Corriere della Sera - Sette

Perché lo sport non è considerat­o cultura?

- Http://www.cor riere.it/sette/settebello/index.shtml A scuola di fair play

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I l migliore della settimana: Marco Garghentin­o, 21 anni

ME LO SONO SEMPRE CHIESTO. Perché in Italia lo sport non è considerat­o cultura? Perché negli anni nessuno ha capito che attraverso lo sport si può educare un Paese? Siamo forse rimasti scottati dal ventennio fascista che vedeva l’attività sportiva come l’ennesimo mezzo con cui affermare la propria supremazia? Gli antichi greci lo considerav­ano palestra di vita. Per gli americani è il luogo del riscatto sociale. E per noi? Cos’è davvero per noi lo sport? Un divertimen­to, un passatempo, un lavoro, una scusa per evadere ogni tanto dai problemi quotidiani. Tutto nobile, tutto giusto. Ma perché non è anche cultura?

DA STUDENTE non ho mai capito il senso delle ore di educazione fisica, per come questa materia viene insegnata a scuola. Già il solo nome mi lasciava perplesso. “Educazione”. Educazione all’attività motoria. Concetto elevato ma rimasto tale. Quanti di voi sono stati davvero educati dalle ore di sport a scuola? Quanti possono affermare di aver appreso lezioni di vita utili da riutilizza­re all’interno della società? Pochi. Eppure lo sport è uno dei massimi veicoli di aggregazio­ne sociale. Lo sport vero, quello che insegna il sacrificio e il rispetto è uno dei motori che dovrebbe stare alla base di ogni società democratic­a e istruita. «Frasi fatte», direte voi? Ebbene sì, frasi fatte che però nessuno ha voglia di ascoltare. Possibile che nel 2018 non si sia ancora capito quanto lo sport faccia bene alla testa oltre che al corpo? Negli States chi vuole ottenere una borsa di studio per meriti sportivi deve prima dimostrare di essere un buon studente. Impegnarsi maggiormen­te nello studio per permettere ai propri sogni di continuare a volare. Questo è il concetto che sta alla base dell’Educazione sportiva americana: dovremmo esportarlo nel Belpaese.

«LO SPORT È CULTURA, speriamo che continui a esserlo», diceva Berruti. Scusaci Livio ti abbiamo deluso. Tifosi che allo stadio insultano ragazzi appena 18enni, i quali rispondono con un dito medio alzato. Presidenti federali che anziché unire dividono tra generi e razze. Lo specchio di un’Italia ferma al palo e che non sa da dove ripartire. Portiamo lo sport (quello vero!) nelle scuole, togliamo la noia nella vita dei ragazzi e insegniamo loro che prima di tirare un calcio a un pallone, che sia davanti a quattro amici o in uno stadio con 80.000 persone, è indispensa­bile essere uomini di cultura. Non voglio continuare a crescere in una società che parla a sproposito di cultura sportiva senza poi insegnarla davvero nelle scuole. Non voglio che ai miei futuri figli venga insegnato che lo sport sia solo un gioco.

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