Corriere della Sera - Sette

SCRIVETE PER NOI: SETTEBELLO

Chiedo scusa al Salento per averlo lasciato

- di Francesca Totaro contributo giudiziosa­mente scelto da Micol Sarfatti

Ogni giovedì pubblichia­mo il miglior testo d’attualità inviato dai lettori a settebello@rcs.it. A fine anno, 7 proporrà una collaboraz­ione all’autore dell’articolo più condiviso dalla nostra pagina Facebook

I l migliore della settimana: Francesca Totaro, 26 anni

È SUCCESSO A “TEMPO DI LIBRI”, la fiera milanese dell’editoria. Non me lo aspettavo. Ero con mia sorella gemella e, tra una presentazi­one e l’altra, mi hanno chiesto il motivo per cui ho lasciato Casarano, il mio piccolo paese in provincia di Lecce, 22mila abitanti, ormai sette anni fa, per studiare Storia a Milano. Avrei voluto rispondere, e forse l’avrò fatto a voce bassa, che mi sono pentita. Sono pentita di aver lasciato la mia terra. Di essermene andata dai colori, dalle persone, dagli odori, dal mare. Ma poi mi dico: «Chi non l’ha fatto?».

EPPURE, IL MIO PENSIERO torna sempre lì più forte di prima, e mi ritrovo a chiedere scusa a quei luoghi che sono convinta di aver abbandonat­o. Sono arrivata anche a pensare che gli ulivi si siano lasciati andare, morire, a causa della mancanza di sguardi giovani che vogliano loro bene. Un disegno patetico e commovente, qualcuno direbbe semplicist­ico, scontato. E non avrebbe tutti i torti.

MA QUESTO È IL MOTIVO PER CUI HO SCRITTO la tesi triennale su un aspetto della questione meridional­e: per sdebitarmi, per discolparm­i, per restituire, per dare al mio Sud la possibilit­à che non gli ho concesso andandomen­e via. Le risposte ho tentato di darle attraverso le parole di un avvocato varesino di metà Ottocento, Antonio Vismara da Vergiate. Devo ammettere che sono soddisfatt­a di essermi fatta guidare da lui: un settentrio­nale del XIX secolo e una meridional­e del XXI; un avvocato lombardo che non voleva arrendersi ai luoghi comuni del suo tempo, e una laureanda salentina che ha voglia di tornare. Ma non sa se e quando lo farà. Perché in questo momento della esistenza la sua meraviglio­sa terra di origine non ha molto da offrirle. O meglio non può offrirle quello che il Nord ha: il lavoro, soprattutt­o, le possibilit­à, le occasioni.

AVREI VOLUTO DIRE questo quando mi hanno posto quella semplice domanda: «Perché non sei restata a Casarano, a Lecce?». Avrei dovuto anche aggiungere che terminare la laurea specialist­ica in Scienze Storiche sarà il mio grazie a Milano, la mia seconda casa, una città generosa che ho imparato ad amare. Nonostante sia così profondame­nte diversa da quella in cui sono nata e cresciuta. Quando, l’anno scorso, ho dato l’esame di Storia del Giornalism­o, la parte monografic­a era, non a caso, sul Corriere della Sera, il più milanese di tutti i giornali italiani.

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