Corriere della Sera - Sette

PAROLE ITALIANE

- Versi amorevolme­nte recuperati da Luca Mastranton­io

Lacrime e benedizion­i - Filippo De Pisis

La benedizion­e

Non è forse che una fragile prigione che ti rinchiude, o madre, e a me ti cela. – Dimmi come sono i morti? – Uguali ai vivi. – Come sono le anime lontane? – Uguali a quelle a noi vicine o quasi... Non puoi per un momento solo evadere tendere la mano per toccarmi lievemente la fronte a benedirmi? Ho bisogno di te in questi giorni più che mai. Mi parve in uno sonno leggero che a una porta bussassi. Ti cercai nel profumo della terra dopo la pioggia fuori in campagna (ricordi le nostre sere tranquille?) ti cercai nel suono lieve di campane, fra i rami della gardenia esausta per i troppi fiori, ti cercai in una nuvola errante. Forza un po’ la consegna, cerca una via d’uscita, tenterò d’aiutarti, di essere buono e di te degno. Ricordo i tuoi consigli saggi. Vedi in ginocchio attendo il dolce miracolo, non deludermi del tutto, o benedetta. Ma queste lagrime sono di già un tuo dono gentile. Ho portato a spasso il mio cuore disabusato a lato m’era l’ombra bionda del mio amore, ma altri amori ho incontrato per via e le cose mi dicevano la ricchezza della vita, carni, frutta saporose (che colori!) povere bestie uccise nelle vetrine, leproni, pernici dalle zampe rosa, beccacce macchiate, preziose tristi ma dolci al palato e poi ci si è messo il cielo (un dolce cielo di lilla e opale) e lo strazio pungente di un incontro, bel viso nudo e corpo che non vedrò mai più (sapore d’eternità) e il cuore pesante voleva metter l’ali a tutti i costi, e il gusto delle lacrime era come un’ambrosia proibita. E mi son rifugiato contro un muro come a pregare e benedire.

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