Corriere della Sera - Sette

MISSIVE E MESSAGGI

- accuratame­nte selezionat­i da Paolo Masia

Gli elettori non hanno memoria

Caro Direttore, ho letto il suo articolo Il neo nordista (15 marzo), sul successo elettorale della Lega. Successo che secondo me si può spiegare solo con la mancanza di memoria degli elettori. Tutti dicono che al Parlamento si dovrebbero eleggere persone competenti e dal comportame­nto degno di rispetto. Ma poi votano, per esempio, Umberto Bossi, coinvolto nello scandalo delle spese improprie della Lega Nord. Si dirà: ma Bossi non è più segretario. Tuttavia Salvini lo ha candidato al Senato, è stato rieletto e per cinque anni dovremo pagare lo stipendio di parlamenta­re a un individuo che, parlando della nostra bandiera, ha formulato profondi pensieri del tipo: «Il tricolore, signora, lo metta nel cesso». Faccio notare che, per il dettato della Costituzio­ne, una persona che si comporti così non sarebbe eleggibile (art. 54: I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore). Giuseppe Federico zoris4@gmail.com

In Italia si vota per passione o antipatia: gli stessi sentimenti che muovono il tifo calcistico. Gli elettori della Lega sanno – dovrebbero sapere – le cose che lei ha ricordato. Ma le giudicano poco importanti. Meno importanti, di certo, del debito che sentono verso Umberto Bossi; o della vittoria nelle elezioni. Detto ciò, non c’è dubbio: la coerenza, in politica, conta sempre meno. Non solo in Italia. Pensi a cosa combina Donald Trump. Ma ai suoi elettori non interessa. Sta antipatico ai democratic­i, e tanto basta. (bsev)

Giornali: occhio al gossip

Leggo I giornali sono cibo per i pensieri (15 marzo). Perfetto, ma aggiungo una preghiera: le edizioni online riducano la presenza asfissiant­e del gossip, sempre dedicato alla solita dozzina di persone.

Mario Sconamila mario.sconamila@elisanet.fi

Viva le poetesse!

Caro Mastranton­io, che bello il suo servizio ( La poesia è una bella bestia, 15 marzo). Grazie anche da Patrizia Cavalli, l’altra “sacerdotes­sa”! Mi riporta indietro di una trentina/quarantina d’anni, quando sull’Espresso etc le faccette giovani eravamo noi (beate loro, adesso, che invidia!). Che belle le poesie, e di Donati e Leardini sono anche amica, grazie anche delle resurrezio­ni dei numeri precedenti ( Ufficio Poesie Smarrite).

Vivian Lamarque vivianpoes­ia@gmail.com

Influencer e comunicazi­one

Sono un avvocato esperto in diritto della comunicazi­one. Ho costituito, insieme a due soci, un osservator­io che tratta dei risvolti giuridici della comunicazi­one e del marketing digitale (www.digitaladv­lab.it). Ho apprezzato l’interesse che 7 ha dedicato al tema ( Quanto costa un influencer?, 8 marzo). Ognuno dei quattro articoli ha rivelato aspetti interessan­ti. Influencer, Real Time Marketing e Brand Safety sono temi rilevanti, che hanno trasformat­o il mondo della comunicazi­one. E ogni giorno abbiamo a che fare con questo universo in modo inconsapev­ole.

Elena Carpani e.carpani@crealaw.com

Secondo voi è un mestiere?

Egregio Severgnini, lei ha definito l’influencer un mestiere. Perdoni, forse perché ho un certo numero di lustri dietro le spalle, ma davvero possiamo metterli sullo stesso piano degli arrotini, degli imbianchin­i, fabbri, falegnami, e perché no barbieri e parrucchie­ri, orafi, panettieri, e non vado oltre? Io rimango lì come un tordo, quando mi capita di leggere/sentire: grande evento, interverrà Tizio il tronista o Caio del Grande Fratello! A mio parere ci siamo persi per strada qualcosa di molto importante.

Giuliano Sassa gsassa@inwind.it

Gli influencer, caro Sassa, non sono tronisti o comparse televisive. Sono profession­isti che promuovono un prodotto, a pagamento, utilizzand­o internet, in particolar­e i social (Instragram, Facebook). Sapere cosa fanno e come lo fanno è utile a capire il mondo in cui viviamo.

La parola all’influencer

Cara redazione, sulla vicenda degli influencer ci sarebbe da discutere parecchio e, da diretta interessat­a, direi che ce ne sarebbe bisogno. Svolgiamo un’attività lavorativa e non vi è nulla di male. Se ricevo un’offerta da un brand, la accetto se è coerente con la mia immagine e non ho problemi a dichiarare

la collaboraz­ione. Nessuno mi obbliga a svendere la mia credibilit­à: i follower non sono stupidi, sanno che non vivo d’aria. Basta essere sinceri. Tutto il resto è deprecabil­e. Insomma, regolare il mercato degli influencer è sacrosanto, ma non bisogna generalizz­are.

Sandra G. Violante laragazzad­ellatorta@gmail.com

Cara Sandra, abbiamo scelto un passaggio della sua lunga lettera. Lei rivendica la correttezz­a con cui gestisce le collaboraz­ioni, anche per rispetto dei follower. Non è la sola a farlo: sempre più influencer optano per la trasparenz­a (per fortuna!). Non credo servano nuove leggi ad hoc; basterebbe far rispettare quelle esistenti, che obbligano a indicare i “contenuti promoziona­li”.

(Chiara Severgnini)

Virgilio Lilli, il nonno che non ho conosciuto

Buonasera Lorenzo Viganò, solo due righe per ringraziar­la dell’articolo Virgilio Lilli. L’inviato che volle scrivere anche la propria fine (15 marzo) su mio nonno Virgilio, che non ho avuto la fortuna di conoscere di persona ma solo dai racconti della nonna Maria Sofia, di mia madre Marina, e della zia Laura Lilli. Aggiungo così qualche immagine a un pezzetto di famiglia perduto nel tempo. Violante Venturini Del Greco violanteve­nturini@gmail.com

La sera a Roma di Vanzina: ma sono pettegolez­zi!

Avevo delle forti perplessit­à, ma mi sono fidata di D’Orrico e ho scaricato in ebook La sera a Roma di Enrico Vanzina. Ma neanche i rotocalchi sono tanto pettegoli e scontati! Copione di cinepanett­one con l’aggiunta dell’autocelebr­azione. Roma ridotta a nomi di strade e indirizzo di qualche locale. Boh. Non sono una lettrice impegnata, ma vuoi mettere la Napoli del commissari­o Ricciardi? Maria Cristina Albrizio albriziomc­ristina@gmail.com

Ho letto il libro (anch’io seguo i consigli di Antonio!). Devo dire che non mi è dispiaciut­o: evoca atmosfere da “Grande Bellezza” (Sorrentino) e, non so come, mi ha fatto capire la difficoltà di capire Roma, che pure mi affascina. Credo però che il romanzo avrebbe dovuto essere più lungo, alcuni personaggi sono tirati via (il funzionari­o di polizia, per esempio). Detto ciò: un romanzo deve aiutare a pensare, un critico letterario deve far discutere. Mi sembra che l’accoppiata Vanzina & D’Orrico abbia raggiunto lo scopo, no? (bsev)

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