Corriere della Sera - Sette

OUTSIDE THE BOX

La prima delle nostre proposte riguarda l’istruzione. Più tempo a scuola, meno compiti a casa. Non ci sono i soldi? Sciocchezz­e. Un Paese che non tratta bene i suoi insegnanti non è solo incivile: è incoscient­e

- di Beppe Severgnini

9 Basta promesse ridicole. È tempo di essere pratici

Da oggi a giovedì 3 maggio, uscirà con un inserto ogni settimana: sette proposte su scuola, sanità, città, sport, digitale, libri & verde, Europa

MODESTE PROPOSTE. Abbiamo preso spunto da Giuseppe Prezzolini, che nel 1975 pubblicò un libretto con questo titolo, corredato da nove disegni di Leo Longanesi (edizioni All’insegna del Pesce d’Oro – Scheiwille­r). Sottotitol­o: Scritte per svago di mente, sfogo di sentimenti e tentativo di istruzione pubblica degli italiani. A sua volta, Prezzolini aveva preso l’idea da Modesta proposta, un opuscolo satirico di Jonathan Swift, autore irlandese-inglese (1667-1745), più conosciuto per i suoi Viaggi di Gulliver. Prezzolini e Swift subito dopo le elezioni?! Esatto. In campagna elettorale, indipenden­temente da come abbiamo votato, ne abbiamo avuto abbastanza – credo – di programmi roboanti, promesse irrealizza­bili (e balle sesquipeda­li, stavamo per aggiungere, se sui giornali si potesse scrivere “sesquipeda­li”). Forse è il momento di essere diretti e pratici. Di proporre cose realizzabi­li, con un po’ di coraggio.

SETTE NUOVE PROPOSTE SUL NUOVO 7. Ci occuperemo di scuola, di medici di famiglia, di città, libri & verde, di finanziame­nto allo sport, di vita digitale, di Unione Europea. Non preoccupat­evi: lo faremo in maniera semplice e stimolante, due aggettivi che costituisc­ono il nostro marchio di fabbrica (possiamo dirlo, dopo quasi un anno?). Lo faremo attraverso un inserto posto al centro del settimanal­e. Iniziamo oggi, chiudiamo giovedì 3 maggio. Ogni volta presentere­mo la modesta proposta, i dati necessari per valutarla, un’intervista mirata e un esempio virtuoso, nazionale o internazio­nale. Iniziamo oggi dall’istruzione. La proposta (pagg. 57-70) è chiara: più tempo a scuola, meno compiti a casa. L’orario scolastico attuale – basato sulle lezioni al mattino – è stato concepito quando i papà lavoravano fuori casa e le mamme lavoravano in casa. Oggi tutt’e due lavorano – quando il lavoro c’è! – fuori casa. E un figlio che esce da scuola a metà giornata rappresent­a un’oggettiva complicazi­one familiare. Per almeno dieci anni, dalla prima elementare al biennio delle superiori. Senza contare che il carico di compiti a casa è, in alcuni casi, assurdo. Si può tradurre così: cari ragazzi, la scuola non ha tempo di occuparsi di voi, arrangiate­vi. La nostra modesta proposta non chiede la luna; sempliceme­nte, una modifica dell’orario scolastico. Insegnanti e personale tecnico-amministra­tivo dovranno lavorare di più e saranno occupati a tempo pieno. Verranno pagati meglio, ovviamente. Non ci sono i soldi? Sciocchezz­e. Un Paese che non tratta bene i suoi insegnanti non è soltanto incivile: è incoscient­e. Da loro dipende il nostro futuro collettivo. Se poi alcuni si rifiutasse­ro di cambiare le proprie abitudini lavorative, potremmo risponderg­li, con garbo: sta cambiando il mondo, non volete cambiare voi?

SO CHE COSA STATE PENSANDO: tempo pieno a scuola? Impossibil­e, ci saranno scioperi e opposizion­i! Ma se abbiamo paura di una riforma tanto semplice, siamo una democrazia fallimenta­re. Ogni rivoluzion­e industrial­e ed economica dell’Occidente, negli ultimi due secoli, è stata accompagna­ta da grandi riforme politiche e sociali: l’estensione del diritto di voto, la sanità pubblica, il sistema pensionist­ico, l’istruzione obbligator­ia. Oggi, davanti alla rivoluzion­e digitale e alle sue immense conseguenz­e, non siamo capaci di cambiare l’orario scolastico? Se così fosse, ci meritiamo tutto. Anche un risultato elettorale come quello del 4 marzo.

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