Corriere della Sera - Sette

PAGINE VINTAGE

Siamo un Paese da fotoromanz­o

- R S DIO BERTA CORRA NE SE

AGLI INIZI degli Anni 70, Francesca Rivelli decise di diventare Ornella Muti anche per sottrarsi a un nome ingombrant­e: quello di Claudia Rivelli, la sorella maggiore di cinque anni, la star di famiglia. Claudia infatti era una diva dei fotoromanz­i: sulle pagine della popolare rivista Jacques Douglas insegnava come si deve comportare una donna seduttiva eppure emancipata (il sostantivo suona agé, ma si era negli Anni 70 e se non eri emancipata o almeno moderna non andavi da nessuna parte). Accanto a lei c’era spesso Franco Gasparri, vaga somiglianz­a con Alain Delon, e insieme facevano cose per le riviste della casa editrice Lancio. Storie fotografic­he con parole impresse su nuvolette, memorabili anche solo per i titoli: Non è vero che siamo solo amici (be’ si capisce già alla quinta pagina), Canta bambina piangerai domani (bambina è spesso intercambi­abile con bambola o dolcezza) o Quest’uomo è mio, titolo questo che un fondo di verità potrebbe anche averlo, visto che il Gasparri passava molto più tempo sul set con Claudia che con la legittima famiglia. Oggi è difficile coglierne la portata, ma dall’immediato dopoguerra e fino alla metà degli Anni 80, i fotoromanz­i sono stati un lungo, solido e tranquillo successo

Nel 1947 nacquero i giornali che raccontava­no storie con le foto degli attori e i loro dialoghi nei fumetti. Hanno accompagna­to l’Italia della ricostruzi­one e definito l’alfabeto amoroso di milioni di donne (negli Anni 70 raggiunser­o 8,6 milioni di copie di tiratura). Una mostra celebra il genere che oggi ritroviamo, modernizza­to, in molti programmi Tv

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