IL MONDO SOTTOSOPRA CHE L’ARTE CAMUFFA
IN UPSIDE DOWN, un film di qualche anno fa, due mondi vivono uno sopra l’altro con sistemi gravitazionali opposti. Un po’ come se, alzando gli occhi, in cielo vedessimo il nostro mondo rovesciato con le nostre teste che sfiorano quelle di chi vive su, sottosopra rispetto a noi. Guardando quest’immagine si ha la stessa sensazione. Solo che la parte inferiore è fatta di uomini che rappresentano le Nazioni Unite e la parte superiore nient’altro che di colori e forme, cioè d’arte. Le parole pronunciate dal mondo di sotto sono gravi e drenano dolore. Si parla di guerra, dell’ottavo anno di conflitto per i siriani, popolo schiacciato in una tenaglia implacabile: da un lato una feroce dittatura, dall’altro un terrorismo sanguinario. Essere siriani, a questo punto, è una specie di condanna: dopo otto anni le Nazioni Unite stimano in 400mila le persone uccise e in undici milioni gli sfollati (5,5 milioni di profughi fuori dal Paese e 5,5 all’interno). Una tragedia che in questa immagine è come nascosta dalla seducente simmetria delle forme: sotto gli esseri umani, sopra l’arte. Gli uomini della foto fanno parte del Council per i diritti umani delle Nazioni Unite. Un organismo che si riunisce a Ginevra in un luogo elegante, indossando abiti acconci, pronunciando discorsi emozionati, invocando una pace che, alla fine, troppo spesso, è soltanto una chimera.