Corriere della Sera - Sette

SOGNO DI UNA NOTTE D’INVERNO

Perché non possiamo fare a meno degli Usa

- di Danilo Taino

Toglietemi Trump, ma non l’America

Molti in Europa aspettavan­o solo l’elezione di un presidente irragionev­ole per tagliare i legami con Washington. È giusto costruire un’identità europea. Ma attenti: lo strapotere di Mosca e Pechino può schiacciar­ci. È nel nostro interesse aiutare gli Stati Uniti a tornare grandi

VOGLIO L’AMERICA «GREAT AGAIN». Di nuovo grande. Non so se gli americani me la ridaranno. Donald Trump la promette ma poi s’ingegna a restringer­la. Barack Obama e Hillary Clinton prima di lui non hanno fatto meglio. Hollywood da qualche tempo delude. Silicon Valley è un po’ imbruttita, qualche volta sgradevole. Le grandi università sono in uno stato d’ansia. Non è che gli Stati Uniti siano diventati piccoli. È che non guidano più. Guidano meno di prima; sono confusi e meno attraenti. La cosa mi spiace (mi manca l’American Dream, anche visto da lontano), ma mi preoccupa fino a un certo punto. Prima o poi – me lo auguro – su quelle sponde dell’Atlantico e del Pacifico, dalla confusione, nascerà qualcosa di nuovo. Quando Trump pronuncia “America First!” fa il demagogo ma, allo stesso tempo, impone un tema al quale tutti i presidenti che seguiranno dovranno – si spera in modo diverso da lui – dare una risposta: come fare tornare gli Stati Uniti alla guida del mondo o almeno di una sua parte.

QUEL CHE MI DISORIENTA È L’EUROPA. A volte ho l’impression­e che noi europei, politici e cittadini, non aspettassi­mo altro che l’elezione di un irragionev­ole alla Casa Bianca per prendercel­a con l’America. Per allungare la distanza tra le due sponde del grande lago. Per essere meno amici. In effetti, Trump sembra una buona scusa, produce argomenti ricchi per tenerlo a distanza. Ma Trump è Trump e l’America è l’America. Di lui, possiamo fare a meno, dell’America no. Una cosa è sviluppare identità europee. A me, certe volte capita che piacciano più le serie tv della Bbc e scandinave, persino tedesche, delle california­ne (non sempre). Sono felice che

nel Vecchio Continente non sia prevista la pena di morte di Stato, che le armi non siano così facili da comprare (non ovunque) e che si attraversi­no i confini senza passaporto. Una cosa diversa, però, è illudersi che tutto questo – i film e le serie, le leggi che riteniamo civili, la libertà di movimento – li avremmo avuti senza l’America e, soprattutt­o, li possiamo mantenere in futuro senza l’America. C’è anche chi pensa, in politica, che per fare l’Europa unita ci sia solo una strada: rompere con Washington. Beh, credo che senza gli Stati Uniti impegnati nel mondo l’Europa non potrebbe vivere in un comodo isolamento. L’alternativ­a a una relazione forte tra occidental­i per la Ue sarebbe cadere nelle sfere d’influenza della Russia o della Cina.

QUANDO, L’ANNO SCORSO, con Trump appena insediato, Angela Merkel disse che l’Europa aveva un partner in meno e che su molte questioni avrebbe in futuro dovuto fare da sola, la cancellier­a tedesca aprì una fase nuova della politica della Unione Europea. Non solo le giuste critiche al protezioni­smo della Casa Bianca o un sano dibattito sui cambiament­i climatici: da allora mi pare sia iniziato un ri-orientamen­to strategico a Berlino, in molte capitali europee e a Bruxelles. Washington non è più considerat­a il partner numero uno, indispensa­bile, ma è spesso messa sullo stesso piano di Mosca e di Pechino. Forte rischio. Qualche giorno fa, mi è capitato di partecipar­e a un pranzo con Steve Bannon, il signore delle tenebre che ha ispirato Trump e architetta­to la sua vittoria elettorale. Ha illustrato una teoria secondo la quale nel mondo si sta ricostitue­ndo, dopo secoli, un’egemonia sul continente eurasiatic­o che parte dalla Cina, passa per l’Iran e arriva alla Turchia: evidenziat­a dall’iniziativa cinese “Belt and Road”, la rete di infrastrut­ture che Pechino sta realizzand­o nella regione. I primi a esserne schiacciat­i – dice Bannon – saranno gli europei, dopo toccherà gli americani.

POSSIBILE CHE SI SBAGLI. È però un fatto che nel mondo si rafforzino i regimi autoritari e che stia facendo proseliti l’idea che si è più efficienti se si può fare a meno delle debolezze della democrazia. Non sarà facile per l’Europa resistere, da sola, a quest’onda. Già al suo interno, a Est, sono al governo teorici della democrazia illiberale. È per questo che invece di respingere l’America dovremmo aiutarla a tornare «Great Again». Non come intende Trump, ma come piace a noi europei: libera, aperta, con grandi difetti ma centro della democrazia. Forse tornerà. Ma chissà cosa sarà successo, nel frattempo, a noi europei.

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 ??  ?? INSIEME A TE NON CI STO PIÙ Donald Trump e Angela Merkel al G20 di Amburgo nel luglio 2017
INSIEME A TE NON CI STO PIÙ Donald Trump e Angela Merkel al G20 di Amburgo nel luglio 2017
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