Manuale di conversazione
Un lettore chiede perché Céline è il più grande? Per spiegarlo ci vorrebbe un film di Sorrentino ENRICO MOTTA TELEGRAFICO: «Leggo spesso i suoi giudizi entusiastici su Céline. Mi piacerebbe che una volta lei scrivesse le ragioni per cui lo considera il p
SCRIVE PAOLO DI BETTA: «Sono rimasto piacevolmente sorpreso, perché non conoscevo l’Enrico Vanzina romanziere, da La sera a Roma. Il libro l’ho finito immediatamente perché si è subito imposto come priorità rispetto gli altri. La voce narrante è veramente blasè: mi ha ricordato il Marlowe di Chandler. Il protagonista mi è piaciuto anche per la sua compostezza nel relazionarsi con Roma e i romani e quindi senza l’affettazione, l’autocompiacimento e il senso di superiorità morale del Jep Gambardella di Paolo Sorrentino. Lo sguardo del protagonista di Vanzina su Roma è da flâneur, non da entomologo; in fondo se la gode e il piacere di vivere la città supera ogni delusione. Sulla componente gialla del libro: c’è una schiera di assassini possibili che tengono in suspense in lettore fino all’ultimo. Unica pecca è lo svelamento del colpevole, perché è un po’ debole: mi ha ricordato un’accusa che fecero una volta ad Agatha Christie (ma non voglio fare spoiler)». Ma anche Jep è blasè e flâneur.
ERNESTO D’ANGELO: «Del mito di Tiberio Mitri avevo sentito parlare da alcuni parenti di mia madre. Me lo raccontavano, da bravi intenditori di pugilato (avevano nel cuore: Jack Dempsey, Rocky Marciano, Joe Louis, Sugar Ray Robinson e Clay/Ali), come uno che aveva dilapidato il suo talento.
La botta in testa, il racconto della sua vita, mi ha preso alla gola. Un paio di settimane fa l’ho visto in tv nel film Guardia,
guardia scelta, brigadiere e maresciallo di Mauro Bolognini. Cast stellare, improponibile oggi per una pellicola dal target popolare: Cervi, Peppino, Sordi, Manfredi, che ne fanno un film di culto. Mitri interpretava un pugile, fidanzato con Valeria Moriconi, figlia del brigadiere dei vigili urbani Aldo Fabrizi». Ogni pugile è un romanzo. (ad’o)