MISSIVE E MESSAGGI
Gli elettori non hanno memoria
Caro Direttore, ho letto il suo articolo Il neo nordista (15 marzo), sul successo elettorale della Lega. Successo che secondo me si può spiegare solo con la mancanza di memoria degli elettori. Tutti dicono che al Parlamento si dovrebbero eleggere persone competenti e dal comportamento degno di rispetto. Ma poi votano, per esempio, Umberto Bossi, coinvolto nello scandalo delle spese improprie della Lega Nord. Si dirà: ma Bossi non è più segretario. Tuttavia Salvini lo ha candidato al Senato, è stato rieletto e per cinque anni dovremo pagare lo stipendio di parlamentare a un individuo che, parlando della nostra bandiera, ha formulato profondi pensieri del tipo: «Il tricolore, signora, lo metta nel cesso». Faccio notare che, per il dettato della Costituzione, una persona che si comporti così non sarebbe eleggibile (art. 54: I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore). Giuseppe Federico zoris4@gmail.com
In Italia si vota per passione o antipatia: gli stessi sentimenti che muovono il tifo calcistico. Gli elettori della Lega sanno – dovrebbero sapere – le cose che lei ha ricordato. Ma le giudicano poco importanti. Meno importanti, di certo, del debito che sentono verso Umberto Bossi; o della vittoria nelle elezioni. Detto ciò, non c’è dubbio: la coerenza, in politica, conta sempre meno. Non solo in Italia. Pensi a cosa combina Donald Trump. Ma ai suoi elettori non interessa. Sta antipatico ai democratici, e tanto basta. (bsev)
Giornali: occhio al gossip
Leggo I giornali sono cibo per i pensieri (15 marzo). Perfetto, ma aggiungo una preghiera: le edizioni online riducano la presenza asfissiante del gossip, sempre dedicato alla solita dozzina di persone.
Mario Sconamila mario.sconamila@elisanet.fi
Viva le poetesse!
Caro Mastrantonio, che bello il suo servizio ( La poesia è una bella bestia, 15 marzo). Grazie anche da Patrizia Cavalli, l’altra “sacerdotessa”! Mi riporta indietro di una trentina/quarantina d’anni, quando sull’Espresso etc le faccette giovani eravamo noi (beate loro, adesso, che invidia!). Che belle le poesie, e di Donati e Leardini sono anche amica, grazie anche delle resurrezioni dei numeri precedenti ( Ufficio Poesie Smarrite).
Vivian Lamarque vivianpoesia@gmail.com
Influencer e comunicazione
Sono un avvocato esperto in diritto della comunicazione. Ho costituito, insieme a due soci, un osservatorio che tratta dei risvolti giuridici della comunicazione e del marketing digitale (www.digitaladvlab.it). Ho apprezzato l’interesse che 7 ha dedicato al tema ( Quanto costa un influencer?, 8 marzo). Ognuno dei quattro articoli ha rivelato aspetti interessanti. Influencer, Real Time Marketing e Brand Safety sono temi rilevanti, che hanno trasformato il mondo della comunicazione. E ogni giorno abbiamo a che fare con questo universo in modo inconsapevole.
Elena Carpani e.carpani@crealaw.com
Secondo voi è un mestiere?
Egregio Severgnini, lei ha definito l’influencer un mestiere. Perdoni, forse perché ho un certo numero di lustri dietro le spalle, ma davvero possiamo metterli sullo stesso piano degli arrotini, degli imbianchini, fabbri, falegnami, e perché no barbieri e parrucchieri, orafi, panettieri, e non vado oltre? Io rimango lì come un tordo, quando mi capita di leggere/sentire: grande evento, interverrà Tizio il tronista o Caio del Grande Fratello! A mio parere ci siamo persi per strada qualcosa di molto importante.
Giuliano Sassa gsassa@inwind.it
Gli influencer, caro Sassa, non sono tronisti o comparse televisive. Sono professionisti che promuovono un prodotto, a pagamento, utilizzando internet, in particolare i social (Instragram, Facebook). Sapere cosa fanno e come lo fanno è utile a capire il mondo in cui viviamo.
La parola all’influencer
Cara redazione, sulla vicenda degli influencer ci sarebbe da discutere parecchio e, da diretta interessata, direi che ce ne sarebbe bisogno. Svolgiamo un’attività lavorativa e non vi è nulla di male. Se ricevo un’offerta da un brand, la accetto se è coerente con la mia immagine e non ho problemi a dichiarare
la collaborazione. Nessuno mi obbliga a svendere la mia credibilità: i follower non sono stupidi, sanno che non vivo d’aria. Basta essere sinceri. Tutto il resto è deprecabile. Insomma, regolare il mercato degli influencer è sacrosanto, ma non bisogna generalizzare.
Sandra G. Violante laragazzadellatorta@gmail.com
Cara Sandra, abbiamo scelto un passaggio della sua lunga lettera. Lei rivendica la correttezza con cui gestisce le collaborazioni, anche per rispetto dei follower. Non è la sola a farlo: sempre più influencer optano per la trasparenza (per fortuna!). Non credo servano nuove leggi ad hoc; basterebbe far rispettare quelle esistenti, che obbligano a indicare i “contenuti promozionali”.
(Chiara Severgnini)
Virgilio Lilli, il nonno che non ho conosciuto
Buonasera Lorenzo Viganò, solo due righe per ringraziarla dell’articolo Virgilio Lilli. L’inviato che volle scrivere anche la propria fine (15 marzo) su mio nonno Virgilio, che non ho avuto la fortuna di conoscere di persona ma solo dai racconti della nonna Maria Sofia, di mia madre Marina, e della zia Laura Lilli. Aggiungo così qualche immagine a un pezzetto di famiglia perduto nel tempo. Violante Venturini Del Greco violanteventurini@gmail.com
La sera a Roma di Vanzina: ma sono pettegolezzi!
Avevo delle forti perplessità, ma mi sono fidata di D’Orrico e ho scaricato in ebook La sera a Roma di Enrico Vanzina. Ma neanche i rotocalchi sono tanto pettegoli e scontati! Copione di cinepanettone con l’aggiunta dell’autocelebrazione. Roma ridotta a nomi di strade e indirizzo di qualche locale. Boh. Non sono una lettrice impegnata, ma vuoi mettere la Napoli del commissario Ricciardi? Maria Cristina Albrizio albriziomcristina@gmail.com
Ho letto il libro (anch’io seguo i consigli di Antonio!). Devo dire che non mi è dispiaciuto: evoca atmosfere da “Grande Bellezza” (Sorrentino) e, non so come, mi ha fatto capire la difficoltà di capire Roma, che pure mi affascina. Credo però che il romanzo avrebbe dovuto essere più lungo, alcuni personaggi sono tirati via (il funzionario di polizia, per esempio). Detto ciò: un romanzo deve aiutare a pensare, un critico letterario deve far discutere. Mi sembra che l’accoppiata Vanzina & D’Orrico abbia raggiunto lo scopo, no? (bsev)