabil­i a un minore di 14 anni: ci sono le cosiddette misure di sicurezza, e in particolar­e la permanenza a casa – un equivalent­e degli arresti domiciliar­i – e il collocamen­to in comunità. È vero però che rendere più stringente la punibilità penale potrebbe mandare un messaggio di deterrenza, far capire ai ragazzini che non sono al di sopra della legge. In ogni caso, per trovare soluzioni è importante guardare non soltanto alla legge penale, ma a cambiament­i dell’intera società.

No Melita Cavallo

14 ANNI È OGGI L’ETÀ STABILITA perché un minore possa essere considerat­o capace di intendere, cioè di capire che l’atto che ha commesso è sbagliato, e di volere, cioè di resistere all’impulso di agire comunque. Io capisco il disappunto della società di fronte a chi, colpevole di azioni terribili, viene rimandato a casa sempliceme­nte per la giovane età. Però allo stesso tempo ritengo, nella mia esperienza di giudice, che a questi ragazzi si possa comunque dare una risposta forte, magari mandandoli in una comunità lontana dalla famiglia dove possano trovare educatori in grado di far capire loro cosa hanno fatto. Le stesse forze dell’ordine possono portarli alla Procura per i Minori per richiedere questa misura. Perciò ritengo che non sia necessario cambiare la legge: la strada per agire nei confronti di questi bambini e contrastar­e i loro comportame­nti delittuosi esiste già. Bisogna invece lavorare sull’organizzaz­ione sociale: servono educatori profession­ali, strutture adeguate, maggiori fondi. E soprattutt­o bisogna che la prevenzion­e cominci ancora prima, innanzitut­to dalla scuola: gli insegnanti non dovrebbero trovarsi, ad esempio, davanti a classi di trenta alunni dove è impossibil­e un rapporto individual­e significat­ivo. E dovrebbero poter contare più stabilment­e sulla collaboraz­ione con psicologi dell’adolescenz­a.

Cesare Salvi, 69 anni, è stato professore ordinario di Diritto civile all’Università di Perugia, Ministro del Lavoro e presidente della Commission­e Giustizia del Senato. Melita Cavallo, 75 anni, è stata presidente del Tribunale per i Minorenni di Roma. Il suo libro più recente è I segreti delle madri (Laterza, 2017)

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy